Ue, Von der leyen di fronte a un sentiero «stretto». Stop del Ppe a un patto con i Verdi
FI: «No a posizioni ideologiche sull’industria». Il M5S ammesso (con riserva) nella Sinistra
DALLA NOSTRA INVIATA
BUDAPEST - Il sentiero di Ursula von der Leyen per la riconferma alla guida della Commissione europea resta stretto. L’ipotesi di un allargamento della maggioranza composta da Popolari, Socialisti e Liberali ai Verdi non sembra percorribile, questo è il segnale che arriva dalle giornate di studio del Ppe a Cascais ed è anche la posizione espressa con forza dalla delegazione italiana. Se i Verdi decideranno di votare in favore di von der Leyen sarà solo in base al programma che presenterà.
Mentre gli estremi dell’emiciclo hanno confermato che non la sosterranno. La Sinistra, che ieri ha aperto con «riserva» al M5S prevedendo una sorta di periodo di prova di sei mesi (a memoria è la prima volta che accade), ha confermato il suo «no» a von der Leyen. «Visti i tempi ristretti dovuti a scadenze tecniche interne al Parlamento, di comune accordo con The Left — spiegano i pentastellati in una nota — abbiamo concordato un periodo di confronto reciproco di sei mesi che serviranno a mettere a punto le future sfide dell’agenda politica europea, a partire dal no alla nomina di Ursula von der Leyen». L’estrema destra, qualunque sia la forma che prenderà, se si tratterà ancora del gruppo Identità e democrazia o della nuova formazione, i Patrioti, lanciata dal premier ungherese Orbán, non voterà per von der Leyen. A Budapest il ministro ungherese per gli Affari europei Janos Bóka, in un incontro con la stampa per la presidenza di turno dell’Ue, ha sottolineato che «i partiti a destra del Ppe sono stati notevolmente rafforzati e ciò si tradurrà non solo in un rafforzamento delle piattaforme già esistenti, ma in una completa ristrutturazione della destra politica» e il premier Orbán e il suo partito «sono uno dei pilastri di questo processo, che è inconcepibile senza la partecipazione attiva di Fidesz».
Intanto Orbán, dopo essere stato martedì a Kiev dal presidente Zelensky, oggi è atteso a Mosca per un bilaterale con il presidente Putin. Un faccia a faccia che crea malumore tra i Paesi Ue impegnati ad aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressore. Orbán sta portando avanti la sua agenda per la presidenza dell’Ue, che al primo punto ha la pace in Ucraina, ma come la intende lui. E infatti il presidente del Consiglio europeo Michel ha chiarito che «la presidenza di turno non ha il mandato di impegnarsi con la Russia per conto dell’Ue». Le giornate di studio del Ppe a Cascais sono state l’occasione per von der Leyen per fare il punto con le delegazioni del suo gruppo. Il pericolo per la sua riconferma (ha bisogno di 361 voti, la maggioranza che la sostiene è di poco meno 400) viene proprio dai franchi tiratori. Von der Leyen ha incontrato il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello, che ha elencato le priorità del partito: «Un approccio moderato del Green deal che garantisca la competitività. Abbiamo chiesto che non ci sia più un super commissario al Green deal e che le deleghe siano divise e assegnate a seconda del reale impatto e competenza. E una semplificazione, perché l’Ue non sia un’Europa delle regole, e una politica industriale non intrisa da posizioni ideologiche».
Forza Italia è contraria a un allargamento ai Verdi, come ha spiegato in più occasioni il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’eurodeputato Massimiliano Salini ha ribadito al Corriere «la completa indisponibilità ad accordare il nostro consenso a un’alleanza con i Verdi» e ha spiegato che «tutto il Ppe qui a Cascais ha manifestato questa contrarietà». Non sarà facile per von der Leyen mettere a punto un programma sul Green deal che trovi concordi Ppe, S&D e Renew. «Nei socialisti e tra i macroniani ci sarà un grande dibattito interno — osserva Salini —. Restiamo il continente della sostenibilità ma i target ambientali non devono più prevalere sul nostro modello economico di sviluppo, come avvenuto sullo stop ai motori a benzina e diesel dal 2035 che va revocato».
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