Medico di famiglia: quali sono i sui compiti e perchè è (davvero) fondamentale per la prevenzione ?
Il ruolo del medico di medicina generale è cruciale nella gestione delle malattie croniche, come diabete, cardiopatie, ipertensione
Il ruolo del medico di medicina generale è cruciale nella gestione delle malattie croniche, come diabete, cardiopatie, ipertensione. Sapere quali sono i suoi compiti consente di utilizzare meglio e in modo più consapevole il servizio di assistenza primaria di base quando si ha un problema di salute che richiede un trattamento continuo nel tempo. I controlli regolari con il proprio medico di base aiutano il malato cronico ad aderire correttamente alla terapia, a tenere monitorata l’efficacia dei farmaci, a non ripetere inutilmente esami e a modificare abitudini scorrette.
Non solo ricette e certificati
«L’errore più comune, dopo aver ricevuto il piano di cura, è quello di limitare il contatto solo per richieste relative a compilazione di ricette e certificati di malattia. A seconda della patologia cronica, invece, il medico di famiglia andrebbe incontrato ogni 6-12 mesi» raccomanda Alberto Magni, medico di medicina generale a Desenzano del Garda (Bs) e responsabile nazionale delle politiche giovanili per la Società italiana di medicina generale (Simg). La prima funzione del medico di famiglia è quella di intercettare i fattori di rischio di patologie croniche: pressione alta, glicemia elevata, eccesso di colesterolo, sovrappeso, obesità, fumo, sedentarietà, alimentazione scorretta, ereditarietà.
Sintomi sospetti
«In presenza di sintomi sospetti, come aumento della pressione, mal di testa, tosse persistente, aritmia o disturbi urinari, è bene che prenoti subito una visita con il medico curante, il quale valutata la storia clinica deciderà se prescrivergli un approfondimento diagnostico. La stessa cosa può fare quando l’assistito accede per un certificato di malattia, per attività sportiva o rinnovo della patente» chiarisce Magni.
Una volta accertata la diagnosi di malattia cronica il paziente semplice (cioè che non ha altre patologie concomitanti, né complicanze) viene preso in carico dal medico di medicina generale, « senza aver bisogno di andare dallo specialista di branca» sottolinea Magni. Citando due esempi: «In caso di ipertensione, il medico curante prescrive esami del sangue e delle urine, elettrocardiogramma, ecocardiogramma ed ecografia delle arterie carotidi per stratificare il rischio di danno d’organo. Se non ci sono segni né pericoli di complicazioni, ci pensa direttamente lui a impostare la terapia farmacologica. Mentre se sono insorti danni, come nefropatia, retinopatia o ipertrofia ventricolare, invia il paziente al cardiologo per una consulenza e per condividere la scelta di trattamento. Un altro esempio è il paziente con diabete di tipo 2 non scompensato, cio con livelli di glicemia poco superiori alla norma, a cui il medico di famiglia prescrive la terapia standard».
Gestione integrata
Mentre i malati cronici più complessi invece, devono essere valutati e seguiti dai centri specialistici ma sempre nell’ottica di una gestione integrata con il medico di medicina generale come supervisore e coordinatore delle cure. «Il medico di famiglia — spiega Magni — verifica che l’assistito abbia capito il percorso di cura definito dallo specialista e le modalità di assunzione dei farmaci, che non salti la terapia e non abbia reazioni avverse. Controlla che non ci siano interazioni tra farmaci che compromettono il trattamento e che il paziente non si trovi a ripetere esami identici richiesti in tempi ravvicinati dai vari specialisti che lo hanno in carico».
Punto di riferimento
Resta perciò un punto di riferimento per tutti i malati cronici. «C’è chi viene dimesso dall’ospedale con l’indicazione di prendere l’insulina, ma non viene educato alla corretta assunzione della stessa. Chi assume il gastroprotettore dopo i pasti anziché a digiuno vanificandone l’effetto, chi prende la cardioaspirina prima di mangiare, con il rischio di provocare delle ulcere gastriche, o in combinazione ad altri antinfiammatori, aumentando il pericolo di emorragie gastrointestinali, e chi fuma pur avendo avuto un infarto al cuore. Il medico deve responsabilizzare l’assistito e aiutarlo a comprendere l’importanza di prendere i farmaci nei modi e tempi indicati e di avere uno stile di vita sano» conclude.
In aiuto anche le ex guardie mediche
Per far fronte alla carenza di medici di famiglia sono state varate una serie di misure. La prima, in vigore fino al 31/12/ 2026, consente alle Regioni di elevare fino a mille il numero massimo di assistiti per i medici di base che svolgano anche servizio di continuità assistenziale con una garanzia di 24 ore settimanali (in deroga al tetto di 650 assistiti).
«La misura interessa oltre 7mila professionisti e consente a circa un milione di cittadini in più di avere un medico di famiglia» dice Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione sindacale nazionale dei medici di medicina generale. Anche i laureati iscritti al corso di formazione in Medicina generale possono avere un massimo di mille assistiti. «Il provvedimento scade il 31/12/ 2024. Ci auguriamo che venga prorogato» commenta Scotti. Anche il nuovo Accordo nazionale della medicina generale prevede per le Regioni di alzare il massimale di assistiti da 1.500 a 1.800. In assenza di personale medico collocabile, infine, i medici convenzionati possono restare al lavoro fino al compimento dei 72 anni (la deroga decade a fine 2026).
Lo si interpella in media nove volte l’anno
In Italia, nel 2021, il numero medio di contatti tra medico di medicina generale e paziente è stato di 9 all’anno. Lo stima l’istituto di ricerca della Simg nell’ultimo rapporto «Health search». La frequenza cresce con l’avanzare dell’età degli assistiti, fino a raggiungere tra gli ultra 85enni quasi 22 contatti annuali per gli uomini e 20.8 per le donne. La metà delle relazioni è rappresentata dalle visite ambulatoriali, il 40% dalle richieste di farmaci e prestazioni specialistiche e il resto da consulenze telefoniche. Le patologie per cui i pazienti nel 2021 si sono rivolti più spesso al medico di base sono state tra le altre: ipertensione non complicata (17,9% dei contatti), diabete di tipo 2 (7,2%), dislipidemia (5,6%), malattie ischemiche (4,1%) disfunzioni della tiroide (4%), malattia da reflusso gastroesofageo (3,9%), dorsopatie (3,7%), malattie della prostata (3,7%), depressione (3,1%), cancro senza metastasi (3,1%), osteoporosi (2,9%), fibrillazione atriale (2,8%),