Shevchenko: «L'Euro 2024 dell'Ucraina una lezione per il mondo. Il calcio ci aiuta a guarire dal trauma della guerra»

diPaolo Tomasellli, inviato a Dortmund 

Andriy Shevchenko, l'ex attaccante del Milan, oggi presidente della Federcalcio ucraina: «L'Italia non ha giocato al suo livello. Noi non ci lamentiamo mai»

Andriy Shevchenko, presidente della Federcalcio ucraina, l’Europeo della vostra Nazionale è durato poco, ma è stato il primo dallo scoppio della guerra: che esperienza è stata?
«Prima del torneo abbiamo diviso gli obiettivi: quello sociale e quello sportivo, che era qualificarsi e giocare bene. La squadra ha sbagliato la prima partita con la Romania, poi ha avuto una bella reazione vincendo con la Slovacchia e pareggiando con il Belgio, ma non è bastato, anche se siamo usciti solo per la differenza reti. Non c’è margine di errore».

Prevale l’orgoglio o l’amarezza?
«C’è amarezza, perché il girone era alla portata e mi aspettavo di più. Ma abbiamo sbagliato l’approccio».

C’era troppa pressione sulla squadra all’esordio?
«Non so cosa sia successo, ma la realtà è che i giocatori non sono stati in partita».

L’unica vittoria è arrivata nel giorno in cui il presidente Zelensky ha parlato alla squadra in videocollegamento. Una coincidenza?
«Scuramente il presidente ha dato un messaggio molto positivo, che ha incoraggiato i giocatori. La squadra ha capito di aver sbagliato la prima gara ed è stata molto diversa. Ha avuto la reazione di orgoglio di una squadra che gioca per una nazione in guerra».

Voi le vittorie non le festeggiate mai.
«No, non c’è niente da festeggiare».

L’obiettivo sociale di cui parlava l’avete raggiunto?
«Sì, assolutamente. Volevamo mostrare la realtà in cui viviamo e ci siamo riusciti. Abbiamo portato in Germania un’installazione interattiva dello stadio Sonyachny di Kharkiv, distrutto dai missili russi. A oggi 500 impianti sportivi sono stati danneggiati o distrutti dagli attacchi, tra cui 77 stadi. E i big della Nazionale hanno raccontato delle loro città devastate».

Yaremchuk, uomo del match con la Slovacchia, allo scoppio della guerra ha perso 9 chili per la depressione: ci si dimentica che dietro a questi calciatori ci sono le sofferenze di un popolo?
«La nostra mentalità è quella di non lamentarsi, ma di trovare le soluzioni. Da quando la guerra è cominciata, tutti siamo stati colpiti dalla tragedia. Ci sono giocatori che hanno perso non solo la casa, ma l’intera città da cui venivano. Questa però non è una scusa. La nostra realtà adesso è questa ed è semplice: o andiamo avanti e ci adattiamo o non viviamo».

Siete all’Europeo U19, siete all’Olimpiadi, al contrario dell’Italia: come si fa a proseguire sempre così bene?
«C’è una buona generazione e tante famiglie sono uscite dall’Ucraina: i bambini si formano in Germania o Italia: il centravanti della nostra U19 gioca nell’Empoli. Altri due sono al Bayern, altri in Inghilterra. E lo scouting funziona».

Lei e i suoi calciatori come vivete la differenza fra la vostra situazione e quella di un Europeo che va avanti, con la gente che ha voglia di festeggiare o si dispera per un gol?
«Riconosciamo che l’Ucraina vive in una realtà diversa. Ma anche i nostri tifosi hanno festeggiato con la Slovacchia ed erano molto tristi per l’eliminazione. Il calcio offre un momento di distrazione e di emozioni positive. Abbiamo creato una storia coi filmati che mostrano i soldati che giocano a calcio nei campi base e persino in prima linea! Il calcio ha un potere immenso nel nostro Paese, speriamo ci aiuti a guarire dal trauma».

Ci sono protagonisti del calcio che vi sono vicini?
«Sì, tante persone ci danno un supporto importante. La Germania ci aiuta molto, così come Francia, Inghilterra, Polonia, Norvegia, Romania. L’elenco è molto lungo. E naturalmente c’è l’Italia. Il presidente Gravina ha firmato un memorandum di collaborazione per ospitare i piccoli calciatori ucraini delle città più colpite: i primi sessanta sono in partenza. E i nostri giovani allenatori possono venire a Coverciano per i corsi».

Cosa pensa dell’eliminazione dell’Italia?
«Mi aspettavo qualcosa di più, perché voi avete un sistema, un campionato e dei giocatori importanti. L’Italia non ha giocato al suo livello».

Ma quando sente parlare di caldo e stanchezza come alibi, lei cosa ne pensa?
«Non farei mai paragoni con la nostra situazione, se è questo che vuole sapere. Non sono dentro la realtà dell’Italia e la nostra è del tutto diversa. Ma mi creda, anche da noi può capitare che dicano che i calciatori sono viziati».

Nel futuro cosa vede?
«La mia responsabilità come presidente è fare in modo che il calcio in Ucraina continui ad esserci: ricomincia il campionato, dobbiamo preparare gli arbitri, organizzare gli stadi e decidere gli orari, perché l’elettricità c’è per 4-5 ore al giorno. Per questo ogni paragone è impossibile».

4 luglio 2024

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