Sinner-Berrettini a Wimbledon, storia di un'amicizia: «A Montecarlo dissi che sarebbe diventato fortissimo»
I due amici pronti a darsi battaglia sul Centrale di Wimbledon. La prima volta contro a Montecarlo, nel 2019, in allenamento. Poi lo stupore in Davis: «Non sbagliava mai. Ci chiedevamo. "Ma è reale?"»
Il derby made in Italy sul centrale di Wimbledon è un concetto che il pensiero degli inglesi non considerava fino a tre anni fa, quando l’antenato Nick Pietrangeli era ancora il connazionale in grado di spingersi più avanti sull’erba (semifinale nel 1960) nella storia del nostro tennis. Poi è arrivato il canguro del Nuovo Salario (quartiere di Roma), Matteo Berrettini, finalista dentro la bolla anti Covid nel 2021, l’esploratore del verde che ha aperto la strada a Jannik Sinner, oggi favorito numero uno in Church Road.
Lo stupore in Davis: «Non sbagliava mai»
Cinque anni, quattro mesi, quattro giorni e 58 posizioni in classifica separano Matteo da Jannik, l’apripista e il predestinato, vite parallele troppo spesso divaricate dagli infortuni di Berrettini, che nel 2023 volò a Malaga da spettatore per assistere all’impresa di Sinner: riportare la Coppa Davis in Italia 47 anni dopo il Cile. Un’esperienza che a Wimbledon, battuto Fucsovics e un attacco di mal di schiena, Matteo ha raccontato così: «Non sbagliava mai: colpiva ogni palla con la massima potenza, e non sbagliava mai. Surreale. Noialtri azzurri ci guardavamo in faccia chiedendoci: ma questo ragazzo è reale?». Lo è. Ed è proprio tagliare la linea d’ombra in Davis (quei tre match point annullati a Djokovic) che ha dato a Jannik la sicurezza per annettersi l’Australian Open a gennaio, più tutto il resto.
I primi palleggi a Montecarlo: «Questo ragazzino diventerà fortissimo»
La prima volta che si sono affrontati fu a Montecarlo, in allenamento, nel 2019. Sinner minorenne, Berrettini con tre titoli già in saccoccia, colonna di Davis, alla fine di quella stagione semifinalista Slam a New York e tra gli 8 maestri alle Atp Finals di Londra. «Palleggiandoci — ricorda il romano — avvertii qualcosa di speciale. Ho proprio pensato: questo ragazzino diventerà fortissimo». Un solo precedente a livello Atp, il primo turno al Master 1000 di Toronto che poi il barone rosso avrebbe vinto, la certezza che oggi sarà un match tattico, con tutta la tensione che i derby si portano in dote. Jannik sa di dover alzare il livello, rispetto all’esordio di lunedì con Hanfmann: sarà una battaglia di servizi ma l’altoatesino ha la risposta per disinnescare l’ogiva del rivale, che al primo turno ha piazzato 11 ace (ne serviranno di più).
Ieri Sinner ha modificato la sua routine anticipando l’allenamento alle 11 del mattino: non tanto per evitare la pioggia londinese, quanto per ritagliarsi il tempo di andare a tifare la girlfriend Anna Kalinskaya nel pomeriggio, un primo turno che la russa ha superato in fretta, meno male perché a bordo campo faceva freschetto e Sinner si era infagottato in un tutone con il cappuccio tirato sulla testa. L’età dell’oro dell’Italia, mentre Matteo Bellucci perde la sua battaglia spalmata su due giorni con Shelton, offre un secondo derby in tabellone: Musetti-Darderi, che con Arnaldi e Sinner saranno i quattro singolaristi azzurri all’Olimpiade. Altri incroci, altre storie da raccontare sul rosso. Ma prima, fame d’erba