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di Fabio Sottocornola
Il 2023 sembra aver segnato una battuta di arresto in Italia per il mondo delle startup: secondo i dati dell’Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano, promosso da InnovUp, al Registro delle imprese sono iscritte 16.500 startup e pmi innovative, con una contrazione del 3,5% rispetto al 2022. Lo stesso vale per gli investimenti, che si sono fermati a 1,13 miliardi di euro (-39% dal 2022). La nota positiva è che gran parte di queste genera ricavi e il lancio di nuove realtà si concentra ancora soprattutto in Lombardia, con il 27,6% del totale di startup. Nonostante l’evidente calo, secondo le stime, nei prossimi anni ci sarà un’esplosione di nuove professioni in ambito informatico/tecnologico, marketing e green. Cosa è importante sapere, allora, per avviare una propria impresa?
di Fabio Sottocornola
Il presupposto è avere un’idea imprenditoriale che sia solida, elaborata anche con l’aiuto di figure professionali esperte in grado di valutare ogni dettaglio e soprattutto con l’analisi dei dati di mercato, per comprendere al meglio il settore in cui si intende avviare la propria attività e conoscere possibili ed eventuali competitor. Il primo e fondamentale passo, infatti, consiste nell’arricchire quanto più possibile il proprio bagaglio di nozioni, competenze e strumenti utili allo sviluppo di un business plan della propria startup, che contenga visione, missione, obiettivi e strategia. Dopodiché, si passa alla registrazione.
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Una volta scelta la forma giuridica sotto la quale operare, ad esempio società a responsabilità limitata (Srl) o la società per azioni (SpA) — decisione fondamentale che influisce sul regime fiscale —, è necessario aprire una partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate con cui svolgere l’attività imprenditoriale e scegliere un nome (che non sia già in uso) da iscrivere al Registro delle imprese presso la Camera di Commercio competente per la propria area geografica. Oltre a una serie di documenti (autorizzazioni e licenze che variano a seconda del settore di competenza), come spiega Chiara Ginelli, partner di Nexus AC, a StartupItalia, sono fondamentali alcuni requisiti: «La startup deve presentare indicatori legati all’innovazione tecnologica — ha dichiarato —: sostenere spese di ricerca e sviluppo, disporre di almeno un terzo della forza lavoro qualificato o possedere un brevetto o un software».
di Laura Magna
Ai giovani che intendono avviare una propria impresa o a possibili investitori in startup e pmi innovative, inoltre, sono dedicate alcune iniziative da parte del governo. Ad esempio, è prevista una detrazione Irpef del 50% destinata alle persone fisiche che investono nel capitale di rischio di startup innovative o pmi innovative: l’investimento deve essere mantenuto per almeno tre anni e può essere effettuato direttamente tramite organismi specializzati. Nel caso di startup, la cifra agevolabile è di massimo 100 mila euro per ciascun periodo di imposta; mentre per le pmi innovative sale a 300 mila euro (oltre tale limite, sulla parte eccedente l'investitore può detrarre il 30% in ciascun periodo d'imposta).
di Alessia Conzonato
Non solo. «ON – Oltre nuove imprese a tasso zero» è un’opportunità che prevede un mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto per progetti d’impresa — composte in prevalenza o totalmente da giovani under 35 o da donne di qualsiasi età — con spese fino a 3 milioni di euro, che può coprire fino al 90% delle spese totali ammissibili (macchinari, impianti ed attrezzature, programmi informatici, brevetti, licenze e marchi). L’ammontare si riduce al 20% per le imprese costituite da meno di 36 mesi e al 15% per quelle con meno di 60 mesi. Per le attività avviate da donne, c’è il Fondo impresa femminile — promosso dal Ministero delle imprese e del made in Italy —, che mette a disposizione 200 milioni di euro per finanziare programmi d’investimento da realizzare in 24 mesi nei settori di industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, servizi, commercio e turismo.
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