Aereo sempre più sicuro: per morire bisognerebbe volare tutti i giorni per 103 mila anni
di Leonard Berberi
Aerei che decollano con il portellone del cargo semi-aperto, ruote che si staccano dal velivolo subito dopo il decollo, motori in fiamme in alta quota, jet di nuova generazione che finiscono fuoripista o che atterrano in emergenza per problemi idraulici. È successo di tutto nei cieli americani in soli sette giorni, per fortuna senza vittime e feriti, solo un po’ di paura. Statisticamente parlando si tratta di un impatto marginale sugli oltre 16 mila voli giornalieri in questo periodo negli Usa. Ma, sempre statisticamente parlando, la settimana ha colpito in particolare l’accoppiata United Airlines (600 voli al giorno di media)-Boeing.
di Leonard Berberi
Il 1° marzo — ma la notizia è stata resa soltanto alcuni giorni dopo — un Boeing 737-900 di Alaska Airlines decollato da Los Cabos, Messico, è atterrato a Portland, Oregon, con il portellone della sezione anteriore del cargo semi-chiuso. La compagnia ha spiegato che i piloti non si sono accorti del problema perché la strumentazione di bordo non segnalava alcuna anomalia e così ipotizza che l’apertura potrebbe essersi verificata «durante l’atterraggio». Poteva però andare male: in quella stiva c’erano gli animali dei passeggeri, secondo la tv locale Koin, e nessuno si sarebbe fatto male.
Il portellone aperto del volo Alaska Airlines (foto Koin)
La sera del 4 marzo un Boeing 737-900 — da non confondere con il moderno Max — di United Airlines decollato da Houston e diretto a Fort Myers con 167 passeggeri è ritornato allo scalo di partenza dopo che il motore sinistro è andato fuori uso rilasciando delle fiammate che sono state riprese da chi c’era a bordo. Il velivolo è rientrato «in sicurezza», ha spiegato il vettore in una nota «e i clienti sono sbarcati normalmente».
Il 7 marzo è toccato forse al più spettacolare degli incidenti. Anche perché catturato dalle telecamere degli amanti del trasporto aereo, ha riguardato un Boeing 777 di United Airlines decollato da San Francisco e diretto a Osaka, in Giappone. Poco dopo il decollo una delle ruote del velivolo si è staccata precipitando a terra e distruggendo almeno un veicolo parcheggiato e danneggiandone un altro. La ruota, che pesa 120 chilogrammi, si è poi fermata in mezzo alla strada senza per fortuna colpire le persone. Il velivolo — con 235 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio — è stato poi fatto atterrare a Los Angeles senza problemi.
La ruota del Boeing 777 finita in mezzo alla strada
L’8 marzo un Boeing 737 Max di United Airlines è finito fuori pista dopo essere atterrato all’aeroporto di Houston — lo stesso dell’incidente del motore in fiamme —. Il velivolo poi si è impantanato nel prato d’erba intanto diventato un letto di fango per la fitta pioggia. L’aereo, decollato da Memphis con 160 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio è uscito di pista. Secondo una prima ricostruzione l’atterraggio è avvenuto normalmente, ma quando i piloti hanno virato per avvicinarsi al terminal avrebbero sbandato per la velocità eccessiva. I passeggeri sono sbarcati anche in questo caso senza problemi.
Il Boeing 737 Max finito fuori pista
Sempre l’8 marzo un altro jet di United Airlines, stavolta un Airbus A320 decollato da San Francisco e diretto a Città del Messico, ha effettuato un atterraggio di emergenza a Los Angeles per un guasto al sistema idraulico. Il velivolo ha altri due impianti idraulici che svolgono le stesse funzioni — seguendo il principio della doppia ridondanza della strumentazione —, ma per precauzione i piloti hanno deciso di controllare meglio il velivolo e di far sbarcare regolarmente i 105 passeggeri.
L’Airbus A320 di United fermo all’aeroporto di Los Angeles (foto da Abc7)
Questi incidenti — e l’assenza di morti e feriti — confermano un trend che vede il viaggio in aereo come la modalità di trasporto più sicura. Secondo la Iata, l’associazione internazionale delle aviolinee, una persona dovrebbe volare tutti i giorni, per 103.239 anni, prima di perdere la vita in un incidente aereo (il decesso arriva prima per evidenti ragioni biologiche). Infatti il 2023 è stato l’anno migliore da quando esiste l’aviazione commerciale.
lberberi@corriere.it
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