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Biden e una trappola di nome Kamala Harris
La riluttanza di Joe Biden a fare un passo indietro e annunciare che non si ricandida, l’impaccio di tanti suoi amici e collaboratori che ancora esitano a spingerlo in quella direzione: questi comportamenti hanno un’attenuante e una spiegazione. Si chiama Kamala Harris.
E’ un tab�, di cui si trova raramente traccia nei media vicini al partito democratico. Ma nelle cene tra i notabili del partito, a Washington o a New York o in California, il tema scabroso della vicepresidente affiora di continuo. In sintesi, il dilemma � questo: come far fuori una vice che quasi tutti considerano un’incapace, senza fare un tremendo autogol scatenando una rissa con i Guardiani della Rivoluzione Identitaria? Come eliminare una donna di colore senza esporre il fianco alle accuse di sessismo e razzismo? Per non parlare dell’uso che farebbe il partito repubblicano della sua rimozione: �Per tre anni abbiamo corso il rischio (se Biden usciva di scena) di avere alla Casa Bianca una incompetente�.
E’ utile ricordare in che modo venne selezionata la numero due nel 2020. Biden era partito debolissimo nelle primarie di quell’anno, all’inizio raccoglieva molti meno consensi rispetto ai due candidati dell’estrema sinistra �socialista�, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, e al candidato centrista ma giovane e innovativo Pete Buttigieg (sposato con un uomo). In un memorabile dibattito televisivo proprio Kamala Harris, anche lei candidata alla nomination, aveva sferrato contro Biden un attacco durissimo che rischiava di affondarlo definitivamente. La Harris lo aveva apertamente accusato di razzismo. Perch�? Agli inizi della sua carriera da senatore Biden aveva criticato la politica del �busing�. Il �busing�, letteralmente il trasporto in autobus, fu un sistema applicato negli anni Settanta per mescolare alunni bianchi e neri nelle scuole pubbliche e superare una separazione legata alle diverse concentrazioni etniche nei quartieri. Il �busing� fu criticato per delle buone ragioni, da sinistra: applicandosi solo alle scuole pubbliche (e neanche a tutte) ha significato che i figli della borghesia medio-alta ne sono stati esenti, hanno optato per le scuole private, hanno continuato cos� ad avere un’istruzione privilegiata e di miglior qualit�. Tutto il peso dell’integrazione razziale – che spesso ha significato abbassare il livello scolastico medio – � ricaduto sui figli bianchi della classe operaia. Criticare il �busing� non significa essere razzisti, c’� una robusta corrente di pensiero nella comunit� afroamericana che prese le distanze da quell’esperimento di ingegneria sociale solo apparentemente egualitario.
L’attacco di Kamala a Biden in quel dibattito tv del 2020 era fazioso e ingiusto; ma �cavalcava� l’atmosfera del tempo, l’ascesa di un movimento antirazzista molto aggressivo come Black Lives Matter, l’avanzata della Critical Race Theory nelle scuole, in sostanza una nuova forma di razzismo, stavolta anti-bianco (per i dettagli che giustificano questa mia descrizione vi rimando al mio libro �Suicidio occidentale�, o ad un prossimo ritratto che uscir� sul Corriere, di una italiana sottoposta a sedute di pentimento, espiazione e rieducazione alla Columbia University di New York).
Biden fu salvato inaspettatamente proprio dai black. Gli africani moderati, prevalenti nel profondo Sud, lo ripescarono dal fondo della classifica e rilanciarono la sua candidatura. Restava per� un politico maschio, bianco, anziano, eterosessuale, cattolico, e con una lunga carriera da moderato centrista. Poco adatto a mobilitare le nuove constituency di estrema sinistra che nel 2020 erano all’apice della loro potenza: anti-razzisti radicali, fautori delle frontiere spalancate a tutti i migranti della terra, ultr� dell’ambientalismo, Lgbtq.
Al momento di scegliersi il numero due Biden opt� per la Harris su basi puramente �identitarie�: donna, di colore (i genitori sono un’indiana e un afro-giamaicano), assai pi� giovane di lui. Come icona di una politica identitaria, la Harris era un imbroglio fin da principio. I suoi genitori appartengono a un mondo di immigrati di �lite: la mamma indiana veniva dalla casta superiore dei bramini ed era approdata in America come ricercatrice medica; il padre � un economista affermato, una celebrity accademica. Le storie dei genitori della Harris erano, semmai, la conferma di quel Sogno Americano legato alla meritocrazia: un tema maledetto dai nuovi anti-razzisti, per i quali � infamante descrivere l’America come una terra delle opportunit� per i meritevoli (� obbligatorio descriverla invece come un inferno di oppressione e ingiustizie, una societ� segnata da “razzismo sistemico” in tutte le istituzioni).
La Harris inoltre non era mai stata veramente allineata con l’estrema sinistra. La ricordo quando era ministro della Giustizia della California: applicava una politica penale piuttosto rigorosa, non la depenalizzazione a oltranza imposta oggi dalle procure sedicenti progressiste. Al primo impatto con la vicepresidenza, la Harris � implosa subito. All’inizio del 2021 Biden le ha affidato un dossier esplosivo, certo: l’immigrazione. Ma se vuoi dimostrare che in futuro potresti essere la prima donna presidente degli Stati Uniti, non puoi pretendere di occuparti solo di questioni facili. Sull’immigrazione la Harris ha dovuto subito gettare la maschera. Alle frontiera col Messico si stava ingrossando il flusso di clandestini, attirati dai messaggi lassisti dell’estrema sinistra (Alexandria Ocasio Cortez, per fare un nome) sulle frontiere spalancate.
La Harris al suo primo viaggio in Centramerica � andata a dire: �Non vi vogliamo. Vi aiuteremo a rimanere a casa vostra�. La finzione della sua appartenenza all’ala radicale del partito � crollata subito. I media che l’avevano esaltata l’hanno abbandonata. Tutti coloro che ne avevano cantato le lodi hanno cominciato a raccontare la �vera Kamala�: spesso sguaiata, antipatica a furia di voler essere simpatica, incompetente, e una fabbrica di gaffe quasi altrettanto imbarazzanti di quelle di Biden.
La fine della Harris � stata decretata in modo pressoch� unanime nei primi mesi di questa Amministrazione. Ora per� � un personaggio ingombrante da eliminare. Biden potrebbe farlo subito: il presidente ha facolt� di chiedere al proprio numero due le dimissioni immediate e di sostituirla. Ma sarebbe una mossa scabrosa, forse un autogol. Nell’atmosfera dottrinaria e dogmatica che ancora condiziona gran parte del partito democratico, � difficile far ingoiare all’ala sinistra e alla base pi� militante lo spettacolo di un vecchio maschio bianco che licenzia una donna di colore. In quanto alla destra, obietterebbe: �Vi accorgete solo ora, dopo tre anni, che alla seconda massima carica dello Stato avevate messo una persona che non era all’altezza?�. La trappola Kamala � micidiale.
E’ un tab�, di cui si trova raramente traccia nei media vicini al partito democratico. Ma nelle cene tra i notabili del partito, a Washington o a New York o in California, il tema scabroso della vicepresidente affiora di continuo. In sintesi, il dilemma � questo: come far fuori una vice che quasi tutti considerano un’incapace, senza fare un tremendo autogol scatenando una rissa con i Guardiani della Rivoluzione Identitaria? Come eliminare una donna di colore senza esporre il fianco alle accuse di sessismo e razzismo? Per non parlare dell’uso che farebbe il partito repubblicano della sua rimozione: �Per tre anni abbiamo corso il rischio (se Biden usciva di scena) di avere alla Casa Bianca una incompetente�.
E’ utile ricordare in che modo venne selezionata la numero due nel 2020. Biden era partito debolissimo nelle primarie di quell’anno, all’inizio raccoglieva molti meno consensi rispetto ai due candidati dell’estrema sinistra �socialista�, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, e al candidato centrista ma giovane e innovativo Pete Buttigieg (sposato con un uomo). In un memorabile dibattito televisivo proprio Kamala Harris, anche lei candidata alla nomination, aveva sferrato contro Biden un attacco durissimo che rischiava di affondarlo definitivamente. La Harris lo aveva apertamente accusato di razzismo. Perch�? Agli inizi della sua carriera da senatore Biden aveva criticato la politica del �busing�. Il �busing�, letteralmente il trasporto in autobus, fu un sistema applicato negli anni Settanta per mescolare alunni bianchi e neri nelle scuole pubbliche e superare una separazione legata alle diverse concentrazioni etniche nei quartieri. Il �busing� fu criticato per delle buone ragioni, da sinistra: applicandosi solo alle scuole pubbliche (e neanche a tutte) ha significato che i figli della borghesia medio-alta ne sono stati esenti, hanno optato per le scuole private, hanno continuato cos� ad avere un’istruzione privilegiata e di miglior qualit�. Tutto il peso dell’integrazione razziale – che spesso ha significato abbassare il livello scolastico medio – � ricaduto sui figli bianchi della classe operaia. Criticare il �busing� non significa essere razzisti, c’� una robusta corrente di pensiero nella comunit� afroamericana che prese le distanze da quell’esperimento di ingegneria sociale solo apparentemente egualitario.
L’attacco di Kamala a Biden in quel dibattito tv del 2020 era fazioso e ingiusto; ma �cavalcava� l’atmosfera del tempo, l’ascesa di un movimento antirazzista molto aggressivo come Black Lives Matter, l’avanzata della Critical Race Theory nelle scuole, in sostanza una nuova forma di razzismo, stavolta anti-bianco (per i dettagli che giustificano questa mia descrizione vi rimando al mio libro �Suicidio occidentale�, o ad un prossimo ritratto che uscir� sul Corriere, di una italiana sottoposta a sedute di pentimento, espiazione e rieducazione alla Columbia University di New York).
Biden fu salvato inaspettatamente proprio dai black. Gli africani moderati, prevalenti nel profondo Sud, lo ripescarono dal fondo della classifica e rilanciarono la sua candidatura. Restava per� un politico maschio, bianco, anziano, eterosessuale, cattolico, e con una lunga carriera da moderato centrista. Poco adatto a mobilitare le nuove constituency di estrema sinistra che nel 2020 erano all’apice della loro potenza: anti-razzisti radicali, fautori delle frontiere spalancate a tutti i migranti della terra, ultr� dell’ambientalismo, Lgbtq.
Al momento di scegliersi il numero due Biden opt� per la Harris su basi puramente �identitarie�: donna, di colore (i genitori sono un’indiana e un afro-giamaicano), assai pi� giovane di lui. Come icona di una politica identitaria, la Harris era un imbroglio fin da principio. I suoi genitori appartengono a un mondo di immigrati di �lite: la mamma indiana veniva dalla casta superiore dei bramini ed era approdata in America come ricercatrice medica; il padre � un economista affermato, una celebrity accademica. Le storie dei genitori della Harris erano, semmai, la conferma di quel Sogno Americano legato alla meritocrazia: un tema maledetto dai nuovi anti-razzisti, per i quali � infamante descrivere l’America come una terra delle opportunit� per i meritevoli (� obbligatorio descriverla invece come un inferno di oppressione e ingiustizie, una societ� segnata da “razzismo sistemico” in tutte le istituzioni).
La Harris inoltre non era mai stata veramente allineata con l’estrema sinistra. La ricordo quando era ministro della Giustizia della California: applicava una politica penale piuttosto rigorosa, non la depenalizzazione a oltranza imposta oggi dalle procure sedicenti progressiste. Al primo impatto con la vicepresidenza, la Harris � implosa subito. All’inizio del 2021 Biden le ha affidato un dossier esplosivo, certo: l’immigrazione. Ma se vuoi dimostrare che in futuro potresti essere la prima donna presidente degli Stati Uniti, non puoi pretendere di occuparti solo di questioni facili. Sull’immigrazione la Harris ha dovuto subito gettare la maschera. Alle frontiera col Messico si stava ingrossando il flusso di clandestini, attirati dai messaggi lassisti dell’estrema sinistra (Alexandria Ocasio Cortez, per fare un nome) sulle frontiere spalancate.
La Harris al suo primo viaggio in Centramerica � andata a dire: �Non vi vogliamo. Vi aiuteremo a rimanere a casa vostra�. La finzione della sua appartenenza all’ala radicale del partito � crollata subito. I media che l’avevano esaltata l’hanno abbandonata. Tutti coloro che ne avevano cantato le lodi hanno cominciato a raccontare la �vera Kamala�: spesso sguaiata, antipatica a furia di voler essere simpatica, incompetente, e una fabbrica di gaffe quasi altrettanto imbarazzanti di quelle di Biden.
La fine della Harris � stata decretata in modo pressoch� unanime nei primi mesi di questa Amministrazione. Ora per� � un personaggio ingombrante da eliminare. Biden potrebbe farlo subito: il presidente ha facolt� di chiedere al proprio numero due le dimissioni immediate e di sostituirla. Ma sarebbe una mossa scabrosa, forse un autogol. Nell’atmosfera dottrinaria e dogmatica che ancora condiziona gran parte del partito democratico, � difficile far ingoiare all’ala sinistra e alla base pi� militante lo spettacolo di un vecchio maschio bianco che licenzia una donna di colore. In quanto alla destra, obietterebbe: �Vi accorgete solo ora, dopo tre anni, che alla seconda massima carica dello Stato avevate messo una persona che non era all’altezza?�. La trappola Kamala � micidiale.