Cipollotti vietati a Seul e l’autarchia musicale cecena America-Cina del 9 aprile

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
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Martedì 9 aprile 2024
Cipollotti vietati e autarchia musicale
editorialista di MATTEO CASTELLUCCI

Le dittature si riconoscono (anche) dal tentativo di regolamentare gli aspetti più minuti della vita dei loro cittadini, solo di nome. Spesso, questo tentativo ha connotati grotteschi — a patto di poterli osservare da fuori, da qui, al sicuro. Così il despota ceceno, Ramzan Kadyrov, capo di un regime satellite di quello di Vladimir Putin, vuole bandire la musica fuori da un certo intervallo di Bpm (è un parametro da dj, sta per battiti al minuto) che reputa alieno a quello che il suo etno-nazionalismo giudica autoctono. Partiamo da qui, dall’autarchia musicale.

Un’altra storia curiosa racconta, da una democrazia però, come in Corea del Sud la verdura — e segnatamente i mazzi di cipollotti — sia diventata un simbolo dell’opposizione e come sul suo «prezzo ragionevole» il presidente Yoon Suk-yeol rischi di «azzopparsi», spieghiamo nel pezzo cosa vuol dire, alle elezioni parlamentari di domani. Il nostro giro del mondo passa, inevitabilmente, dal Medio Oriente, tra la lettera firmata da Macron assieme al presidente egiziano e al re di Giordania per un cessate il fuoco e le intenzioni di Netanyahu, che non vuole rinunciare alla sua «vittoria totale».

Passando per l’altra guerra, in Ucraina, proveremo a capire di cosa parliamo quando parliamo di «incidenti nucleari», e quali siano i rischi effettivi per la centrale atomica di Zaporizhzhia. Il ministro degli Esteri russo è atterrato a Pechino il giorno dopo la partenza della segretaria al Tesoro americana Yellen, con un messaggio. Infine negli Usa, per il basket, e in Asia, dove i governi provano a contenere gli effetti dell’over-tourism (e dell’inciviltà). Buona lettura!

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1. Netanyahu ha «una data per Rafah»
editorialista
di DAVIDE FRATTINI
corrispondente da Gerusalemme

Quel passo che manca alla «vittoria totale» misurato da Benjamin Netanyahu sarebbero gli ultimi chilometri quadrati di Gaza, i cubi color cemento che formano la cittadina di Rafah striminzita verso l’Egitto. Il primo ministro ha così tanto insistito nelle scorse settimane sull’offensiva necessaria per sbaragliare un paio di battaglioni di Hamas e «trionfare» che adesso gli alleati di governo gliene chiedono conto. Perché i ministri messianici e oltranzisti come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir non possono accettare che il ritiro delle truppe dal Sud della Striscia significhi la fine dell’offensiva via terra, almeno nella forma massiccia con decine di migliaia di soldati.

Chiedono una riunione d’emergenza del governo, minacciano che altrimenti potrebbero non essercene altre, sarebbero pronti ad andarsene e Netanyahu perderebbe la maggioranza. Bibi, com’è soprannominato da alleati e avversari, li rassicura: «È stata fissata una data per l’incursione», proclama in tempo per i tg dell’ora di punta. Anche se gli americani si oppongono a un’operazione nelle zone dov’è ammassato un milione e mezzo di palestinesi, chiedono di vedere i piani di evacuazione per i civili, il presidente Joe Biden ha ribadito il suo no nella telefonata di pochi giorni fa con Netanyahu. Anche se lo stato maggiore è in questi giorni più concentrato su altri fronti, sulla possibile rappresaglia iraniana, ancora ieri Hossein Amir-Abdollahian, il ministro degli Esteri di Teheran, ha ribadito la volontà di vendicare l’uccisione di un generale dei Pasdaran a Damasco.

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2. La lettera di Macron, al-Sisi e del re di Giordania per un cessate il fuoco
editorialista
di stefano montefiori

Il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente egiziano Abdel al-Sisi e il re giordano Abdullah II chiedono a Israele un cessate il fuoco immediato e a Hamas la liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza, avvertendo poi Israele delle «pericolose conseguenze» di un’offensiva a Rafah. «La guerra a Gaza e le catastrofiche sofferenze umane che sta causando devono cessare immediatamente», si legge nell’intervento firmato dai tre capi di Stato pubblicato su quattro giornali in Francia (Le Monde), Stati Uniti (Washington Post), Giordania (Al-Rai) e Egitto (Al-Ahram).

I negoziatori di Stati Uniti, Egitto, Qatar, Israele e Hamas si sono incontrati domenica al Cairo per l’ennesimo tentativo di raggiungere una tregua che preveda il rilascio degli ostaggi. Ci sarebbero progressi significativi nei colloqui ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato lunedì che è stata già fissata una data per l’offensiva su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti e di altri alleati occidentali, tra i quali la Francia. Nell’articolo, Macron, Sisi e Abdullah chiedono inoltre un «massiccio aumento della fornitura e della distribuzione di aiuti umanitari» a Gaza perché «la carestia per i palestinesi non è più solo un rischio, sta già avvenendo».

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3. Il biografo di Biden: «Potrebbe ridiscutere le armi a Israele»
editorialista
di viviana mazza
corrispondente da New York

imageEvan Osnos (Foto Leigh Bureau)

Evan Osnos ha scritto nel 2020 una biografia di Joe Biden dopo averlo intervistato più volte. E gli ha parlato nello Studio Ovale un paio di settimane fa per il New Yorker, rivista su cui ha scritto anche del rapporto del presidente con Israele e con lo chef José Andrés, fondatore di World Central Kitchen. Osnos crede che il cambiamento di prospettiva di Biden su Israele negli ultimi giorni sia significativo, che stia rispondendo alla tragedia degli operatori umanitari uccisi «in modo sia personale» (perché conosce bene Andrés) «che politico».

«Perché ha risposto anche all’attualità in Israele, in cui c’è adesso una pressione straordinaria su Netanyahu con gli appelli alle elezioni anticipate, le proteste davanti casa sua. Una delle cose in cui Biden crede davvero è che devi aspettare che arrivi la stagione politica perché le scelte politiche siano possibili. Penso che questo momento in qualche modo sia arrivato adesso. Ed è anche un riflesso della sua situazione politica. Non voglio dire che lo ha fatto per ragioni puramente politiche, ma credo sia consapevole, per via della più intensa campagna elettorale negli ultimi mesi, di come tutto ciò venga sentito in America e di quello che gli americani si aspettano da lui come leader e come candidato».

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4. Taccuino mediorientale | I tempi della risposta iraniana
editorialista
di guido olimpio

Partiamo da un caso misterioso. Pascale Sleimani, politico libanese, cristiano, è stato rapito nel sud del paese e poi trasportato in Siria dove è stato ucciso. Le autorità hanno accusato del delitto «una gang siriana», lasciando intendere che si è trattato di una rapina. Non mancano, però, sospetti su una matrice eversiva: la vittima era un avversario dell’Hezbollah, la fazione sciita filo-iraniana In passato altre persone ostili al movimento sono diventate dei target e alcuni sono stati assassinati.

imageSostenitrici di Hezbollah con bandiere palestinesi e del movimento durante un comizio di Nasrallah (Foto Ap di Hassan Ammar)

Segnali di fumo. Lo Stato ebraico avrebbe avvisato Teheran: se vi sarà una rappresaglia contro un’ambasciata o il nostro territorio colpiremo in profondità in Iran. Fonti di intelligence citate dai media Usa sostengono, a loro volta, che la risposta dei mullah potrebbe essere lasciata alle milizie mediorientali. Quelle basate in Iraq stanno usando nuovi missili cruise.

E non manca il terzo scenario: se dovesse esserci una tregua a Gaza la Repubblica islamica rimanderà la sua ritorsione, un’ipotesi che rafforza l’opinione di chi ritiene che il regime non abbia alcuna fretta di reagire. Notizia dal campo. Per la prima volta la versione navale del sistema israeliano Iron Dome ha parato un attacco con drone (forse Houthi) contro il porto meridionale di Eilat. L’arma impiegata era a bordo di una corvetta Sa’ar 6 schierata a difesa della città.

5. La foto del giorno | La «testuggine» russa

imageUna foto sgranata della protezione montata su un tank russo

(Guido Olimpio) Un carro armato simile a una testuggine. È l’ultimo rimedio inventato dai russi per proteggere i mezzi dai droni avversari. I tecnici hanno creato un guscio attorno al tank nella speranza di contenere l’impatto e l’esplosione, una variante alle reti o gabbie piazzate fin dai primi mesi del conflitto. Per gli esperti il sistema, però, riduce le prestazioni del corazzato e la visibilità per l’equipaggio. I velivoli senza pilota — alcuni davvero rudimentali —, dotati di cariche esplosive o in versione kamikaze hanno distrutto centinaia di blindati/veicoli in entrambi gli schieramenti. Con un costo/effetto vantaggioso per chi li usa.

6. Di cosa parliamo quando parliamo di «incidente nucleare»

(Matteo Castellucci) Non era mai accaduto, in 25 mesi di guerra, che venisse colpita direttamente la centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi da marzo 2022. Uno dei tre droni ha investito il tetto dell’edificio di contenimento del sesto reattore; un altro è caduto vicino alla mensa. «I reattori hanno un livello di sicurezza adeguato, verificato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica», l’Aiea, con i tecnici indipendenti in loco, spiega Marco Ricotti, professore del Politecnico di Milano, dove insegna Impianti nucleari. Domenica è stata centrata la struttura esterna di cemento armato, con uno spessore di circa 1-2 metri. È progettata per resistere a terremoti, eventi atmosferici estremi e anche «per poter sostenere l’impatto di un aereo di linea — aggiunge Jacopo Buongiorno, direttore del Nuclear Reactor Laboratory del Mit di Boston —. Droni di piccole dimensioni, al limite, possono scalfirla».

I reattori non sono in funzione da febbraio 2022. «Nella sostanza sono inerti: forse, ora, il combustibile è più al sicuro lì», precisa l’esperto del Polimi. Anche quando sono spenti, però, vanno raffreddati con l’acqua. Per questo l’impianto dev’essere allacciato alla rete elettrica e c’è stata preoccupazione in occasione degli otto blackout. Se l’alimentazione viene meno, intervengono generatori diesel, a loro volta protetti da strutture di calcestruzzo rinforzato. In caso di un’interruzione prolungata, i tempi sarebbero lunghi: «Credo si esageri nel caratterizzare i rischi, anche perché i reattori sono spenti da due anni — conclude Buongiorno —. Manca il potenziale, la radioattività è decaduta di ordini di grandezza, migliaia o milioni di volte rispetto a un funzionamento a piena potenza».

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7. Cina e Russia insieme nel «doppio contrasto» dell’Occidente
editorialista
di guido santevecchi

C’è una formula nuova nello scontro geopolitico e ideologico tra Oriente e Occidente: Russia e Cina hanno annunciato l’avvio di una azione di «doppio contrasto» nei confronti degli Stati Uniti e dei loro alleati, in risposta alla «doppia deterrenza» contro Pechino e Mosca. Grandi manovre sono in corso e il teatro principale in questi giorni è la capitale cinese. Partendo ieri dopo una visita di quattro giorni per stabilizzare il dialogo, Janet Yellen ha lasciato a Pechino un messaggio duro da parte di Joe Biden: «Ci saranno conseguenze significative (vale a dire sanzioni americane, ndr) se le aziende cinesi sosterranno la guerra della Russia in Ucraina».

imageIl ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con l’omologo russo Wang Yi (Fotop Ap)

  • Il governo cinese ha risposto senza citare gli Stati Uniti: «Non abbiamo mai cercato di guadagnare dalla crisi, le nostre esportazioni di materiale a “doppio uso” (civile e militare, ndr) seguono leggi e regole consolidate». Appena partita la Segretaria al Tesoro Usa, a Pechino è arrivato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che oggi ha avuto colloqui con il collega cinese Wang Yi ed è stato ricevuto da Xi Jinping. La Cina ha dunque deciso di rispondere subito al monito americano

«Continueremo a rafforzare la nostra cooperazione strategica sulla scena mondiale e a portarci reciprocamente un sostegno di peso», ha detto Wang Yi. Il ministro cinese ha aggiunto che «sotto la ferma direzione del presidente Putin, il popolo russo avrà un avvenire radioso». Lavrov ha denunciato «le sanzioni illegali» e le «pratiche coloniali e neocoloniali» degli Stati Uniti e ha avvertito che «questa politica occidentale colpirà anche la Cina per cercare di arrestare il suo sviluppo economico e tecnologico e di eliminare la concorrenza». E infine il capo della diplomazia russa ha rivelato che il cinese Wang Yi ha proposto di studiare iniziative di «doppio contrasto» di fronte agli Stati Uniti e ai loro alleati nella regione euroasiatica.

8. La Cecenia vara l’autarchia musicale
editorialista
di clara valenzani

Si balla solo a ritmo ceceno, letteralmente: la Repubblica russa tra il Mar Caspio e il Mar Nero ha deciso di dare spazio unicamente a canzoni e danze in linea con la «mentalità e musicalità cecena, per proteggere il patrimonio culturale del Paese», ha dichiarato il ministro della Cultura Musa Dadayev. Ok, quindi, solo per le sonorità i cui Bpm (battiti per minuto) spaziano tra 80 e 116, al bando tutto il resto, come i generi pop e techno che rischiano di occidentalizzare le orecchie dei cittadini e inquinare i loro gusti. Brutta notizia per i fan di Taylor Swift e Beyoncé, ma bisognerà dire addio anche a My Heart Will Go On di Céline Dion (67 Bpm), alla colonna sonora di Mamma mia e (salvo futuro lasciapassare) persino all’inno nazionale russo (76 Bpm).

imageIl presidente ceceno Kadyrov con Putin a giugno 2023 (Ansa)

  • Semaforo verde per Jingle Bells, a patto che non sia la versione rock. «Prendere in prestito la cultura musicale degli altri non è accettabile», ha continuato Dadayev, dando agli artisti locali la possibilità di riscrivere le loro canzoni, seguendo le nuove regole, fino al primo giugno. Da quando il presidente Ramzan Akhmatovich Kadyrov — filo-putiniano — è salito al comando nel 2007, ogni espressione considerata indice di dissidenza è stata segnalata, e la repressione ha destato la preoccupazione della comunità internazionale: si sono verificate numerose ondate di violenza (fino ad arrivare all’omicidio) contro gli omosessuali, investigate anche dall’Onu nel 2017 e nel 2019.

Alle accuse, il capo di governo ha risposto che non vuole coppie dello stesso sesso nella sua Repubblica, e che quelle esistenti devono andarsene (sul tema stava lavorando con un’inchiesta anche la giornalista russa Elena Milashina nel luglio 2023: aggredita, è stata ricoverata in ospedale con le dita delle mani rotte, il volto cosparso di vernice verde e i capelli rasati). Questi fatti, sommati all’opposizione al movimento separatista che promuove l’indipendenza dalla Russia, e ad altre forme di veto sulla libertà di essere e di esprimersi, hanno fatto emettere dal Dipartimento di Stato Usa nel luglio 2020 delle sanzioni per «il coinvolgimento di Kadyrov in pesanti violazioni dei diritti umani».

9. Cosa cambia da Aukus a Jaukus
editorialista
di FRANCESCA BASSO E VIVIANA MAZZA

Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia stanno pensando di estendere il patto Aukus (nome che include le iniziali dei tre paesi) ad altre nazioni. In particolare, Washington spinge il Giappone ad entrare in questa alleanza di sicurezza intesa come deterrente contro la Cina, scrive il Financial Times. Ieri i ministri della Difesa dei tre Paesi hanno annunciato il lancio di colloqui legati al «pilastro numero 2» di Aukus, ovvero la collaborazione in ambito tecnologico (operazioni sottomarine, armi ipersoniche, Intelligenza artificiale, cybertecnologie).

image Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden con il primo ministro giapponese Fumio Kishida a Camp David il 18 agosto 2023 (Foto Ap)

Domani il presidente Biden ospiterà per una visita di Stato alla Casa Bianca il premier giapponese Fumio Kishida — e i due annunceranno il più grande rilancio della loro alleanza dal 1960 — e giovedì lo stesso Kishida parteciperà a uno storico summit trilaterale con il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos, che mira anch’esso ad ampliare la collaborazione in Asia per controbilanciare la Cina. Durante questo summit, Biden lancerà un avvertimento alla Cina per le sue attività sempre più aggressive nel Mar Cinese Meridionale, dove lo preoccupa l’attività di Pechino intorno alla Second Thomas Shoal, una barriera corallina sommersa che fa parte della catena delle (contese) Isole Spratly. L’Unione europea e la Nato guardano sempre con attenzione all’Aukus.

Continua a leggere sulla newsletter Europe Matters, cliccando qui, un doppio sguardo su ciò che unisce le due sponde dell’Atlantico o che le allontana.

10. Perché la Corea del Sud ha vietato di portare i cipollotti alle urne

(Guido Santevecchi)C’è odore di cipolle nelle urne delle elezioni politiche a Seul. Mercoledì 10 aprile i sudcoreani votano per i 300 seggi dell’Assemblea nazionale e il tema principale della campagna non è stata la minaccia costante e crescente di Kim Jong-un, ma lo scontro molto personale tra il presidente della Repubblica Yoon Suk-yeol e il capo del principale partito d’opposizione, Lee Jae-myung. Si è parlato di corruzione e autoritarismo e naturalmente di economia, il tema più considerato dagli elettori. E qui entrano in campo le cipolle, o meglio i cipollotti con il gambo lungo che sono molto utilizzati nella cucina coreana.

imageIl leader di opposizione Lee Jae-myung ha portato i cipollotti ai suoi comizi (Afp)

  • Per mostrarsi vicino alla gente comune, il presidente Yoon è entrato in un supermercato di Seul e si è messo a fare considerazioni sui prezzi dei prodotti alimentari, che recentemente sono aumentati. Davanti al banco dei cipollotti ha osservato il cartellino del prezzo è ha dichiarato che «875 won al fascio sono un costo ragionevole». Ora, 875 won equivalgono a 59 centesimi di euro, ma il problema è che il costo effettivo del vegetale a Seul è molto più alto: tra i 3 e i 4 mila won al mazzo (2-3 euro). Solo nelle ultime settimane i supermercati hanno potuto tagliare il prezzo grazie a un sussidio speciale e temporaneo concesso dal governo in campagna elettorale

Il costo dei prodotti agricoli appare fuori controllo in Sud Corea: a marzo c’è stato un aumento del 20 per cento rispetto a un anno fa; la corsa dei prezzi è guidata dalle mele, rincarate del 90%. Così, le verdure hanno pesato molto più dei missili nordcoreani in questa campagna elettorale. L’opposizione ha cavalcato la gaffe di Yoon, e ai comizi i candidati antigovernativi hanno sventolato cipollotti per ricordare alla gente che il presidente è disconnesso dalla realtà quotidiana.

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11. Arginare i danni dell’overtourism in Cambogia (e Nepal)

(Clara Valenzani) Le scimmie che si aggirano tra i templi di Angkor Wat in Cambogia sono, per i turisti, un elemento esotico da fotografare o riprendere. Fin qui, se fatto con moderazione, tutto bene: il problema sorge quando i turisti iniziano a compiere sugli animali atti crudeli, pubblicando il filmato su YouTube per ottenere click e visibilità. Il governo cambogiano lancia l’allarme: i video di torture sulle scimmie — come quello in cui un animale viene tenuto per il collo e immerso in una cisterna — sono disumani e inaccettabili.

Long Sokal, portavoce del sito archeologico patrimonio Unesco, richiama l’attenzione globale su un fenomeno che sta diventando sempre più comune: i creatori dei filmati incriminati, che raramente si auto-riprendono, guadagnano dai video di abusi ogni volta che un utente li visualizza. «Con il ministero dell’Agricoltura stiamo cercando di raccogliere prove che ci permettano di identificare queste persone. Dove possibile, procederemo all’arresto», ha dichiarato Sokal.

imageTuristi dietro un tempio di Angkor, Cambogia (Foto Ap)

Sull’Everest, in Nepal, le scimmie non ci sono, ma in compenso i rifiuti non mancano: il turismo di montagna è diventato sempre più popolare, generando una folla continua di alpinisti — spesso senza specifica preparazione — che inquinano i sentieri e i versanti percorribili. Già diversi mesi fa era stato stabilito che gli scalatori dovessero riportare a valle i loro rifiuti organici, conservandoli in borse speciali fornite dal governo nepalese: con lo scioglimento sempre più accelerato della neve e del ghiaccio, gli escrementi si riversavano nei fiumi, la cui acqua è utilizzata dalle popolazioni locali per cucinare e lavarsi.

Ora, dal 14 aprile, ripartirà dal Campo Base una più convenzionale campagna di pulizia: 18 sherpa e 12 militari, con il supporto finanziario della multinazionale Unilever, programmato di raccogliere dieci tonnellate di spazzatura. Il progetto si propone anche di riportare a valle i corpi di 5 alpinisti morti nel tentativo di conquistare la vetta. Tra il 2019 e il 2023 l’operazione, ripetuta ogni anno, ha liberato l’Everest da 110 tonnellate di rifiuti: una buona notizia che però non può non far pensare a quanto sia inquinato uno dei — presunti — luoghi più incontaminati e inaccessibili al mondo.

La stella del basket Ncaa che può giocare per l’Italia
editorialista
di flavio vanetti

imageDonovan Clingan, 20 anni (Foto Ap di David J. Phillip)

C’è anche un piccolo pezzo d’Italia nell’impresa della University of Connecticut, capace di confermare nelle Final Four di Glendale il titolo Ncaa di basket conquistato nel 2023: Donovan Clingan, 20 anni, il centro titolare degli Huskies, ha infatti una nonna, Deborah Porrini, di chiare origini italiane. E pure la madre Stacey, già stella dell’Università del Maine, purtroppo scomparsa all’età di 42 anni, aveva discendenze legate al nostro Paese. Il giovane talento è nel mirino della Nazionale, ma come vedremo prima di averlo eventualmente in azzurro ci sono tanti passaggi da completare e non è detto che vadano a buon fine.

Oltretutto Donovan il prossimo 26 giugno dovrebbe essere selezionato nel Draft della Nba: non un ostacolo in assoluto, ma come minimo un orizzonte che potrebbe distrarlo da altri propositi. Prima di parlare di lui, però, ricapitoliamo il colpaccio messo a segno in Arizona: i Boilermakers di Purdue sono stati sconfitti per 75-60, UConn è la prima università che riesce a centrare il «back to back» dai tempi di Florida (2006 e 2007). Il suo nome si accosta a quello di Duke, campione nel 1991 e nel 1992, e alla dinastia di Ucla di John Wooden negli anni 60 e 70.

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Una montagna di banconote (false)

imageDollari falsi arrivati in Germania dalla Turchia

(Guido Olimpio) Montagne di banconote. Tutte false. La polizia tedesca ha sequestrato 103 milioni di dollari in alcune abitazioni della regione di Amburgo, «contante» molto probabilmente stampato in Turchia e destinato al mercato americano. In arresto alcune persone ma non lo «spedizioniere» turco, ancora latitante. La seconda operazione, coordinata dall’Europol, ha riguardato un gruppo di falsari operanti a Napoli dove avevano creato la centrale di distribuzione. Bloccati circa 6 milioni di euro, definiti di «alta qualità». Secondo gli investigatori dovevano essere “diffusi” in Germania, Belgio, Olanda, Francia e Spagna.


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