Regionali in Liguria, Umbria, Emilia-Romagna: così diventa un test il voto d’autunno
Alla prova il «campo largo» delle opposizioni nelle tre regioni che tornano alle urne dopo l'estate
Tre regioni andranno al voto dopo l’estate. E i responsi elettorali di Emilia-Romagna, Umbria e Liguria si presentano inevitabilmente come nuovo test nazionale. Per la tenuta della maggioranza che deve cercare un equilibrio tra le diverse forze politiche che la compongono, mai facile, ma ancor meno quando la tensione è alta come in queste settimane. Ma il test vale ancora di più per l’opposizione, alle prese con la (ri)costruzione di quel campo largo naufragato già almeno un paio di volte ma al quale, al momento, si è convertito anche Matteo Renzi che anzi, come spesso accade ai neofiti, è ora accanito supporter dell’alleanza: «Se devo scegliere tra una posizione di centrodestra e centrosinistra, visto che il Terzo polo non è decollato, io sto con Elly», ha ribadito ieri. Ancora diffidenti, invece, i 5 Stelle.
Dimenticare la Basilicata, dove ad aprile, tra litigi e girandole di nomi, i progressisti sono usciti perdenti e mortificati. Dimenticare il Piemonte, dove a giugno Alberto Cirio si è imposto senza ostacoli. Si riparte dalle vittorie delle Regionali sarde e delle Comunali di Perugia per provare a strappare Umbria e Liguria al centrodestra e, tenendo l’Emilia-Romagna, fare cappotto. Elly Schlein coniuga la vocazione «testardamente unitaria», rivendicata per il suo Pd dopo il successo delle Europee, così: «Le alleanze si fanno mettendo in fila le priorità degli italiani — ribadiva ieri da un palco in Toscana —. Su quelle ci impegniamo insieme, mescoliamo la nostra gente che ha dimostrato di saper convincere le proprie comunità e vincere le elezioni».
I candidati sono già schierati in Emilia-Romagna, dove l’uscente centrosinistra parte peraltro ultrafavorito: per la successione di Stefano Bonaccini, eletto europarlamentare, tutti i partiti di opposizione sono con il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, pd doc, mentre il centrodestra ha indicato l’ex sottosegretaria (nel governo Monti) Elena Ugolini, civica vicina al mondo di Cl.
In Umbria per il centrosinistra è quasi certa la candidatura di Stefania Proietti, sindaca di Assisi. Sul suo impegno, modello Vittoria Ferdinandi, civica eletta sindaca di Perugia a giugno strappando il Comune al centrodestra, sembrano tutti compatti, dopo che è tramontata l’ipotesi che il posto venisse rivendicato da Avs, reduce dal successo elettorale alle Europee, per la deputata Elisabetta Piccolotti. Nel centrodestra, la candidata naturale è l’uscente leghista Donatella Tesei. La cui sorte incrocia la partita ligure: con il no di Edoardo Rixi, per la corsa per la successione di Giovanni Toti si profila una candidatura civica e questo, scongiurata l’eventualità di due candidati leghisti su tre Regioni al voto, spianerebbe la strada a Tesei. Pochi dubbi invece sulla candidatura unitaria del dem Andrea Orlando per il centrosinistra. L’ex ministro avrebbe già l’appoggio di Avs, il sì della lista che fa capo a Ferruccio Sansa e l’apertura di Italia viva, anche se manca ancora il via libera di 5 Stelle e di Azione per quel campo «larghissimo» che potrebbe valere il cappotto alle Regionali.
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