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La guerra di cui si parla meno avviene senza spargimento di sangue. L’Ucraina e Gaza ci hanno fatto dimenticare che l’antagonismo principale del nostro tempo oppone l’America alla Cina. Potenza insediata contro potenza in ascesa. Come teorizz� in maniera elegante Graham Allison rievocando la �trappola di Tucidide� e la guerra Atene-Sparta, millenni di storia inducono al pessimismo. Nella maggior parte dei casi l’incrocio di traiettorie fra un impero decadente (o che si percepisce minacciato dal declino) ed uno ascendente (o che si crede tale) si � risolto con una guerra vera e propria. Rari furono i casi di �passaggi delle consegne� da un egemone all’altro senza spargimenti di sangue. Ma per adesso siamo al di qua di quella soglia.
A che punto è la «guerra invisibile» tra Stati Uniti e Cina (e chi la sta vincendo)
Dietro il boom di Nvidia
L’America cerca di contenere la Cina sul terreno delle tecnologie avanzate, quelle che possono avere un valore strategico per la loro natura �duale�, applicandosi al settore civile e a quello militare. Un terreno di scontro decisivo sono i semiconduttori o microchip. L’America — anche facendo leva sull’influenza che pu� esercitare sulle nazioni alleate — cerca di frenare l’avanzata cinese e di mantenere un vantaggio competitivo. A che punto � questa gara? Le diramazioni si estendono dalle tecnologie �verdi� (un’auto elettrica e i suoi componenti, una centrale solare e i suoi componenti, sono infarciti di microchip) fino all’intelligenza artificiale.
La posta in gioco � altissima. Non a caso ha fatto irruzione tra i pachidermi capitalistici di Big Tech la societ� californiana Nvidia, la cui quotazione di Borsa ha raggiunto al top della classifica quella di giganti consolidati. Nvidia � risultata la terza societ� di maggior valore al mondo dietro Microsoft e Apple, davanti alla compagnia petrolifera saudita Aramco, Amazon e Google. Nvidia era da tempo un nome noto agli addetti ai lavori, ma ancora qualche anno fa nessuno si sarebbe sognato di vederla volare cos� in alto. La spiegazione: produce i micro-chip pi� ricercati nel campo dell’intelligenza artificiale.
L’America � tornata ad essere la numero uno, si � ripresa una lunghezza di anticipo in questa gara. E la Cina?
Cordone sanitario attorno a Huawei (5G)
I giganti del Big Tech cinese sono da tempo nel mirino di sanzioni americane, alle quali partecipano paesi alleati degli Stati Uniti. Per esempio, contro Huawei part� gi� nel 2019 una raffica di sanzioni, quindi all’epoca dell’Amministrazione Trump, per negargli l’accesso a microchip molto avanzati, fabbricati in America o in Corea del Sud. Huawei fabbrica telefonini ma non solo, � un gigante che spazia dalle infrastrutture telecom di quinta generazione (5G): su questo l’Amministrazione Trump fece pressioni perch� gli alleati europei rinunciassero alla tecnologia cinese, suscettibile di essere un cavallo di Troia per lo spionaggio di Pechino) fino agli stessi semiconduttori. Molti paesi europei hanno cominciato - lentamente - a ridurre la loro dipendenza da Huawei nelle grandi infrastrutture telecom.
Macchinari per fabbricare le �memorie�
Qui � necessaria una spiegazione. Puoi essere un grande produttore di semiconduttori, e al tempo stesso aver bisogno di comprare semiconduttori fabbricati da altri. Questo perch� la �famiglia� dei semiconduttori � vasta e variegata, sia per potenza che per dimensioni (banalizzando: pi� sono microscopici, pi� sono potenti e sofisticati), sia per le applicazioni e gli usi industriali. Un microchip che sta nel mio telefonino non � uguale a quello che ho nella batteria della mia automobile elettrica, per non parlare di quello che viene trapiantato nel cervello alle cavie umane degli esperimenti di Neuralink (societ� di Elon Musk).
In questo momento la guerra tra America e Cina investe in modo particolare quei macchinari avanzatissimi che fabbricano microchip ultra-miniaturizzati e con applicazioni anche nell’intelligenza artificiale. Questi macchinari vengono prodotti soprattutto da una societ� olandese (ASML) che � la numero uno mondiale, seguita da un gruppo di aziende giapponesi.
L'emargo americano coinvolge gli alleati
Dopo aver colpito Huawei nel 2019 con l’embargo di forniture motivato da ragioni strategiche – Huawei nasce come una costola dell’esercito cinese – l’America con l’arrivo di Biden alla Casa Bianca ha continuato quelle sanzioni e ne ha aggiunte molte di pi�. L’embargo si � allargato a quasi tutte le aziende cinesi, per cercare di bloccare il loro accesso ai microchip di tipo pi� avanzato; e ai macchinari per produrlo.
Funziona? La prima cavia di questo esperimento americano teso a rallentare la corsa cinese, cio� Huawei, offre una risposta, per adesso parziale e provvisoria. Da un lato s�, l’embargo americano funziona, Huawei � rimasta indietro nel progresso tecnologico, deve accontentarsi di microchip meno microscopici e quindi meno formidabili. L’ultima frontiera della miniaturizzazione, almeno provvisoriamente, � quella di 3 nanometri (un nanometro � un miliardesimo di metro, in cifre si scrive 0,000000001 metri). Due giganti mondiali sono arrivati a questa dimensione microscopica. Si chiamano Tsmc, taiwanese, e Samsung, sudcoreana. Appartengono quindi a due nazioni alleate dell’America, e sembrano voler rispettare l’embargo. I giganti cinesi del settore a quanto si dice non sono ancora riusciti a produrre microchip di 5 nanometri, il loro ritardo � evidente. Ma quanto pu� durare?
I limiti (anche in questo caso) delle sanzioni
Intanto bisogna ricordare che applicare un embargo � sempre difficile, a cominciare dall’entrata in vigore che richiede una serie di istruzioni molto dettagliate alle aziende del proprio paese o delle nazioni alleate. In poche parole, tra il momento in cui nel 2022 Biden annunci� la volont� di applicare l’embargo, e il momento in cui � entrato del tutto in vigore nel gennaio 2024, cos’� successo? I big cinesi come Huawei e SMIC hanno fatto incetta dei prodotti che ben presto sarebbero diventati inaccessibili: compresi i super-macchinari olandesi di ASML. Un’altra falla nell’embargo riguarda il Giappone. Anche la Borsa di Tokyo ha visto accadere un fenomeno simile al rialzo di Nvidia negli Stati Uniti: un gruppo di cinque societ� nipponiche (Tokyo Electron, Advantest, Disco, Lasertec, Screen Holdings) sono state le �star� dei listini azionari. Sono aziende simili all’olandese ASML, fabbricano macchine straordinarie che a loro volta fabbricano microchip. Anche qui siamo in quel campo di semiconduttori sofisticatissimi che possono essere usati nell’intelligenza artificiale. Una delle ragioni dietro l’arricchimento del quintetto di aziende giapponesi, sono stati gli enormi acquisti dalla Cina fino al dicembre 2023, prima dell’entrata in vigore dell’embargo.
Xi Jinping spinge verso l'autarchia
Oltre a fare incetta di tecnologie straniere finch� � stato possibile, i giganti cinesi del settore stanno cercando di allevarsi in casa un �eco-sistema� dei semiconduttori: cio� una filiera verticale che produca tutto il necessario, dalla A alla Z, in modo da sostituire ci� che non potranno pi� importare dall’America o dall’Olanda, dal Giappone o dalla Corea del Sud. Dietro c’� la mano di Xi Jinping. Siamo in piena “restaurazione socialista” a Pechino, la reg�a del governo � ovunque. Il settore dei semiconduttori in Cina � sempre stato beneficiato da generosi aiuti pubblici: 150 miliardi di dollari nell’ultimo decennio. Qui si apre un altro aspetto della gara tra America e Cina. Le aziende cinesi dei microchip sono tutte controllate direttamente o indirettamente dallo Stato. Sapranno sviluppare la stessa flessibilit�, velocit�, capacit� innovativa dei gruppi americani di Big Tech che sono tutti privati?
Statalismo, versione Biden
Nel frattempo l’America stessa rischia un po’ di scivolare verso una sindrome cinese. Non solo perch� Biden rincorre la Cina sulla strada degli aiuti pubblici: 53 miliardi di dollari di sussidi della sua legge chiamata Chips Act andranno a chi costruisce fabbriche di microchip sul territorio statunitense. Fin qui sembra funzionare visto che c’� la coda dei candidati: per incassare i finanziamenti hanno gi� avviato la costruzione di fabbriche sul suolo Usa l’americana Intel (che tanti anni fa era la numero uno mondiale), la taiwanese Tsmc, la sudcoreana Samsung e altre (Micron Technology, Texas Instruments, GlobalFoundries).
Ma la vera �deriva socialista� di Biden non � nei sussidi pubblici – cos� fan tutti – bens� nelle condizioni imposte per riceverli: rispetto di normative ambientali, assunzione di operai iscritti al sindacato. La burocrazia americana sembra essere pi� pesante di quella cinese. Per costruire una fabbrica nuova in Arizona, la taiwanese Tsmc continua ad accumulare ritardi e rinvii. Alla fine ci riuscir�, ma l’invadenza governativa pu� rendere l’America meno snella e veloce nella gara con il socialismo di Xi.
9 marzo 2024, 14:00 - modifica il 9 marzo 2024 | 14:15
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