Elezioni europee, il rush finale negli altri Paesi

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I sondaggi e le previsioni dei partiti in Francia, Germania, Spagna, Polonia e Ungheria

Francia: Le Pen prepara il sorpasso, la sinistra socialista rinasce

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - Le ultime ore della campagna sono state dominate dalle celebrazioni per gli 80 anni dello sbarco in Normandia, dai discorsi europeisti di Emmanuel Macron e dalle dichiarazioni di sostegno all’Ucraina contro l’aggressione e il totalitarismo della Russia di Putin. Vedremo se ciò avrà conseguenze su un voto che, secondo i sondaggi, potrebbe premiare largamente il Rassemblement national di Marine Le Pen e del capolista Jordan Bardella, in passato apertamente legati a Mosca e certo ora non i più entusiasti alleati di Kiev. Bardella è sempre rimasto in testa con intenzioni di voto superiori al 30 per cento, quasi il doppio rispetto alla candidata del campo macronista, Valérie Hayer, che non è mai riuscita a imporre la sua personalità: i continui interventi del premier Gabriel Attal al suo fianco sono sembrati una prova di sfiducia, al limite del sessismo. Ma la grande novità politica di questi mesi, anche in prospettiva, è stata la rinascita di una sinistra socialdemocratica con il successo della candidatura di Raphaël Glucksmann. L’esponente socialista contende il secondo posto ad Hayer e, con il suo convinto europeismo, potrebbe prendere voti ai delusi di Macron perché ormai giudicato troppo di destra, e ai delusi di Jean-Luc Mélenchon perché troppo di sinistra.
Stefano Montefiori

Germania: i numeri e il futuro di Scholz con l'incognita dell'Afd

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO - La domanda, in Germania, è semplice: quanto riuscirà il cancelliere Olaf Scholz con la sua Spd a contenere i danni? Quanto cioè un risultato modesto, ma accettabile, gli permetterà di proseguire con il governo semaforo e impostare la fase 2 del suo mandato? O quanto, invece, la Germania vedrà avvicinarsi in anticipo il ritorno dei cristiano-democratici? Dipenderà dai numeri. Basti sapere che negli ultimi sondaggi, la Cdu/Csu (che fu di Merkel) in questi mesi ha quasi doppiato l’Spd di Scholz: 30% i primi contro un 16%, ondeggiante, del partito del cancelliere. Occorre però vedere i risultati finali: dovesse la Spd avvicinarsi al 20% o anche solo al 18%, Scholz potrà dire di aver recuperato: 5 anni fa la Spd toccò il punto più basso della propria storia con il 15,8%. Basta poco per fare meglio. La Cdu invece in ogni modo canterà vittoria: risalire al 30% (dal modesto 22% di 5 anni fa) la confermerà partito chiave in Europa. Poi c’è l’estrema destra dell’Afd. Nonostante gli scandali sfiora il 15%: il nazionalismo spinto, con punte estremiste, si è ormai radicato anche in Germania. C’è ancora la possibilità che l’Afd si affermi secondo partito, sopra la Spd e i verdi (in calo). Se così fosse, sarebbe un disastro per Scholz e l’ora zero della politica tedesca.
Mara Gergolet

Spagna: il Pp è vincente nei sondaggi ma il Psoe spera

Domenica 37,5 milioni di spagnoli saranno chiamati a eleggere i loro 61 rappresentanti al Parlamento europeo. Ma la campagna elettorale è stata dominata dalla politica nazionale. Quasi tutti i sondaggi prevedono una vittoria del Pp con 24 seggi, 11 in più del 2019, grazie all’annessione dei liberali di Ciudadanos. Il Psoe, invece, perderebbe il 2% scendendo al 30% ma manterrebbe gli stessi 20 scranni di 5 anni fa. La destra di Vox dovrebbe passare da quinta a terza forza del Paese con il 9,7% e 6 seggi, il doppio degli attuali. Sumar si attesterebbe al 5,9% davanti a Podemos. Sánchez guarda al sondaggio del Cis che dà i socialisti tra il 31,6% e il 33,2%, davanti al Pp (28,3%-30,5%), terzo Vox (9,9%- 11%).
Monica Ricci Sargentini

Polonia: il testa a testa tra due visioni delle istituzioni

Sicurezza. È la parola che ha dominato la campagna elettorale polacca. E non stupisce, visto che il Paese confina con la Bielorussia e con l’exclave russa di Kaliningrad. I due principali schieramenti promettono un continuo sostegno all’Ucraina. Per il resto, il centrosinistra di «Piattaforma civica» (Po), guidata dal premier Donald Tusk, e la destra di «Diritto e Giustizia» (Pis) hanno due idee opposte delle istituzioni comunitarie: la prima filoeuropeista (Tusk è stato presidente del Consiglio europeo), la seconda euroscettica (il Pis è stato sanzionato dall’Ue per le sue leggi illiberali). Nel 2019 «Diritto e Giustizia» vinse con margine; quest’anno, i sondaggi sono concordi: sarà un testa a testa.
Samuele Finetti

Ungheria: la sfida ad Orbán da un transfuga corteggiato dal Ppe

A indebolire la corsa verso Bruxelles del partito di Viktor Orbán, il nazionalista sabotatore dell’Ue, c’è un suo ex collaboratore che gli ha voltato le spalle, Peter Magyar. Il suo nuovo partito, Tisza, veleggia nei sondaggi oltre il 25% e 6 seggi, strappando consensi a Fidesz che non supererebbe il 50% (53% nel 2019) e 10 scranni, due in meno di 5 anni fa. Per non perdere terreno, il capo del governo di Budapest fino alla vigilia del voto — domenica in Ungheria — ha agitato lo spauracchio della vendetta di Putin e del nucleare («Non dobbiamo provocare la Russia». Ogni iniziativa occidentale otterrà una contro-iniziativa»). Tisza ha un posto nei popolari, mentre Orbán punta a traghettare Fidesz verso i sovranisti.
Alessandra Muglia

7 giugno 2024

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