Inps, stipendi: le donne guadagnano 8 mila euro in meno degli uomini
di Enrico Marro
Nell’Unione europea le donne continuano a guadagnare il 13% in meno degli uomini. Una disparità che tradotta in giornate di lavoro equivale a 46 giorni di stipendio in meno. In sostanza, è come se a partire da oggi, 15 novembre, e fino a fine anno le donne lavorassero gratis. Mentre gli uomini continueranno a essere pagati fino al 31 dicembre. Questo significa che per ogni euro guadagnato da un uomo, una donna guadagnerà appena 0,87 euro. Per porre l’accento su questa disparità è stato istituito l’Equal Pay Day 2023, una giornata per sensibilizzare sull’importanza di superare il divario salariale di genere, che quest’anno cade proprio il 15 novembre.
di Enrico Marro
Věra Jourová, vicepresidente per i Valori e la Trasparenza, e Helena Dalli, commissaria Ue per la Parità, hanno ricordato che la parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è uno dei principi fondanti dell’Ue. Ma a distanza di 70 anni da quando è stato stabilito, l’obiettivo non è ancora stato raggiunto. a parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è uno dei principi fondanti dell’Ue. «Gli stereotipi di genere continuano a colpire le donne e gli uomini in tutti gli ambiti della vita, compreso quello lavorativo, è necessaria un’azione specifica per attuare il principio della parità retributiva. La Commissione lavora costantemente per promuovere la parità tra donne e uomini nell’Ue. Lo scorso giugno è entrata in vigore la direttiva sulla trasparenza salariale. Secondo questa nuova legge, i dipendenti potranno far valere il loro diritto alla parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso il diritto alle informazioni sulla retribuzione. Coloro che risultano aver subito discriminazioni salariali basate sul sesso devono ottenere un risarcimento per il lavoro non retribuito e ricevere una retribuzione equa. La trasparenza è fondamentale per apportare un cambiamento reale e questa nuova legislazione rappresenta un passo importante in quella giusta direzione», hanno dichiarato.
di Valentina Iorio
La direttiva Ue sulla trasparenza salariale, che gli Stati membri dovranno recepire entro giugno 2026, non prevede che le aziende o i datori di lavoro comunichino l’ammontare medio delle retribuzioni delle persone che svolgono mansioni di pari livello per consentire così di individuare eventuali disparità. Gli Stati membri potranno decidere di limitare l’accesso a queste informazioni ai soli rappresentanti sindacali, ispettori del lavoro e organismi preposti alla promozione della parità di genere. Inoltre non dovranno esserci clausole contrattuali che impediscano ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione o di chiedere informazioni in merito ad essa o alla retribuzione di altre categorie di lavoratori. Sul fronte del risarcimento, la normativa Ue stabilisce che i lavoratori e le lavoratrici che hanno subito una discriminazione retributiva basata sul genere possono ottenere « il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura, il risarcimento per le opportunità perse, il danno immateriale, i danni causati da altri fattori pertinenti che possono includere la discriminazione intersezionale, nonché gli interessi di mora».
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