Statali, aumenti saranno in base al merito: le nuove regole della «direttiva madre»

Statali, gli aumenti saranno in base al merito: le nuove regole della «direttiva madre» Statali, gli aumenti saranno in base al merito: le nuove regole della «direttiva madre»

La “direttiva madre” per la Pa punta a premiare economicamente gli statali che si distinguono per merito.Questo è quanto emerge dalla lettura del documento, che dà in parallelo il via alla stagione dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico da 9,95 miliardi all’anno. La direttiva contiene le linee guida per i nuovi accordi: dalla formazione di almeno 24 ore annue (in orario di lavoro), alle valutazioni per premiare il merito, fino agli aumenti in busta paga che in media saranno del 5,78% rispetto all’ultima stagione dei rinnovi.

Le differenze tra performance individuale e organizzativa

Cambieranno però i parametri per gli aumenti con differenziazioni in base al merito e non solo in base all’esperienza. L’intenzione del ministero è infatti evitare gli aumenti e gli scatti a pioggia oltre a evitare il fenomeno delle valutazioni massime assegnate a tutti i dipendenti che portano a premi indifferenziati. Nel testo si fa invece riferimento a un «rewarding» da assegnare ai dipendenti più preparati e produttivi. Nella direttiva si parla infatti di contratti collettivi che dovranno considerare la distinzione tra «performance organizzativa» e «performance individuale». In più si parla di un tetto, quindi un numero massimo di dipendenti, che potrà ricevere da Ccnl un premio aggiuntivo. Dovrà quindi essere introdotto un limite al numero dei beneficiari.

La valutazione

Come verranno quindi valutati gli statali? Qualche indizio arriva da un’altra direttiva, siglata a fine 2023, in materia di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici. Una “bussola” per i dirigenti che dovranno puntare alla valorizzazione delle persone. Come specificato nel documento, qualsiasi sistema di valutazione della performance deve tendere «alla massima attenzione verso i dipendenti pubblici, che sono il fulcro delle amministrazioni pubbliche. Per questo motivo è necessario partire dalle persone e sviluppare contesti capaci di innescare meccanismi virtuosi alla cui base deve esserci il merito».

Sul punto era intervenuto lo stesso ministro: «Quando si misura il merito di una persona non si esprime una valutazione valoriale sulla persona, ma si declina il suo profilo di competenze, di esperienze, il suo potenziale. Quindi, valutare il merito significa misurare la capacità che abbiamo di esprimere i nostri talenti, le nostre virtù; significa individuare le aree di miglioramento, in fin dei conti significa impegnarsi a far crescere le persone, che si traduce nel creare valore pubblico». Verranno quindi adottati sistemi di misurazione che non tengano soltanto conto della performance individuale, ma anche di quella dell’organizzazione nel suo complesso.

La novità è poi il superamento della valutazione effettuata dal superiore , coinvolgendo una pluralità di soggetti «per arrivare gradualmente a una valutazione a 360 gradi», si legge in una nota del ministero. La direttiva stabilisce quindi che ogni amministrazione preveda, nell’ambito dei rispettivi sistemi, che tutto il personale, a partire dal livello dirigenziale, venga necessariamente valutato anche con riferimento alla capacità di esercitare adeguatamente la propria “leadership”. ovvero la capacità di incidere sulla motivazione del personale. il testo cita: la capacità di superare gli schemi consolidati, il conseguire i risultati e il “far accadere le cose”, la tempestività, la piena assunzione delle proprie responsabilità, la costruzione di team ad alte performance.

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