Il Grande Gioco del Mar Rosso: Italia e Francia non partecipano alla coalizione anti-pirati

di Guido Olimpio

La �caccia� ai mercantili dei ribelli Houthi ha spinto molti Paesi a inviare navi. Italia e Francia si sono per� sottratte al �cappello� Usa. Per timore di possibili rappresaglie

Il Grande Gioco del Mar Rosso: Italia e Francia non partecipano alla coalizione anti-pirati

Una nave attraversa il canale di Suez

La minaccia al traffico marittimo in Mar Rosso incide sul mercato globale ma la risposta, nonostante le dichiarazioni, � parziale.

Gli attacchi

Le ultime ore sono state intense. I miliziani sciiti Houthi, alleati di Teheran, sono tornati ad una tattica gi� usata nel 2017 lanciando in mare un drone carico d’esplosivo. Manovra fallita. Un tentativo di attacco dopo gli oltre venti condotti con missili e droni a partire dalla met� di novembre, ovvero la reazione all’invasione israeliana a Gaza. Nel pomeriggio di ieri una fregata di New Delhi, invece, � intervenuta in soccorso di una nave dirottata nell’Oceano Indiano, un atto probabilmente compiuto da �predoni� fuggiti prima dell’arrivo delle forze speciali.

L’ultima provocazione degli Houthi � stata di fatto una risposta al monito corale sottoscritto in precedenza da Stati Uniti, Australia, Bahrein, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda, Singapore e Gran Bretagna. Una carta ufficiale per annunciare conseguenze nel caso dovessero continuare le azioni ostili. Parole interpretate da alcuni come l’ultimo avviso in vista di reazioni pi� dure. Il problema, per�, � sempre nei dettagli. Come rivela la cronologia della crisi.

Task force

In seguito al crescere degli assalti — ricordiamo che i militanti hanno ancora in mano una petroliera — gli americani hanno schierato diverse unit�, alcune delle quali hanno intercettato gli ordigni sparati dallo Yemen in direzione dello Stato ebraico. Il passo successivo � stata la creazione di una task force multinazionale, alla quale hanno aderito in modo pubblico una decina di Paesi mentre altri hanno preferito dare un appoggio riservato. Quando � venuto il momento di agire le rotte si sono divise. L’Italia ha fatto sapere che partecipava al pattugliamento con la fregata Fasan, per� nell’ambito di uno schieramento gi� esistente e non sotto l’egida statunitense. Salvo poi sottoscrivere il documento-monito. Alcuni governi hanno messo a disposizione elementi per lo staff e non mezzi. La Francia ha distrutto un drone ma ha sottolineato che la sua fregata avrebbe agito al di fuori della catena di comando statunitense.

I timori

A determinare le differenze cautele e pragmatismo. Primo. Il timore di essere etichettati come protettori di Israele da un avversario che ha mostrato di essere pronto a tutto o quasi. Secondo. Il rischio di un’escalation che comporti rappresaglie severe nello Yemen. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno discusso ipotesi di raid contro basi, missili, caserme: un giorno l’opzione strike sembra vicina, il giorno dopo si allontana. Terzo. Un conto � garantire la libera navigazione, altra cosa � partecipare ad operazioni belliche: gli Houthi hanno a loro disposizione armi d’ogni tipo in grado di procurare problemi.

Quarto. I miliziani, se vogliono, sono selettivi: possono aprire il fuoco solo su �scafi� collegati a Israele o diretti nel porto di Eilat e in questo modo spaccare l’alleanza, con europei ed altri interessati alla tutela del proprio naviglio. Anche se le conseguenze economiche per quanto sta avvenendo non guardano a questi distinguo e sono destinate ad aumentare.

I costi

Un gran numero di compagnie ha deciso di evitare il Mar Rosso allungando il viaggio con la circumnavigazione dell’Africa. Non solo. Esiste la paura di una ripresa della pirateria somala, sia per ragioni locali che per una possibile collusione con gli Houthi che avrebbero dei �complici� utili per accrescere l’instabilit�. Infatti, diverse navi segnalano, via web, di avere guardie armate a bordo. Messaggi di deterrenza in chiave anti corsari.

In zona incrociano poi i cinesi con almeno tre unit�. Di guardia ai propri cargo, mai disposte ad aiutare gli altri. E naturalmente ci sono gli iraniani, con la rotazione di una piccola flottiglia. Mostrano bandiera, confermano di voler avere un ruolo lontano da casa, fiancheggiano gli amici Houthi. Impegno dichiarato che va ad aggiungersi alla missione della Behshad: il mercantile, ancorato vicino alle coste yemenite, sarebbe utilizzato dall’intelligence di Teheran come guida per le incursioni dei miliziani.


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5 gennaio 2024 (modifica il 5 gennaio 2024 | 21:29)

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