Sinner (innamorato) dedica la vittoria di Halle alla fidanzata Anna Kalinskaya

diGaia Piccardi

Anna kalinskaya ha perso la sua finale con l’americana Pegula. «La mia ragazza oggi ha sprecato sei match point, mi dispiace tanto, ma come me ha avuto una settimana bellissima»

Le conseguenze dell’amore — e del talento — sono gli occhi dolci che Jannik Sinner punta sul futuro dopo aver sollevato il trofeo di Halle, il primo sull’erba. Centosettanta chilometri più a Nord-Est, a Berlino, Anna Kalinskaya ha combattuto e perso la sua finale con l’americana Pegula. La dedica è per lei: «La mia ragazza oggi ha sprecato sei match point, mi dispiace tanto, ma come me ha avuto una settimana bellissima». Sorridono lo zio e il papà, in tribuna, mentre Darren Cahill lo guarda con tenerezza da padre putativo. L’aveva previsto, il coach: «Jannik sta diventando grande. Quando sarà pronto, condividerà anche la sua vita privata. Fa parte del processo».

Eccolo, quel momento. Il Sinner erbivoro che non ti aspetti, padrone sul verde come se fosse nato mancino in Australia negli Anni 70 anziché sciatore a Sesto Pusteria, lascia il posto al ventiduenne innamorato, che prima regola l’amico Hurkacz in due set (7-6, 7-6) e poi rivolge un pensiero alla girlfriend finalmente visibile, a differenza della precedente, la collega che Riccardo Piatti gli suggeriva di frequentare («Trovati una tennista») quando il barone rosso era refrattario ai consigli, e non ancora un modello da imitare: «Sto cercando di diventare come lui» dice Anna. Halle riconsegna al mondo un uomo più rotondo e un numero uno in grado di vincere su tutte le superfici del tennis, ottavo giocatore nell’era Open ad annettersi il primo torneo affrontato da re (la compagnia è ottima: Connors, Borg, Wilander, Edberg, Sampras, Djokovic, Murray), quarto titolo stagionale e 14° complessivo. A 22 anni, dieci mesi, sette giorni.

Pochi si aspettavano che in Sassonia andasse così bene. La transizione da terra a prato non è mai banale, Jannik non si pensa (ancora) canguro ma il debutto dello swing sull’erba ha rivelato un’Italia camaleontica, Sinner trionfatore ad Halle insieme alla coppia Bolelli-Vavassori, balzata in cima alla Race per le Finals di Torino, Lorenzo Musetti finalista al Queen’s nella domenica delle vite parallele: il predestinato ce l’ha fatta mentre la bellezza assoluta del piccolo maestro monomane si è inceppata al cospetto dell’americano Paul, però Londra restituisce un Musetti ritrovato dopo la paternità, raffinato giardiniere sui prati. L’Olimpiade di Parigi ci permetterà di vedere Jannik e Lorenzo, gli opposti che si attraggono, insieme in doppio per una medaglia. Che goduria.

Priorità Wimbledon, ora. La tentazione, per festeggiare il successo di Halle, sarebbe stata trasferirsi a Lipsia per tifare l’Italia contro la Croazia all’Europeo, ma il ranking impone dei doveri e il terzo Slam stagionale dietro l’angolo (venerdì il sorteggio) richiede a Londra la presenza del suo principale favorito, già sicuro di uscire in vetta dalle due settimane in Church Road, comunque vada. Sinner non potrebbe arrivarci più in fiducia. L’Atp 500 di Halle è stato torneo vero: tre set con Griekspoor, Marozsan, Struff, tre tie-break persi, quattro vinti, due ieri in finale, il videogioco in cui Sinner ha addomesticato servizi di Hurkacz che viaggiavano a 220 km all’ora e ha vinto il 94% dei punti con la prima (10 ace). Significa che battuta e risposta, architrave sull’erba, funzionano. Nessuno oggi tira forte come Jannik, che si è divertito a trasformare il suo viaggio tedesco, come a Miami, in una narrazione: i tuffi sul verde, le risate quando lo spettatore ha starnutito e ieri con papà. Non è più solo tennis, sta diventando letteratura contemporanea.

24 giugno 2024

- Leggi e commenta