Lo smantellamento delle 4 ex centrali nucleari di Trino (Vc), Caorso (Pc), Latina e Garigliano (Ce), e degli impianti per il ciclo del combustibile di Saluggia (Vc), Rotondella (Mt), Casaccia (Rm) e Bosco Marengo (Al). Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. E ora un possibile ritorno all’atomo. La società controllata dal Mef e vigilata dal Mase e dall’Arera da agosto 2023 ha un altro vertice.
Parla Gian Luca Artizzu, ceo di Sogin da agosto 2023. «I piani precedenti hanno sottostimato tempi e costi. E i contenziosi hanno rallentato i lavori. Sul deposito nazionale sono ottimista: i comuni si faranno avanti»
A guidarla, dopo il commissariamento deciso dal governo Draghi a luglio 2022, è il manager Gian Luca Artizzu come ceo e l’Ammiraglio Carlo Massagli come presidente.
Dottor Artizzu qual è la situazione?
«La situazione è complessa: abbiamo ereditato un numero significativo di cause. Abbiamo avuto i controlli da parte di Arera su dieci anni di contratti per il deposito nazionale, l’Autorità ha individuato presunte irregolarità con impatto sul bilancio 2021. I commissari hanno firmato lettere di diffida e messa in mora nei confronti di 25 fra amministratori e sindaci, sono in corso inchieste della magistratura. In tutto questo, stiamo lanciando la revisione del piano pluriennale, che prevediamo di finire nei prossimi mesi».
Nel frattempo, ha già cambiato i top manager...
«Ho creato una struttura che dà una maggiore importanza ai capi-sito, che ho portato al primo livello perché solo con un rapporto diretto si riesce a fare una programmazione realistica. Quasi tutta la prima linea è stata rimossa e spostata su altre funzioni. Ho creato strutture di coordinamento dei cantieri. In vista della realizzazione del deposito nazionale ho rafforzato la struttura».
A che punto è lo smantellamento?
«Siamo oltre il 43% dei lavori totali. Per le quattro ex centrali fino al 2013 si è lavorato sugli impianti ausiliari e convenzionali e dopo è stato completato l’allontanamento del combustibile. Ora abbiamo cominciato la fase più complessa dal punto di vista ingegneristico, lo smantellamento delle isole nucleari. A Garigliano (Ce) il 21 dicembre è stato aperto il Vessel che è il vero cuore del reattore: abbiamo cominciato ad affrontare le parti più interne. Una fase importante, realizzata quasi esclusivamente con competenze interne di Sogin e della nostra controllata Nucleco».
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Cosa rallenta i lavori?
«Le faccio un esempio: sul combustibile la maggior parte del tempo, circa l’85%, passa per ottenere autorizzazioni e per fatti amministrativi. L’Italia ha una delle normative più stringenti. E poi i contenziosi con le aziende. Su tutti i principali progetti ho trovato contenziosi o pre-contenziosi, come, ad esempio, sul Cemex a Saluggia (Vc) e altri. A me interessa superare questa fase e riportare serenità in azienda e sui cantieri. Posso dire che per l’Icpf a Rotondella (Mt) abbiamo superato difficoltà di esecuzione del contratto che adesso può procedere».
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In teoria lo smantellamento sarebbe già dovuto essere completato...
«I piani precedenti, a mio avviso, sottostimavano tempi, costi e personale necessario. Stiamo cercando di fare una programmazione credibile. Stimo che saranno nella fase brown field(in cui il sito possiede ancora al suo interno rifiuti radioattivi condizionati e in sicurezza all’interno di appositi fusti, ndr) Garigliano e Trino nel 2030, Caorso nel 2032. Per Latina non si potrà parlare di brown field nonostante anch’essa raggiungerà lo stesso grado di smantellamento nel 2030, poiché possiede uno schermo in grafite che richiede un’ulteriore gestione.
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Da anni si attende il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, quali sono le tappe dopo che pochi giorni fa, in dicembre 2023, è stata pubblicata la Carta nazionale delle aree idonee?
«Siamo nella fase in cui i comuni della lista della Cnai si possono proporre, ma è adesso possibile l’autocandidatura per Comuni non presenti nella Cnai. Ci sono interlocuzioni in corso e sono ottimista sul fatto che più comuni si faranno avanti».
Si parla di ritorno al nucleare, Sogin è pronta?
«Sogin ha mantenuto tutte le competenze — ingegneristiche, tecnologiche, normative e autorizzative — ed è pronta per un eventuale ritorno al nucleare».
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03 gen 2024
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