Marted� atterra sul tavolo del Comitato politico e di sicurezza di Bruxelles — che riunisce i rappresentanti dei governi e della Commissione — il progetto pi� audace fin qui concepito dall’Unione europea nell’attuale crisi in Medio Oriente: una missione navale comune, coordinata ma separata da quella a guida americana, che garantisca con le armi gli interessi e la sicurezza delle rotte commerciali che legano l’Europa al Golfo, ai porti dell’Oceano Indiano e di tutto l’estremo oriente.
Medio Oriente, una missione navale europea per scortare i mercantili. Sul tavolo il piano di Bruxelles
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I dubbi sulla condotta Usa, l’allerta per la nave iraniana. Due le opzioni: fornire scorta armata alle navi commerciali o estendere l'operazione allo stretto di Hormuz

I governi europei saranno chiamati a decidere entro l’incontro dei ministri degli Esteri del 19 febbraio a Bruxelles, in modo da lanciare le operazioni gi� il mese prossimo. � gi� chiaro per� che la scelta di fondo riguarda la portata delle operazioni. Nel caso in cui la missione prenda corpo — come appare probabile — le capitali hanno due opzioni: fornire una scorta armata alle navi commerciali che lo richiedano solo nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, oppure estendere la missione fino allo stretto di Hormuz, al Golfo di Oman a Sud di Muscat e all’Oceano indiano. L’alto rappresentante della politica estera della Ue, Josep Borrell, propone una portata geograficamente pi� estesa; ma la decisione spetter� ai governi che metteranno a disposizioni vascelli, armi e munizioni sofisticate.
Di certo quello che gli addetti ai lavori definiscono il �concetto di gestione della crisi� � allo studio da settimane. Un punto di svolta � arrivato il primo gennaio, quando la fregata Alborz della marina iraniana � transitata attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb, fin dentro il Mar Rosso. Le autorit� europee si sono convinte che la presenza dei militari di Teheran nell’area miri a tenere d’occhio il traffico marittimo — soprattutto la presenza di navi militari occidentali - e a fornire agli Houthi dello Yemen informazioni e intelligence in vista di possibili attacchi a vascelli commerciali nel Mar Rosso. Da met� novembre ce ne sono stati gi� ventisei.
Due giorni dopo il passaggio della Alborz a Nord di Bab el-Mandeb, gli Stati Uniti e dodici loro alleati — fra questi l’Italia, la Germania, il Giappone, ma anche il Bahrein, Singapore e l’Australia — hanno emesso quello che hanno definito un �avvertimento finale� ai ribelli Houthi filo-iraniani dello Yemen: interrompere gli attacchi o affrontare il rischio di operazioni militari mirate. Naturalmente il lancio di droni aerei o di superficie o di missili balistici sui cargo di passaggio non si � interrotto, ma in �Prosperity Guardian� hanno iniziato a emergere le prime crepe. Quest’ultima � un’operazione navale a guida americana lanciata a met� dicembre con altri venti Paesi, dei quali solo 13 disposti a rendere noto il loro contributo di forze (fra questi Italia, Gran Bretagna, Bahrein, Corea del Sud e Nuova Zelanda).
In particolare molti governi europei temono che i bombardamenti alleati sulle posizioni degli Houthi nello Yemen possano innescare nuove ritorsioni dell’Iran, soprattutto ai danni delle petroliere dei Paesi arabi sunniti che transitano da Hormuz verso i Paesi occidentali. Se accadesse ripetutamente, il prezzo del greggio potrebbe salire di molto. Di qui l’idea di una missione europea separata da �Prosperity Guardian�, volta a scortare le navi che lo richiedano, pronta ad abbattere missili e droni, disposta a rispondere agli attacchi e ai tentativi di sequestro dei cargo, ma attenta a non innescare incidenti. Il 5 gennaio ne ha parlato il gruppo di contatto fra Italia, Francia, Germania, Danimarca, Belgio, Olanda, Norvegia e Portogallo, i Paesi che gi� dal 2020 conducono operazioni di �attenzione rafforzata� nello stretto di Hormuz.
Ora, riservatamente, le discussioni accelerano. A Bruxelles si teme che una mancata azione comune esponga a gravi rischi le rotte commerciali dell’Europa e il suo accesso alle risorse strategiche tramite Suez; sul piano politico, l’inerzia potrebbe anche compromettere la credibilit� europea fra i governi del Golfo ostili agli Houthi. La missione coopererebbe e scambierebbe anche informazioni classificate come segrete con la marina americana, ma manterrebe la propria autonomia. Del resto servirebbero regole d’ingaggio definite �robuste� anche per prevenire una spirale di violenza degli Houthi e, potenzialmente, da parte iraniana.
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13 gennaio 2024 (modifica il 13 gennaio 2024 | 07:19)
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