Il Recovery Fund dell’Europa sta fallendo? Il caso del Belgio (e l’isola della Principessa Elisabetta)
di Redazione Economia
L'Italia ha presentato alla Commissione Ue una richiesta di revisione mirata del piano per la ripresa e la resilienza. Le modifiche proposte sono tecniche e seguono la revisione completa del piano, adottato dal Consiglio l'8 dicembre 2023. Il piano italiano per la ripresa e la resilienza è composto da 194,4 miliardi di euro, di cui 71,8 miliardi di euro in
sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. Comprende 66 riforme e 150 investimenti. Ad oggi la Commissione ha erogato oltre il 50% dei fondi assegnati all'Italia nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, per un totale di oltre 102 miliardi di euro.
di Redazione Economia
D’altronde all’attuale ritmo qualcosa non sta andando nel verso giusto. Se la spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza è quella attuale, il ritmo dovrà triplicare perché l’Italia riesca ad avere tutti i 194,4 miliardi disponibili. Secondo la relazione sull’attuazione del Pnrr, presentata dal ministro degli Affari europei Raffaele Fitto appena una settimana fa, le varie amministrazioni hanno assorbito 45,6 miliardi di euro rendicontati dalla Ragioneria dello Stato: il 23% del totale, che scende al 22% se si guarda al Piano con le lenti della rimodulazione in cui alcune spese già fatte usciranno e altre da fare entreranno.
di Federico Fubini
Sulla base di questi dati, le amministrazioni adesso hanno due anni e mezzo — fino a metà del 2026 — per spendere i 151 miliardi che restano, a un ritmo medio di sessanta miliardi all’anno. Se questa è la sfida, non sarà facile: il Paese tradizionalmente fatica già a spendere i fondi europei tradizionali, che valgono 44 miliardi nell’arco di sette anni (a cui si aggiungono oltre trenta miliardi di risorse nazionali); sperare ora di assorbirne sessanta all’anno nei prossimi due anni e mezzo rischia di diventare ambizioso. A maggior ragione perché nell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) si stima una carenza di maestranze specializzate — geometri, ingegneri — già ora pari alla metà del fabbisogno.
La missione 6 sulla sanità «è quella di gran lunga la più indietro di tutte le missioni del Pnrr», denuncia Valentino Confalone amministratore delegato di Novartis Italia. «L'ultimo dato disponibile della Corte dei Conti del novembre scorso parla di 2,2 per cento di spesa effettivamente realizzata», ha spiegato, affermando che sia «un dato impietoso». «Un po' è migliorato negli ultimi mesi, ma è largamente indietro rispetto alle aspettative», ha concluso.
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