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(Clara Valenzani) Le scimmie che si aggirano tra i templi di Angkor Wat in Cambogia sono, per i turisti, un elemento esotico da fotografare o riprendere. Fin qui, se fatto con moderazione, tutto bene: il problema sorge quando i turisti iniziano a compiere sugli animali atti crudeli, pubblicando il filmato su YouTube per ottenere click e visibilità. Il governo cambogiano lancia l’allarme: i video di torture sulle scimmie — come quello in cui un animale viene tenuto per il collo e immerso in una cisterna — sono disumani e inaccettabili. Long Sokal, portavoce del sito archeologico patrimonio Unesco, richiama l’attenzione globale su un fenomeno che sta diventando sempre più comune: i creatori dei filmati incriminati, che raramente si auto-riprendono, guadagnano dai video di abusi ogni volta che un utente li visualizza. «Con il ministero dell’Agricoltura stiamo cercando di raccogliere prove che ci permettano di identificare queste persone. Dove possibile, procederemo all’arresto», ha dichiarato Sokal. Turisti dietro un tempio di Angkor, Cambogia (Foto Ap) Sull’Everest, in Nepal, le scimmie non ci sono, ma in compenso i rifiuti non mancano: il turismo di montagna è diventato sempre più popolare, generando una folla continua di alpinisti — spesso senza specifica preparazione — che inquinano i sentieri e i versanti percorribili. Già diversi mesi fa era stato stabilito che gli scalatori dovessero riportare a valle i loro rifiuti organici, conservandoli in borse speciali fornite dal governo nepalese: con lo scioglimento sempre più accelerato della neve e del ghiaccio, gli escrementi si riversavano nei fiumi, la cui acqua è utilizzata dalle popolazioni locali per cucinare e lavarsi. Ora, dal 14 aprile, ripartirà dal Campo Base una più convenzionale campagna di pulizia: 18 sherpa e 12 militari, con il supporto finanziario della multinazionale Unilever, programmato di raccogliere dieci tonnellate di spazzatura. Il progetto si propone anche di riportare a valle i corpi di 5 alpinisti morti nel tentativo di conquistare la vetta. Tra il 2019 e il 2023 l’operazione, ripetuta ogni anno, ha liberato l’Everest da 110 tonnellate di rifiuti: una buona notizia che però non può non far pensare a quanto sia inquinato uno dei — presunti — luoghi più incontaminati e inaccessibili al mondo. |
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