Von der Leyen, è il giorno del voto per il bis alla guida della Commissione: negoziati avanti fino all’ultimo
In mattinata programma e discorso, poi il dibattito e il voto del Parlamento europeo. I Verdi orientati al sì, ma saranno decisive le parole sul Green deal. L’incognita dei franchi tiratori, mentre Left chiede il rinvio della seduta
DALLA NOSTRA INVIATA
STRASBURGO - È il giorno della verità e anche della responsabilità da parte dei gruppi della «maggioranza Ursula», formata da Popolari, Socialisti e Liberali. Perché alle 13 di oggi la plenaria del Parlamento Ue è chiamata a votare la candidata designata dal Consiglio europeo Ursula von der Leyen alla guida della Commissione per un secondo mandato.
Con una differenza sostanziale rispetto a 5 anni fa: von der Leyen è la candidata leader del Ppe, ha fatto la campagna elettorale, cancellando il suo «peccato originale». Nel 2019 molti eurodeputati votarono contro con la scusa che non fosse uno Spitzenkandidat. È il giorno della responsabilità perché i franchi tiratori che opteranno per il «no» voteranno come l’estrema destra — riunita nei gruppi dei Patrioti per l’Europa e dell’Europa delle nazioni sovrane — e l’estrema sinistra della Left, che hanno già annunciato il voto contrario.
Ieri la Left ha anche chiesto alla presidente del Parlamento Ue Metsola di rinviare l’elezione in seguito alle sentenze del Tribunale Ue riguardanti l’accesso ai contratti relativi ai vaccini anti-Covid e alle informazioni correlate. Finora non è mai capitato che un presidente designato fosse bocciato dal Parlamento (singoli commissari sono stati invece respinti). «Sono molto ottimista, come sempre», ha detto ieri all’Agi il capogruppo e presidente del Ppe Manfred Weber. I Verdi sono orientati a sostenere von der Leyen ma tutto dipenderà dai contenuti delle linee programmatiche che la presidente farà avere questa mattina alle 8 ai gruppi e poi dal discorso che pronuncerà in aula dalle 9, cui seguirà il dibattito con i deputati. In cambio della continuazione del Green deal e dell’impegno a far rispettare lo Stato di diritto, il gruppo dei Verdi intende votare compatto.
Non potrà garantire un sostegno del 100% — nessuno dei gruppi è in questa situazione — ma una larga maggioranza dei 53 deputati. Un bel numero, se si calcola che i franchi tiratori nella maggioranza che sostiene von der Leyen saranno 40-50 su 401. La presidente per il bis ha bisogno di 361 voti. Anche il sostegno dei 24 deputati di Fratelli d’Italia, che siedono nel gruppo dei conservatori dell’Ecr, potrebbe contribuire a mettere in sicurezza il risultato.
Ma la premier Meloni scioglierà la riserva solo questa mattina. Nei Conservatori hanno già annunciato il «no» le delegazioni polacca, francese e romena mentre la lettone l’astensione (che vale come un «no»). Voteranno quasi sicuramente a favore le delegazioni di Repubblica Ceca e Belgio. Nella maggioranza, un terzo dei Liberali potrebbe votare contro (di sicuro i 6 deputati irlandesi). Mal di pancia anche nel Ppe tra i tedeschi della Csu per l’appoggio dei Verdi e le delegazioni francese, slovena e austriaca.
Mentre la vicepresidente del Parlamento Pina Picierno ha assicurato che «non ci saranno franchi tiratori» nel Pd. Ma sul resto del gruppo pesano alcune incognite. Le linee programmatiche della presidente, un documento di una trentina di pagine, toccheranno le principali priorità. Ma se su competitività, Stato di diritto, Ucraina, sicurezza e difesa, politiche abitative e sburocratizzazione (con tre commissari ad hoc) sarà più facile trovare un sostegno condiviso, Green deal e lotta all’immigrazione illegale imporranno grande equilibrismo.
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