Sono state le «guerre stellari» di Reagan a salvare Israele

Se il diluvio infernale di trecento missili e droni dall’Iran non ha provocato una strage di civili israeliani, di chi è il merito? In buona parte la scampata tragedia è un miracolo tecnologico che risale alle «guerre stellari» di Ronald Reagan. Contro le quali una delle voci più critiche fu, a suo tempo, un certo senatore Joe Biden.
Diversi esperti militari – e commentatori conservatori – sia in Israele che negli Stati Uniti ora «ringraziano» Reagan alla memoria, per l’efficacia delle difese anti-missilistiche che proteggono Israele (nonché l’America e i suoi alleati). Fu nel 1983 che il presidente repubblicano lanciò in un discorso televisivo il suo progetto di una Iniziativa di Difesa Strategica (Sdi era l’acronimo del termine in inglese). Come ricorda oggi Daniel Henninger sul Wall Street Journal, il piano puntava a costruire sistemi di difesa integrati capaci di intercettare e abbattere missili a testata nucleare lanciati dall’Unione sovietica contro gli Stati Uniti.

Poiché una parte del progetto poteva basarsi sulla rete satellitare e quindi allargare il campo bellico allo spazio, la Sdi di Reagan venne bollata dai suoi avversari con il nomignolo di «Guerre stellari»: in quegli anni era uscita la trilogia di film di fantascienza di George Lucas con quel titolo. Al Congresso si distinse il più autorevole leader della sinistra democratica, il senatore Ted Kennedy, nell’usare in tono beffardo e infamante l’etichetta di «guerre stellari» per condannare l’idea di Reagan. Meno celebre di Kennedy, ma già molto attivo sui temi della politica estera, il senatore Biden nel 1986 tenne un discorso duro contro la Sdi. «Le guerre stellari – disse Biden – sono un attacco radicale alle nostre alleanze e agli accordi sul controllo degli armamenti che hanno sorretto la sicurezza degli Stati Uniti per molti decenni. L’adesione del presidente (Reagan) a questo piano è uno degli atti più sciagurati e irresponsabili nella storia delle leadership moderne».

Tra gli argomenti della contestazione democratica c’era il fatto che lo «scudo» della Sdi, nel rendere gli Stati Uniti meno vulnerabili a un attacco nucleare sovietico, li avrebbe resi anche meno solidali verso l’Europa: nel caso l’Urss decidesse di attaccare la Germania o l’Italia, il soccorso americano sarebbe stato meno automatico. Inoltre, usando un ragionamento perfino più alambiccato, qualcuno sosteneva che il lancio dell’iniziativa di difesa anti-missili avrebbe spinto Mosca a lanciare un attacco preventivo.

La Sdi non fu nulla di tutto ciò. Non incluse neppure una significativa dimensione spaziale. Invece diede il via a ricerche su sofisticati sistemi di avvistamento precoce, intercettazione e abbattimento sia da terra che dal mare e dal cielo, contro gli attacchi missilistici. Israele aderì al progetto due anni dopo il suo lancio da parte di Reagan. Molte delle tecnologie oggi a disposizione dell’Occidente e di Tel Aviv per difendersi da attacchi missilistici e di droni, incluso il celebre Iron Dome («cupola d’acciaio») israeliano, sono figli e nipoti delle ricerche varate con la Sdi. In questi giorni ne ha beneficiato indirettamente lo stesso Biden che nel 1986 attaccava le “guerre stellari” di Reagan. Oggi il presidente americano può vantare un credito politico nei confronti di Benjamin Netanyahu, dopo che l’aiuto americano e le tecnologie originate negli Usa hanno contribuito a minimizzare i danni dell’offensiva iraniana.

18 aprile 2024, 17:05 - modifica il 18 aprile 2024 | 17:36

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