Da una parte gli annunci sulla rinascita della California mi sembrano prematuri. Dall'altra, le profezie sul suo declino irreversibile sono sempre state smentite in passato.
Mistero California, leader di innovazione e malgoverno: tra intelligenza artificiale e homeless
Sono di ritorno su questa riva del Pacifico, in cerca di risposte per il suo segreto gioioso, oppure il suo mistero scabroso: come fa la California ad essere al tempo stesso cos� sfasciata e cos� innovativa? Come si spiega che al tempo stesso abbia una voragine di deficit nei suoi conti pubblici, la pi� alta disoccupazione nazionale, il record degli homeless (nonostante le spese enormi che dedica loro), una fuga di abitanti verso altri Stati, e contemporaneamente sia il laboratorio della nuova rivoluzione tecnologica legata all’intelligenza artificiale?
� un mistero che riguarda il mondo intero, visto che dalla Cina al Giappone, dalla Germania alla Francia, tutti cercano di riprodurre in casa propria alcuni ingredienti che hanno generato la Silicon Valley… e raramente ci riescono. � un mistero che io studio, da vicino, da un quarto di secolo. Non sono sicuro di aver trovato una risposta definitiva, ma posso aggiornarvi sullo stato delle mie ricerche: sugli abissi di malgoverno che affliggono la California, e sulle ragioni per cui malgrado tutto sia ancora invidiata dai cinesi e desiderata come la Terra Promessa dai giovani indiani neolaureati in informatica.
Vi anticipo due conclusioni, che non sono certezze ma hanno pi� a che vedere con dei calcoli probabilistici. La prima: la California potrebbe essere alla vigilia di una nuova ribellione anti-tasse come quella che proprio qui negli anni Settanta-Ottanta lanci� le fortune politiche di Ronald Reagan. La seconda: nonostante gli abominevoli danni creati dalla sua politica locale, non si distrugge facilmente un eco-sistema che ha riunito per decenni nello stesso luogo del pianeta gli intelletti pi� brillanti nelle tecnologie avanzate.
La mia esperienza californiana: 1979, 200-2004, e oggi
Ho questa abitudine: parlo e scrivo di cose che conosco perch� le osservo e le frequento da vicino, anzich� pontificare a distanza da Milano o da Roma. In California misi radici e trasferii l’intera famiglia ben 24 anni fa. Ci torno periodicamente perch� mia figlia � rimasta a vivere qui, insegna all’universit� (scienze ambientali) a San Jose nella Silicon Valley. In questi giorni sono a casa sua, luned� sar� a San Francisco per discutere di intelligenza artificiale al centro Innovit con un esperto, Sean Randolph, Senior Director del Bay Area Council Economic Institute.
La crisi attuale della California si pu� anche cominciare a descrivere con questa battuta: nulla di nuovo sotto il sole. Il mio primo viaggio sulla West Coast avvenne nel 1979, quando la rivolta fiscale dei californiani aveva appena vinto una battaglia, e una delle sue conseguenze era la candidatura di Reagan alla Casa Bianca. Vent’anni dopo la mia esperienza di vita in questo Stato cominci� all’insegna di tutti i paradossi.
Nel 1999 avevo avuto questa intuizione: era gi� in corso la prima rivoluzione di Internet, qualcuno doveva raccontarla agli italiani che ne sapevano troppo poco, e per farlo bisognava essere sul posto, non a Milano. Quando venni a cercar casa a San Francisco nel marzo 2000, accadevano simultaneamente due cose contraddittorie. Da una parte era quasi impossibile trovare alloggi: carissimi e quasi introvabili perch� era in corso una nuova “febbre dell’oro” che attirava talenti e capitali dal mondo intero (anche la prima febbre dell’oro, anno 1848, aveva stravolto la citt�). D’altra parte in quel mese ci fu il primo scoppio di una bolla speculativa legata ai titoli tecnologiciquotati in Borsa: croll� l’indice Nasdaq.
Alcuni, soprattutto se stavano molto lontano, decretarono che il fenomeno Internet e la Silicon Valley erano gi� finiti… Ma a proposito di malgoverno, gi� allora il tema era attuale e gi� allora una delle sue (tante) spiegazioni era un’ideologia dogmatica e fanatica, nella fattispecie un ambientalismo ultra-radicale. Le scelte frettolose e dilettantesche fatte dai politici locali in tema di politica energetica, attirarono la finanza tossica di Enron (la sua bancarotta fraudolenta legata alla speculazione sui future energetici fu un crac da record storico) e ci regalarono due estati di blackout elettrici a ripetizione, nel 2000 e nel 2001. Gi� allora per� le fortune aziendali della Silicon Valley mostrarono di potersi isolare dall’incompetenza dei governanti e vivere di vita propria.
Crisi degli homeless: numeri veri, pregiudizi da sfatare
Oggi, uno dei segni pi� vistosi di questa inettitudine degli amministratori locali � la crisi dei senzatetto. Sulle sue manifestazioni visibili ho scritto tante volte in passato. Eppure c’� un concetto che non riesco a trasmettere abbastanza in Italia: questa crisi non � dovuta a una mancanza di Welfare. � un pregiudizio diffuso in Italia, frutto di ignoranza e pigrizia intellettuale, associare l’America a una mancanza di Stato sociale. Ma le Americhe, al plurale, sono tante e alcune di loro localmente sono di una generosit� assistenziale che supera gli standard scandinavi. Negli ultimi cinque anni la California ha speso 24 miliardi di dollari per i suoi homeless. 24 miliardi!
Un’indagine pubblica effettuata per conto dello stesso governo locale ha dovuto ammettere che ogni singolo senzatetto costa circa 50.000 dollari all’anno ai contribuenti. CINQUANTAMILA dollari! Fate il confronto con il reddito medio di un italiano... Altro che assenza di Welfare: lo Stato della California ha in corso di attuazione ben trenta programmi di assistenza dedicati a loro, dalla sanit� agli alloggi. Eppure il numero degli homeless permanenti continua a salire: secondo il censimento del 2013 erano 118.552, un decennio dopo erano diventati 181.399. La risposta delle autorit� di fronte a questo scandaloso fallimento, corrisponde a una definizione classica della follia: �Continuare a fare sempre la stessa cosa, aspettandosi ogni volta un risultato diverso�.
Il ceto politico locale assomiglia anche al proverbiale personaggio del proverbio, il quale ha solo un grosso martello in mano, e quindi decide che tutti i problemi sono dei chiodi. La nomenclatura amministrativa e burocratica californiana sa fare solo una cosa: tassare e spendere. Per cui ad ogni prova del fallimento delle politiche precedenti, decide di rincarare la dose: tassare ancora pi� di prima, spendere sempre di pi�. Gli homeless – e la burocrazia che si occupa di loro a tempo pieno – sono una voragine senza fondo; anche perch� la California � disposta a destinare a questo problema sociale delle risorse illimitate, ma non vuole riesaminare un tab� ideologico, cio� la libert� dei senzatetto di rifiutare cure mediche (se sono malati di mente o tossicodipendenti) o di rifiutare l’alloggio che a loro viene assegnato.
Pressione fiscale, esodo di popolazione
Ad un Welfare degno del Nordeuropa, in California corrisponde una pressione fiscale altrettanto elevata (soprattutto se alle imposte sui redditi si aggiungono quelle sulla casa). Quest’anno il deficit pubblico locale sfonder� i 70 miliardi di dollari. La risposta del governatore democratico Gavin Newsom? � riuscito a farsi approvare in un referendum recentissimo il progetto di indebitarsi per altri 6,4 miliardi di dollari, tramite emissioni di appositi bond, da spendere in programmi aggiuntivi a favore degli homeless malati di mente. Se poi quelli non ne vorranno sapere, la dottrina ideologica dominante � che bisogner� rispettare questo loro diritto fondamentale. Per� il referendum � stato approvato di strettissima misura, nonostante lo Stato abbia una soverchiante maggioranza di elettori democratici. La contrariet� degli stessi elettori di sinistra � stata tanto pi� elevata in quelle citt� che ospitano la massima concentrazione di homeless.
Come ha detto un noto consulente del partito democratico, Andrew Acosta: �Abbiamo aumentato le tasse a San Francisco, abbiamo aumentato le tasse a Los Angeles. Ogni aumento delle imposte � stato accompagnato dalla promessa che avremmo risolto il problema. I contribuenti non vedono risultati�.
E certi contribuenti se ne vanno. Per la prima volta nella sua storia moderna, cio� da quando lo Stato della California venne fondato nel 1850, la popolazione residente � calata per tre anni consecutivi. La fuga di californiani verso altri Stati Usa meglio amministrati e meno esosi, ha sottratto alla capitale locale di Sacramento un gettito netto di 30 miliardi di dollari annui. Questa � gi� una rivolta fiscale in atto: molti californiani “votano con i piedi”, decidono di andarsene. Era gi� accaduto nella storia passata che il malgoverno locale provocasse flussi migratori verso altri Stati Usa; per� quei flussi in uscita venivano compensati dall’immigrazione straniera, mentre oggi il saldo netto � negativo. E malgrado la sua popolazione diminuisca, la California non riesce a creare lavoro per quelli che rimangono: il suo tasso di disoccupazione al 5,3% � il pi� alto di tutti i 50 Stati Usa (la media nazionale � 3,8%).
Di fronte alla fuga e al conseguente impoverimento della base imponibile, cosa pensate che far� Newsom? Cercher� di aumentare ancora la pressione fiscale su quelli che rimangono. Fantastico.
Rivolta fiscale 1978-1979 e ascesa di Reagan
Per� anche questo � un remake. Nella seconda met� degli anni Settanta il ceto politico locale si distingueva per la follia del “tassa-e-spendi” a gog�, finch� la corda si spezz�. Scoppi� la grande rivolta anti-tasse promossa nel 1978 da Howard Jarvis, vinse il referendum detto Proposition 13 che metteva un tetto costituzionale a certi prelievi fiscali. Era l’inizio del reaganismo.
Ronald Reagan, dopo essere stato governatore repubblicano della California dal 1967 al 1974, si appropri� della rivolta fiscale e ne fece un suo programma nazionale. Arrivato alla Casa Bianca (1981-88) riusc� effettivamente ad arrestare l’aumento della pressione fiscale, e in certi casi a ridurre le imposte, anche se meno di quanto avrebbe voluto. Oggi in California i segnali che sta scricchiolando il consenso verso il partito “tassa-e-spendi” si percepiscono, l’ultimo referendum ne � stato un termometro. � anche significativa la vicenda di Elon Musk che ha spostato la sede sociale Tesla in Texas, dopo che la sua marca di auto elettriche era stata per anni una icona della California.
La ricetta della Silicon Valley, per�...
Torno alla mia domanda iniziale: perch� nonostante tutto, quando parliamo d’intelligenza artificiale, abbiamo gli sguardi fissi su quel che accade nella Silicon Valley? O al massimo includiamo Seattle (sede di Microsoft e Amazon), che � una specie di propaggine settentrionale della Silicon Valley?
Perch� questa parte del mondo accumula da oltre 80 anni (precisamente dall’entrata in guerra degli Stati Uniti dopo Pearl Harbor, 1941) capacit� di ricerca e innovazione, nonch� talenti umani che aggrega nelle sue universit� e laboratori. Ha poi messo a punto una ricetta originale – copiata nel resto del mondo – per trasformare ricercatori e scienziati in imprenditori di se stessi con l’appoggio del venture capital. Ha saputo essere una calamita multietnica aggregando competenze qualificate dalla Cina e dall’India, dal Giappone e dalla Corea, dalla Germania e dall’Italia.
Questo eco-sistema ha la capacit� virtuosa di auto-perpetuarsi, non si lascia distruggere facilmente, neppure da un pessimo governo locale. Inoltre una parte delle tecno-�lite – soprattutto se sono bianche e anglosassoni e con un Dna protestante-puritano – ritengono di dover espiare la colpa di essere ricchi e quindi abbracciano ideologie di estrema sinistra, convinte cos� di combattere le diseguaglianze e purificarsi dei propri peccati. Geniali nella loro capacit� di innovazione, possono essere pigri e conformisti quando si tratta di verificare empiricamente se le politiche di Gavin Newsom abbiano prodotto sul terreno gli effetti desiderati. Cos� c’� il paradosso che i cinesi non capiscono: una San Francisco assediata dagli homeless, ma pi� scattante di Shanghai nella gara dell’intelligenza artificiale.
Aggiungo una notazione personale, visto che sono ospite di mia figlia a Santa Cruz. La California invent� il salutismo prima di ogni altra parte del mondo. Gi� due generazioni fa si cercava qui un equilibrio tra lavoro e vita personale, che poi � diventato un obiettivo diffuso. Il campus di Googleplex, dove i dipendenti hanno una mensa che vale un ristorante stellato, e i giardini attrezzati per il volley da spiaggia, � un modello che vidi nascere vent'anni fa e ora trovo imitato perfino... in Arabia saudita. Per attirare qui talenti dal mondo intero, a qualcosa servono pure queste spiagge meravigliose, le montagne, i grandi parchi nazionali e riserve protette, il clima: la combinazione tra i paesaggi naturali incantevoli, e la gentilezza degli abitanti che rimane molto speciale, non � un ingrediente secondario.
Il centro di San Francisco soffre di un degrado legato anche ad anni di quel lassismo giudiziarioche ha legalizzato furti e rapine, per� in venti minuti di mountain bike si � gi� nella natura selvaggia e incontaminata delle Marin Highlands, di l� dal Golden Gate bridge. I cinesi non sono ancora riusciti a replicare tutto ci�.
15 aprile 2024, 16:17 - modifica il 15 aprile 2024 | 16:31
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