Delmastro: “Non farò nessun passo indietro”. Sul fedelissimo lo scudo di Meloni che teme l’assedio delle toghe
ROMA — Tre giorni fa, conversando in Transatlantico con alcuni colleghi, Andrea Delmastro si era aggrappato all’ironia: «Non credo che Guido Crosetto si riferisse a me» quando ha evocato il pericolo di una opposizione giudiziaria al governo, «anche perché tra due giorni ho l’udienza e certo questo clima non aiuta…». Poi, facendosi più serio, il sottosegretario aveva aggiunto: «E comunque, qualsiasi cosa succeda, non mi dimetto. Perché dovrei?». Non lascia il ministero della Giustizia, insomma. E d’altra parte, anche volendo, Giorgia Meloni non glielo permetterebbe. Da lei è partito l’ordine di difendere il vice di Carlo Nordio. Per sostenere la causa, è sceso in campo anche Giovanbattista Fazzolari. Segno che la notizia del rinvio a giudizio alimenta a Palazzo Chigi la sindrome dell’assedio. Di cui il caso Delmastro è considerato soltanto il primo capitolo di un duello tutto da seguire.
Non era scontata, la scelta del Gup. Così almeno ritenevano ai vertici dell’esecutivo. Soprattutto dopo aver letto che la Procura di Roma – attraverso il procuratore aggiunto Paolo Ielo - aveva ribadito la richiesta di non luogo a procedere nei confronti del sottosegretario. E invece, è andata diversamente. Mandando su tutte le furie la presidente del Consiglio, che aveva già preso le parti di Delmastro nel luglio scorso, attaccando duramente la magistratura. E che intende lanciare un segnale chiaro, dopo l’allarme di Crosetto: nessun fedelissimo sarà sacrificato. «Non cambia niente – assicura il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – Non è una condanna e, dunque, le dimissioni non sono necessarie».
Il primo capitolo di un lungo scontro all’orizzonte, si diceva. Nessuno riesce davvero a dare una forma definita a quest’ansia, portata alla luce dalle parole del ministro della Difesa. È come se un’intera classe dirigente non riuscisse ad afferrare neanche la direzione della potenziale minaccia, ma la avvertisse come imminente. Certo, c’è il rinvio a giudizio di Delmastro a dare sostanza all’angoscia. C’è il caso che ha coinvolto Daniela Santanchè. Ci sono le inchieste giornalistiche sul governo e sulla maggioranza, in particolare quella di Report su Maurizio Gasparri. Forse qualcosa in più potrebbe emergere già domani, quando Crosetto risponderà in Aula a Montecitorio all’interpellanza urgente presentata da Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi (+Europa) dopo le sue parole. Un format che prevede un quarto d’ora per l’interrogante, un tempo congruo e non definito per la risposta del ministro, altri dieci minuti sempre per il deputato d’opposizione.
Non è detto che basti. Anche perché la sensazione è che sia difficile ricomporre ciò che si è in qualche modo spezzato. Adolfo Urso, ministro per lo Sviluppo economico, usa parole che raccontano di una tensione crescente: «Ho già detto che le dichiarazioni di Crosetto sono come scoprire l’acqua calda…». Nel senso, spiega, che il rischio ventilato dal titolare della Difesa su una opposizione giudiziaria all’esecutivo è evidente, antico, concreto: «Ricordo che la sorte del primo governo di centrodestra nel 1994 fu decisa da un avviso di garanzia a Berlusconi, che poi non portò a niente. E comunque, questo governo durerà, perché non c’è lo stesso clima del ‘94».
E adesso? Sul caso Delmastro, le opposizioni potrebbero dare seguito al rinvio a giudizio con alcune mosse politiche. La prima: la richiesta di votare la mozione di sfiducia al sottosegretario. Un’opzione che Fazzolari considera perdente, a dimostrazione delle barricate innalzate a difesa della sentinella meloniana a Via Arenula: «I dem hanno tutto il diritto di presentarla, ma ovviamente finirà in un nulla di fatto. Otterrà la piena fiducia da parte del Parlamento». La seconda strada la ipotizzano Debora Serracchiani e Andrea Orlando, due dei quattro esponenti del Pd chiamati in causa in Aula da Giovanni Donzelli sul caso Cospito: dopo il rinvio a giudizio di Delmastro, reclamare la presenza di Nordio e Meloni in Parlamento, chiedendo loro conto della difesa del sottosegretario. Quella assicurata nei mesi scorsi, quella garantita anche nelle ultime ore.