Nella testa di Joe, il vero motivo per cui Biden non lascia la corsa nonostante le pressioni

«Quei democratici che mi vogliono far fuori adesso, sono gli stessi che regalarono la vittoria a Donald Trump nel 2016». È un pensiero che tormenta Joe Biden in questi giorni tremendi. Il presidente è stretto in una morsa: fra le enormi pressioni del suo partito perché ritiri la candidatura; e la tentazione di non darla vinta a quegli stessi notabili che otto anni fa commisero un errore fatale.

Scontiamo pure che ci sia un po’ di paranoia, in Biden e nella cerchia dei suoi familiari e collaboratori; tuttavia non hanno torto quando ricostruiscono quel che accadde nel 2016. Biden non ha mai perdonato all’establishment del suo partito di avere stoppato la sua candidatura otto anni fa: gli è sempre rimasta la quasi-certezza che lui allora avrebbe sconfitto Trump, mentre Hillary Clinton non ci riuscì. La storia del trumpismo, del partito repubblicano, della politica americana, del mondo intero, forse sarebbe stata diversa se lui non avesse dato retta ai clan degli Obama-Clinton e alle altre lobby che presero quella fatale decisione nel 2016. Stampa “amica” inclusa.

Quei media (New York Times, Washington Post, Cnn, Msnbc) che dopo aver nascosto il suo decadimento per quattro anni sembrano aver “scoperto” la problematica vecchiaia del presidente solo dopo la débacle televisiva, ora seguono con una cronaca spasmodica i segnali dalla Casa Bianca. Da un’ora all’altra, si alternano gli annunci che il ritiro è imminente, e poi le smentite. L’ultimo segnale, di ieri sera, ha gelato le aspettative: Biden non appena sarà negativo al Covid tornerà a fare campagna elettorale. Naturalmente potrebbe ripensarci; magari entro poche ore. Sarà questo il weekend decisivo? Oppure il calvario del partito democratico è destinato a continuare?

Per capire cosa si nasconde dietro i tentennamenti, ci sono spiegazioni banali, prosaiche, ciniche: Biden come tanti leader è attaccato al potere; così pure il suo clan fatto di familiari e fidati collaboratori. Egoismo, egomania, trovano sempre degli alibi, un leader si convince facilmente di essere indispensabile. Nel caso di Biden spunta un alibi aggiuntivo: lo spettacolo di questi giorni gli sembra il remake di una storia già vista.

Quel che accade nella testa di Joe, e probabilmente di sua moglie Jill, e di tanti collaboratori che fanno quadrato nell’ultima resistenza, è stato rivelato da una “gola profonda” alla rete tv Nbc. Questo stretto collaboratore del presidente ha chiesto di mantenere l’anonimato, perché i suoi virgolettati sono un attacco frontale allo stesso partito di Biden.

«Vogliamo ricordarci per un attimo – ha detto il consigliere della Casa Bianca – che le stesse persone impegnate oggi a cacciare Joe Biden, sono quelle che letteralmente ci hanno regalato Donald Trump? Nel 2015 furono Barack Obama, Nancy Pelosi e Chuck Schumer a escludere Biden per far posto a Hillary. Ebbero torto allora e hanno torto adesso». La stessa fonte ha sottolineato che nella campagna elettorale del 2016 i sondaggi assegnavano alla Clinton fino a nove punti di vantaggio su Trump. «Come vi sembra che sia andata per tutti quanti nel 2016? Forse dovremmo imparare qualche lezione dal 2016. Una di queste è che i sondaggi sono spazzatura, chiedetelo alla Clinton. La seconda è che forse Joe Biden è più in sintonia con i veri americani, di quanto lo siano Obama-Pelosi-Schumer?»

Il linguaggio è sferzante. Le accuse sono fondate. Obama giunto al termine del suo secondo mandato, con l’allora presidente della Camera Pelosi, e con il capogruppo dei democratici al Senato Schumer, nel 2015-2016 sbarrarono la strada alla candidatura di Biden per favorire la Clinton, ed è finita come sappiamo. Molti indizi sembrano confermare che Trump non sarebbe riuscito a conquistare la Casa Bianca, se invece di Hillary avesse avuto un avversario più capace di parlare alla classe operaia come il vecchio Joe. 

Si era creata una falsa illusione sulla “inevitabilità” di Hillary, i media amici le avevano costruito attorno un’aureola di superiorità e una celebrazione prematura: la prima donna a «infrangere la barriera di vetro» e diventare presidente. La potenza dei clan dei Clinton e degli Obama aveva contribuito a isolare quella bolla mediatica dagli umori del paese reale. Hillary nella sua arroganza commise degli errori clamorosi – come quello di definire «deplorevoli» gli elettori repubblicani, un termine che tradiva tutto il razzismo delle élite verso i non laureati, gli operai. Tutto le veniva perdonato grazie alla cassa di risonanza dei media amici. Il risveglio fu brutale.

Il fatto che Biden avesse ragione otto anni fa non significa che abbia ragione oggi. Però può aiutarci a capire quel che accade in queste ore nella sua testa. Tutti coloro che i media presentano come i “saggi” del partito democratico, a lui sembrano invece dei vecchi nemici incapaci di emendarsi dai propri errori.

20 luglio 2024

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