DEVENS (MASSACHUSETTS) — «Welcome to the future, un futuro non così tanto distante, a giudicare dai progressi fatti qui», ha detto martedì John Kerry. Decenni di investimenti stanno trasformando la fusione nucleare da esperimento a «soluzione emergente per il clima». L’inviato speciale di Joe Biden per il Clima insieme all’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, ha parlato ai giornalisti durante una visita al Commonwealth Fusion Systems (Cfs), spin-off del Massachusetts Institute of Technology a Devens, a un’ora da Boston, alla presenza dell’ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia e dell’ex ambasciatore Usa in Italia e suo caro amico David Thorne.
Rinnovabili, la rivendita delle autorizzazioni: così il «mercato» dei permessi fa lievitare i prezzi
di Fausta Chiesa
Energia da fusione
Con 600 dipendenti, due miliardi di dollari da investitori privati tra cui il maggiore è Eni (accanto a Bill Gates, Google e altri) e collaborazioni con enti pubblici internazionali, Cfs è la più grande azienda al mondo per la fusione nucleare. L’amministratore delegato Bob Mumgaard ha definito Kerry e Descalzi due individui che hanno contribuito enormemente allo sviluppo di questa tecnologia basata sul principio fisico che alimenta il Sole e le altre stelle. Kerry, visibilmente entusiasta nel visitare l’hangar dove sorgerà il prototipo dell’impianto per la produzione di energia da fusione, ne è una sorta di padrino, perché da senatore del Massachusetts evitò i tagli dei fondi federali al Mit che conduceva le ricerche che hanno portato alla nascita di Cfs nel 2018. Ora crede che la commercializzazione possa avvenire nel giro di anni anziché di decenni. Ieri l’inviato Usa per il Clima ha annunciato che gli Stati Uniti presenteranno per la prima volta una strategia internazionale per commercializzare l’energia da fusione nucleare presso il summit Cop28 di Dubai che inizia il 30 novembre, dove chiederà una maggiore cooperazione internazionale.
Urso: «Al taglio del cuneo fiscale 11 miliardi: gli aiuti alle imprese vanno coordinati in Europa»
di Claudia Voltattorni
La costruzione del primo impianto
La fusione nucleare consentirebbe di produrre energia pulita e virtualmente illimitata, priva di emissioni di carbonio e senza scorie radioattive di lungo termine. È completamente diversa dalla fissione (con la rottura di due atomi pesanti), che fa funzionare le attuali centrali nucleari. Ma replicare il processo di fusione sulla Terra è una sfida. L’obiettivo attuale di Cfs è la costruzione del primo impianto sperimentale che dimostrerà un guadagno netto di energia rispetto a quella utilizzata dalla macchina. La macchina, in costruzione in un hangar a Devens di 9 metri per 9, si chiama Sparc: il completamento è previsto nel 2025, e dovrebbe fare da banco di prova per lo sviluppo di Arc, la prima centrale elettrica a fusione su scala industriale, la cui realizzazione è prevista entro i primi anni del 2030. È in corso la ricerca di un sito: è ragionevole pensare che il primo sarà negli Usa e non è escluso che in futuro possa toccare anche all’Italia ma bisognerà superare, come ha detto Descalzi, «la cultura del no a tutto».
Impegno alla decarbonizzazione
Kerry ha elogiato Eni insieme con Bp, Total ed Equinor, come le poche società petrolifere davvero impegnate nella decarbonizzazione. «Il nostro impegno è forte, profondo e irreversibile — ha detto Descalzi —. Eni vuole raggiungere net zero nel 2050». Il cane a sei zampe crede che la fusione sarà una tra diverse fonti rinnovabili. In Italia, aggiunge Descalzi, non sarà probabilmente necessario un referendum per la fusione nucleare, ma servirà «una cultura di accettazione». La sperimentazione in atto è avanzatissima. Nel reattore gli isotopi di idrogeno (deuterio e trizio) che si trovano in uno stato di plasma (il quarto stato della materia) si fondono per liberare una enorme quantità di energia. Date le altissime temperature di oltre 100 milioni di gradi Celsius, è necessario creare un meccanismo di confinamento del plasma, attraverso per esempio elevati campi magnetici. Nel 2021 Cfs ha raggiunto un traguardo cruciale con il test di un magnete superconduttore ad alta temperatura e alto campo, un passo fondamentale verso il primo impianto commerciale di energia da fusione.
Bollette, prorogato il regime tutelato. La proposta per il deposito delle scorie nucleari
di Fausta Chiesa
La sfida
Lo scorso dicembre il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha annunciato una «svolta storica»: si era dimostrata su base scientifica l’auto-ignizione del plasma attraverso potentissimi laser, anche se il guadagno netto energetico è ridottissimo. Tutta l’attività finora ha riguardato macchine che funzionano per una frazione di secondo. La sfida è superare queste limitazioni per arrivare a una produzione compatibile con quella industriale. Ci sono dubbi nella comunità scientifica sui tempi effettivi di passaggio alla produzione di elettricità per scopi commerciali. Ma Descalzi replica: «Non siamo noti per mettere i soldi in progetti di cui non siamo convinti».
Iscriviti alle newsletter di L'Economia
Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile
Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo
One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)
E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18
Corriere della Sera è anche su Whatsapp. E' sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.
21 nov 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ULTIME NOTIZIE DA L’ECONOMIA
>Carne coltivata, così Coldiretti ha convinto (quasi) tutti a vietarla in Italia
di Alessandro Trocino
Fusione nucleare, la missione di Eni in Usa: nel 2030 l’impianto per l’energia del futuro
di Viviana Mazza
Cibo, l’insostenibilità dei programmi tv: 4 consigli (più uno) per eliminare le cattive abitudini alimentari
di Ludovica Liquori* e Ludovica Principato**
Ex Ilva, la caccia a 5 miliardi per non spegnere le acciaierie di Taranto
di Michelangelo Borrillo