Eni cede il 9% di Plenitude a Eip. Spinta sulla transizione

Eni cede il 9% di Plenitude a Eip. Spinta sulla transizione Eni cede il 9% di Plenitude a Eip. Spinta sulla transizione

Eni accelera sulla strategia dei satelliti, accogliendo nell’azionariato della controllata Plenitude alla svizzera Energy Infrastructure Partners. Il fondo con sede a Zurigo rileverà il 9% di Plenitude, sottoscrivendo un aumento di capitale fino a 700 milioni, e otterrà un posto nel consiglio della società. Nell’operazione, curata dai consulenti di Mediobanca, Rothschild e Goldman Sachs, la società viene valutata 8 miliardi che salgono a 10 includendo il debito. L’aumento di capitale avverrà in due fasi: Eip sborserà subito 500 milioni, con l’opzione di versare altri 200 milioni a inizio 2024 - circostanza che appare molto probabile. Le risorse fornite dal private equity svizzero andranno a rafforzare «la struttura finanziaria di Plenitude per supportare ulteriormente la sua transizione energetica e il suo percorso di crescita», ha sottolineato il ceo di Eni, Claudio Descalzi.

A oggi Plenitude è presente in 15 Paesi del mondo. La società integra la produzione di circa 3 Gigawatt di fonti rinnovabili, la vendita di energia e di soluzioni energetiche a circa 10 milioni di clienti europei ed una rete di ricarica di quasi 20 mila colonnine per veicoli elettrici. Al 2026 l’obiettivo è raggiungere oltre 11 milioni di clienti, oltre 7 GW di capacità rinnovabile installata e oltre 30 mila punti di ricarica installati. Grazie all’accordo con Eip, ha aggiunto Descalzi, «esplicitiamo il valore di Plenitude». Il riferimento di 8 miliardi potrà tornare utile anche in vista di un futuro approdo in Borsa della società. Il gruppo aveva già tentato di quotarla nel 2022, ma aveva poi dovuto rinunciare a causa della crisi energetica. La strada per Piazza Affari non è però mai stata abbandonata e, mercati permettendo, appare più in discesa dopo l’ingresso di Eip.

La strategia dei satelliti delineata nel piano al 2026 di Eni prevede del resto la valorizzazione delle controllate «ad alto potenziale, creando le condizioni per una crescita indipendente, garantendo l’accesso a nuove risorse finanziarie e dando evidenza del loro valore di mercato», ha concluso Descalzi. Dopo Plenitud, tale percorso dovrebbe essere intrapreso - forse già nel corso del 2024 - anche da Enilive, la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alla smart mobility. Nell’orbita potrebbe infine rientrare anche Novamont, il produttore di bioplastiche controllato al 100% da Eni tramite Versalis. Stando a quanto riferito da Reuters, il fondo norvegese HitecVision e lo statunitense Blackstone sarebbero interessati a rilevare una quota di minoranza, assegnando all’azienda una valutazione di circa un miliardo.

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