Jacobs, così ha perso la finale dei 100 metri alle Olimpiadi: perché è stata una delle più belle

diGaia Piccardi, inviata a Parigi 

Non era mai successo che tutti gli otto finalisti corressero sotto i 10 secondi. L'azzurro si arrende, ma se solo Lewis e Bolt sono stati capaci di conquistare due ori olimpici consecutivi un motivo ci sarà

Finisce qui, sul traguardo di Parigi. Dopo tre anni e cento metri la velocità non parla più italiano, non è cresciuta a Desenzano del Garda, non ha il sorriso dolce e i tatuaggi da finto spaccone di Marcell Jacobs. Nella notte di Noah Lyles (in 9”79 primo oro dei quattro nel mirino), Kishane Thompson (argento con lo stesso tempo) e Fred Kerley (bronzo in 9”81), il podio racchiuso in due centesimi di uno sprint supersonico, primo e secondo divisi da 5 millesimi, il re di Olimpia abdica con onore: il 9”85 che gli vale il quinto posto è il personale stagionale, però non basta. Il Jacobs di Parigi, con quel crono, non avrebbe battuto il Jacobs di Tokyo (9”80) e comunque la miglior gara dell’anno non serve all’azzurro per arginare il prepotente ritorno degli Usa, che stringono in una morsa la nuova Giamaica del giovane Thompson, 23 anni. L’Italia dei cinque ori — tre evaporati in 72 ore, ahinoi — è rimasta in Giappone, dove ci lasciò a bocca aperta; il mondo invece non ha smesso di correre, e va fortissimo.

Come una molla ai blocchi, poi la resa negli ultimi 20 metri 

Mai nella storia si era vista una finale olimpica dei 100 con tutti e otto sotto i 10”, nemmeno nell’era Bolt, il fenomeno che annichiliva la concorrenza, invece ieri il risultato è stato incertissimo, in cinque sono piombati sul traguardo in un groviglio che soltanto il fotofinish ha potuto dirimere. Jacobs è uscito dai blocchi come una molla (tempo di reazione 0.114, meglio di lui solo Kerley, 0.108, al limite della falsa), si è battuto in ottava corsia e fino agli 80 metri è rimasto attaccato ai rivali. Fatali gli ultimi 20 metri, sbranati gomito a gomito da Lyles e Thompson, con Kerley attardato di un battito di ciglia. Cento fast and furious: 9”84 la media degli otto, in cinque in sei centesimi, 12 centesimi il distacco tra primo e sesto, il più sottile di sempre.

«Nonostante gli inciampi della vita, bisogna rialzarsi» 

«Non posso essere contento, ma non posso nemmeno recriminare niente — il commento del campione zoppicante, con la coscia sinistra fasciata in pista dopo l’arrivo —. Ho dato tutto, mi dispiace perché volevo una medaglia. Ho lavorato tanto, decidere di andare dall’altra parte del mondo non è stato facile». Non correva così veloce da due anni, la cura di Rana Reider ha funzionato: «È un buon tempo, ma non abbastanza». E l’infortunio? «Solo un crampo, domani l’abbiamo già risolto. Volevo dimostrare che nonostante gli inciampi della vita bisogna rialzarsi. Perdere fa parte del gioco». Un gioco spietato, che candida a Mister Olimpiade la pop star dell’atletica, quel Noah Lyles che si era nascosto in batteria e che invece ieri, urlando come un ossesso e prendendosi a schiaffi, ha emesso il primo potente ruggito. 

L’asticella dell’americano della Florida, ex bambino asmatico e adulto depresso, è alta: quattro ori come Owens e Lewis, quello dei 100 già in valigia. Non è caduto nella trappola del giamaicano Thompson, Noah. Kishane è lo sprinter con il timer incorporato. Coach Stephen Francis, guru della velocità dell’isola del caffè, lo centellina per due motivi: s’infortuna facilmente e, apparendo/sparendo, tiene sulla corda gli avversari. Ai campionati nazionali 2023, la gara che lo rivela, spara 9”91 in batteria (tempo ancor più notevole perché l’atleta, in corsia esterna, non aveva sentito bene lo sparo per un malfunzionamento) e non corre la semifinale: scelta tecnica. Rispunta in Cina, a Xiamen, a settembre: 9”85. A Parigi Thompson è arrivato con appena quattro gare nelle gambe, sbandierando il 9”77 del 28 giugno a Kingston, i cento che hanno acceso un neon sulla sua testa. È entrato in finale con il migliore tempo, un mostruoso 9”80 che tre anni fa, a Tokyo, servì a Jacobs per mettersi l’oro al collo.

I 100 metri tornano a essere degli alieni 

Una finale per super potenze: tre americani (Lyles, Kerley, Bednarek), due giamaicani (Thompson, Seville), due africani (Simbine, Tebogo) e un italiano quasi 30enne, che compie un miracolo nel regalarsi il bis di un sogno che dura fino al traguardo. È ripetendo in semifinale lo stagionale, 9”92, che Jacobs era rimasto attaccato al treno degli altri, 25,8 l’età media, l’Europa rappresentata in finale dal tricolore (l’altro azzurro, Ali, eliminato in 10”14) che ammainiamo a testa alta, dentro uno Stade de France incendiato dallo show degli altri: «La mia carriera di sprinter non finisce qui» dice Jacobs malinconico dentro la festa americana e giamaicana, se solo Lewis e Bolt sono stati capaci di conquistare due ori olimpici consecutivi c’è un motivo. Due mostri, noi invece apparteniamo alla categoria degli umani.

5 agosto 2024

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