Delitto di via Poma, chi ha ucciso Simonetta Cesaroni? A Varese si cerca la soluzione del giallo di 24 anni fa

diAndrea Galli

Il criminologo che affianca i legali della famiglia della vittima: ecco tutti gli scenari inesplorati. Il ruolo dei test di "Neurointelligence". La donna è stata uccisa il 7 agosto 1990 a Roma

L’omicidio di Simonetta Cesaroni A Varese si cerca  la soluzione del giallo

Simonetta Cesaroni era nata a Roma il 5 novembre 1969. Lavorava come segretaria in uno studio contabile. Venne uccisa il 7 agosto 1990

Anziché di coincidenze della sorte, per tacere di killer abilissimi a cancellare ogni impercettibile traccia, un evento che in sé viola le leggi della fisica, i casi irrisolti sono spesso la conseguenza di pessime indagini: una sequenza di sciatteria, disattenzioni, ottusa sottovalutazione di elementi al contrario da monitorare, e una sostanziale incapacità degli investigatori come nell’omicidio, appunto senza assassino, di Simonetta Cesaroni, uccisa martedì 7 agosto 1990 in una stanza dell’appartamento-ufficio al terzo piano, scala B, di via Carlo Poma 2 a Roma, dove la ventenne, rinvenuta sul pavimento nuda eccetto che per il reggiseno e dei calzini bianchi, lavorava due pomeriggi la settimana come segretaria contabile per l’Aiag, l’Associazione italiana alberghi della gioventù. Ventinove le ferite provocate da un corpo contundente che si è sempre pensato fosse un tagliacarte. O meglio, potrebbe esser stato sì un tagliacarte ma di certo non quello da allora, e senza ripensamenti, considerato l’arma del delitto.

Il laboratorio

La novità è contemporanea, risale a pochi mesi fa e ha la firma di «NeuroIntelligence», il laboratorio criminologico del professor Franco Posa, già destinatario di incarichi per il delitto di Lidia Macchi, studioso dell’ipotesi di un serial killer di donne a Milano negli anni Settanta e Ottanta (e convocato a conferenze internazionali per illustrare le sue risultanze), e qui consulente per l’avvocato Federica Mondani che difende la famiglia Cesaroni. Ma l’aggiornamento è che da Varese, sede del laboratorio di Posa e della sua giovane squadra, gli accertamenti proseguono lungo altre direttrici che potrebbero generare ulteriori scenari inesplorati.

L’omicidio di Simonetta Cesaroni, a Varese si cerca  la soluzione del giallo di 24 anni fa

Ipotesi inedite

E se in generale permane, negli organi inquirenti, un certo scetticismo dinanzi alla scienza che riesamina antichi casi e offre ipotesi inedite, banalizzando essi le scoperte quali delle «americanate» forse anche per non dover ammettere i molteplici errori in passato dei propri colleghi, ecco, bisogna comunque ricordare che due doti decisive dell’ottimo investigatore sono la coltivazione del dubbio e l’esercizio dell’umiltà. E appare perfino oggettivo, nell’osservare i risultati del lavoro di Posa realizzati con prolungate rielaborazioni su sofisticati software, risultati beninteso non ancora accolti dalla Procura di Roma, l’incompatibilità — per la vistosa differenza di volume delle ferite e dello strumento adoperato dal killer — tra quelle lacerazioni sul cadavere della povera Simonetta e le possibilità di cagionarle da parte del fermacarte incriminato.

L’omicidio di Simonetta Cesaroni, a Varese si cerca  la soluzione del giallo di 24 anni fa

Il movente

L’esplosione di violenza a danno della vittima, quel colpire e infierire, infierire e colpire a ripetizione, ci introducono poi a una figura che lei conosceva, che a lungo l’avrebbe perseguitata pretendendo azioni non corrisposte, che l’avrebbe pedinata, molestata, inseguita, infine braccata. Un movente sessuale all’origine dell’omicidio? Era agosto, ricordiamolo, estate romana, un pomeriggio; il medico legale stabilì la fascia oraria dell’assassinio tra le 17.30 e le 18.30; il condominio e il quartiere — il quartiere della Vittoria, nella zona Nord della città — ospitavano poche persone; in aggiunta, confinante col palazzo della morte ne sorge uno che forniva e forse tuttora fornisce appartamenti e uffici a personale dei Servizi segreti: anche per questo motivo la lista dei testimoni davvero cercati dalla polizia fu ridotta, sia mai s’andasse a dar fastidio a qualcheduno d’importante, con protezioni in alto, inoltre aggiungendo che molteplici sbagli degli inquirenti vennero quantomeno «tollerati» dai superiori per non rovinare carriere «prestabilite».

Le sentenze

Del febbraio del 2014 la sentenza d’assoluzione in Cassazione per Raniero Busco, il fidanzato di Simonetta, e del marzo del 2022 la riapertura del fascicolo. Nel 1990 vennero isolati alcuni punti definiti «oscuri» che resistono e contengono forse un ausilio alla soluzione: 1) fra gli effetti personali di Simonetta c’era l’agendina rossa di Pietrino Vanacore, il portinaio del condominio che anni dopo si sarebbe suicidato forse portandosi dietro dei segreti profondi; 2) un soggetto ignoto cercò di mettersi in contatto al telefono, manifestando un’evidente urgenza, con tale Mario Macinati, il fattore dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, il presidente dell’Aiag che in ogni modo si trovava fuori Roma; 3) queste chiamate risalivano a due momenti precisi, dalle 20.30 alle 21 e intorno alle 23, quando cioè Paola, la sorella di Simonetta, ancora non aveva rinvenuto il cadavere, un fatto datato trenta minuti prima della mezzanotte; 4) il telefono di Salvatore Volponi, il datore di lavoro della stessa vittima, risultò occupato dalle 20.30 alle 21, un’attività comunicativa quantomeno anomala; 5) il killer ripulì la scena del crimine asportando la maggior parte degli indumenti di Simonetta anche se macchie ematiche rimasero depositate nella stanza della scena del crimine; 6) in aggiunta, tale opera di «bonifica», eseguita da un assassino che puntava a fuggire il prima possibile, può non aver evitato il deposito di tracce di Dna esterno sotto le unghie della ragazza che cercò di respingere, di lottare, di difendersi dalla furia. Al proposito, mai è avvenuta una riesumazione, e come ricorda il professor Posa, determinate condizioni — la tipologia della bara e degli abiti della persona deceduta nonché l’ambiente che si viene a ricreare in quello spazio ridotto — possono consentire un forte rallentamento dell’opera di deterioramento anzi conservando delle tracce. Ad agosto saranno 34 anni dall’uccisione di Simonetta, ma la determinazione dell’avvocato Mondani ha una caratteristica: cresce addirittura nel tempo. Adesso passando da Varese

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26 febbraio 2024

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