Diario da Gaza – L’amore segreto e il sesso negato: l’intimità ai tempi della guerra di chi prova ad andare avanti

RAFAH – Quella che stiamo vivendo mesi è la guerra più lunga da quando Hamas governa la Striscia di Gaza. Sono quasi sei mesi che viviamo sotto le bombe, un tempo insopportabile che ci sta cambiando profondamente, anche nelle nostre consapevolezze. Cresce infatti la percezione che questa non è più soltanto una situazione temporanea ma una nuova condizione e che per sopravvivere, non solo nel fisico ma anche nella mente, bisogna adattarsi a questo nuovo stile di vita. Così nonostante i continui bombardamenti, la fame e le operazioni militari israeliane che continuano a minacciare Rafah, si respira tra la popolazione la voglia di andare avanti.

Ognuno prova a farlo a suo modo, superando il pudore di provare a godere di momenti di spensieratezza nonostante il lutto che ci circonda. Così viaggiando verso il centro della Striscia negli ultimi giorni mi è capitato di osservare che la strada costiera si è animata di vita da entrambi i lati. Ci sono venditori ambulanti che si sono inventati un lavoro improvvisando banchi di mercato sui quali dispongono cibo, quasi sempre arrivato grazie agli aiuti umanitari, ma anche caffè e sigarette che ultimamente arrivano con più frequenza dal valico. Non solo. Iniziano ad aprire anche piccoli ristoranti di strada che servono carne grigliata e spiedini, non solo soltanto di pollo ma anche di manzo che finalmente arriva surgelato dopo mesi di totale assenza. Felicità oggi è anche addentare un pezzo di manzo.

Ma felicità è soprattutto concedersi una passeggiata sulla spiaggia e c’è chi timidamente prova a farlo camminando mano nella mano. Ci sono anche le amiche che si mettono in posa per scattare una foto ricordo, le famiglie che giocano al sole con i loro bambini, le donne incinte che trascorrono del tempo all’aria aperta. Deboli segnali di una vita che riprende e di una popolazione che inizia a smettere di essere soltanto impaurita dalla guerra e, pur continuando a vivere sotto le bombe, cerca di riappropriarsi di quei piccoli momenti di normalità che mancano da troppo tempo.

Anche l’amore sembra essere tornato a farsi spazio nelle pieghe del dolore e in tanti, non vedendo più una fine a questa guerra, prendono decisioni. Ultimamente mi è capitato di sentire di almeno due matrimoni di coppie fidanzate da prima della guerra che hanno voluto portare a termine la loro promessa sposandosi nella tendopoli di Rafah. La scorsa settimana a Deir al-Balah si è tenuta anche una cena di fidanzamento: i futuri sposi Mohammed, 27 anni, e Maran, 20, erano insieme da due anni ma hanno deciso di non aspettare oltre per annunciare il loro impegno a trascorrere una vita insieme. Lo hanno fatto organizzando una piccola cena di famiglia non una festa come sarebbe stato in tempi normali: ci si sente in colpa a vivere la gioia quando tutto intorno c’è soltanto dolore.

Tornare a vivere però non significa riuscire a farlo con normalità. Uno degli aspetti che molte coppie vivono con frustrazione è quello dell’assenza di una vita sessuale. Sono pochi i privilegiati che abitano ancora nelle loro case, dove è possibile avere un’intimità, la maggioranza della popolazione è sfollata in tende dove coabitano decine di persone molto spesso divise tra uomini e donne. Così mogli e mariti dormono separati e trovare la privacy per fare l’amore diventa impossibile. La maggioranza delle persone con le quali ho parlato mi racconta di averlo fatto non più di una volta dall’inizio della guerra e questo comporta anche un problema demografico che potrebbe colpire la popolazione nel post- guerra.

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Molti uomini lamentano la frustrazione di non avere più una vita normale fatta di intimità con le proprie mogli e chi può cerca di affittare appartamenti anche per trovarsi finalmente soli. Le case libere però sono introvabili e i prezzi dieci volte più alti del normale. Fare sesso a Gaza oggi è un privilegio riservato ai benestanti e, pur avendo le condizioni, tanti lamentano l’impossibilità di lasciarsi andare mentre fuori continuano a cadere le bombe e la paura paralizza.

Non bisogna dimenticare che la nostra è comunità conservatrice che da 17 anni vive sotto il regime di Hamas che ha imposto uno stile di vita che nega l’amore fuori dal matrimonio. Parlarne per i single è un tabù ma appare evidente che tra le migliaia di persone sfollate in tanti si sono conosciuti e magari innamorati. Il problema però resta quello della condivisione dell’intimità: finora queste relazioni venivano vissute segretamente, mai di persona, grazie soprattutto a chat e social. In guerra però le connessioni a internet sono scarsissime e parlare online con una persona amata è diventato impossibile: la sfida di questi innamorati sotto le bombe è anche trovare nuovi modi per stare vicini.