Gerusalemme nel sangue: Hamas rivendica l’attentato ed evoca l’escalation

GERUSALEMME. Hamas ha portato la guerra a Gerusalemme, minando anche il prolungamento della tregua. Tre persone sono morte ieri mattina per un attentato all’ingresso della città, vicino a una fermata dell’autobus, poco prima delle otto locali. Un’auto si è accostata al marciapiede nei pressi della pensilina e i due uomini a bordo hanno cominciato a sparare sulla gente. Un civile presente sul posto, che era armato, ha a sua volta aperto il fuoco, colpendo uno degli attentatori, e di lì a qualche secondo sono sopraggiunti anche dei soldati fuori servizio che da poco lontano avevano assistito alla scena, colpendo a morte i terroristi. Una donna di 24 anni ha perso la vita sul posto mentre altre due persone, un uomo di 73 anni e una donna di 60, sono morti in ospedale poco dopo a causa delle ferite riportate. Sei i feriti, di cui due hanno dovuto subire un intervento chirurgico. L’attentato è stato rivendicato da Hamas. I due esecutori sono poi stati identificati come i fratelli Murad, 38 anni, e Ibrahim Nemer, 30 anni, residenti a Gerusalemme est, già incarcerati in passato per attività terroristiche legate al gruppo che controlla Gaza.

L’attentato ha minato il già fragile equilibrio sulla tregua, messo a dura prova ieri mattina, quando solo pochi secondi prima dello scadere è stata prolungata, quando ormai sembrava che si stesse per riprendere a combattere, per un ulteriore giorno. Israele sembrava pronto a continuare, ma pare che la lista presentata da Hamas non fosse aderente agli accordi. Con la mediazione del Qatar, il Paese ebraico ha poi confermato all’ultimo minuto che la tregua sarebbe continuata ieri dopo che Hamas aveva inviato una nuova lista che rispettava le regole concordate.

Gli ostaggi ieri non sono però, come nei giorni precedenti, usciti tutti insieme, perché secondo quanto ha fatto sapere Hamas, sono stati prelevati da nascondigli diversi nella Striscia di Gaza. Già nel pomeriggio sono state fatte uscire due donne, Mia Schem, 21, cittadina israelo-francese, e Amit Soussana, 40. Mia era apparsa nel primo video diffuso da Hamas, dove si vedeva con il braccio destro ingessato sotto cura di uno di Hamas. Altri 6 ostaggi erano nella lista per uscire. Hamas ha diffuso un video nel quale dice che Israele non ha voluto accettare i corpi di Kfir Bibas, il bambino di 10 mesi del quale il gruppo ha annunciato la morte, non confermata ancora dall'esercito israeliano, sotto un bombardamento, insieme a quello di mamma e fratellino. Il video finisce con una denuncia del padre del piccolo, unico sopravvissuto, in lacrime contro il premier. Sul fronte palestinese, 30 prigionieri, 8 donne e 22 minorenni, il prezzo per i rilasci degli ostaggi.

La tregua resta comunque sempre in bilico e non si sa se proseguirà o meno per qualche ulteriore giorno, a partire da oggi. L'esercito si è detto pronto a riprendere i combattimenti, il premier Netanyahu ha chiarito in più occasioni che in nessun caso intende andare oltre domenica e che la guerra deve proseguire fino alla distruzione di Hamas. L’attentato di Gerusalemme viene visto come una rottura della stessa e il fatto che le due donne uscite nel pomeriggio siano state lasciate al centro di Gaza City, è una prova di forza di Hamas che vuole dire di tenere ancora il controllo della Striscia e del suo centro nevralgico. Ieri sera si è anche attivato l’Iron Dome e si cerca di capirne il motivo. Un altro problema per il mantenimento della tregua, è che tra quelli morti e quelli che non si trovano perché nelle mani di altri, Hamas sembra aver esaurito le donne e i bambini da scambiare.

Intanto a Gaza, complici questi giorni di tranquillità, la gente fa di tutto per cercare di tornare a una parvenza di normalità. Sui social sono apparse foto che mostrano dei pescatori che, per la prima volta, dall’inizio della guerra, sono riusciti a riportare le reti in mare. Anche alcuni negozietti hanno riaperto e lungo le strade, accanto a cumuli di macerie ed edifici distrutti appare qualche timida bancarella che espone un po’ di mercanzia, frutta e verdura soprattutto. I prezzi sono aumentati tantissimo a causa della poca disponibilità di prodotti. Dall’inizio della tregua circa 1000 camion sono entrati nella Striscia portando aiuti, cibo, acqua e medicine soprattutto, alla popolazione, con anche una serie di camion specificamente destinati al trasporto di gas da cucina e carburante.

Karim Khan della Corte penale internazionale (CPI) ha incontrato, su loro invito, i sopravvissuti e i familiari delle vittime e degli ostaggi del 7 ottobre. Khan visiterà anche Ramallah. Da più parti è stato chiesto alla Corte penale internazionale di indagare su Israele per crimini di guerra legati alle operazioni a Gaza, e su Hamas per i fatti del 7 ottobre. Lo stesso procuratore, alla fine di ottobre aveva detto che qualsiasi blocco degli aiuti umanitari a Gaza potrebbe essere considerato un crimine di guerra.

E ieri, in un altro incidente, una giovane donna araba israeliana di 24 anni, incinta, è stata pugnalata a morte a Lod, città a circa 15 km da Tel Aviv, davanti agli occhi dei suoi bambini, che stava accompagnando all’asilo. Portata in ospedale in fin di vita i medici hanno tentato un cesareo di urgenza per salvare almeno il bambino, ma senza successo. In base alle indagini pare tuttavia si sia trattato di un caso di violenza domestica, poche ore dopo sono stati arrestati il padre e il fratello.