Elezioni Usa - Regole ferree e gli obiettivi di Biden e Trump: tutto sul primo dibattito tra i candidati
Domani è in programma l'atteso primo dibattito tra Joe Biden e Donald Trump. Tra regole ferree e obiettivi dei candidati, ecco tutto quello che c'è da sapere
Due minuti per rispondere alle domande dei conduttori, un minuto per replicare all’avversario. Microfono spento quando la parola è all’altro candidato. I due volti sempre appaiati per consentire agli spettatori di cogliere ogni cambio d’espressione. Vietato portare appunti sul podio: i protagonisti del duello avranno solo fogli bianchi, una matita e una bottiglia d’acqua. Vietato anche parlare con i loro consiglieri durante le due pause pubblicitarie previste nei 90 minuti del confronto.
Regole severissime quelle fissate dalla CNN per il primo dibattito per le elezioni presidenziali, domani sera ad Atlanta: regole accettate tanto da Joe Biden quanto da Donald Trump (che poi, con la solita presunzione di poter sostenere impunemente tutto e il contrario di tutto, le ha definite una trappola architettata contro di lui: solo contro il presidente e due intervistatori pro Biden).
Grande attesa per il momento politico clou di questo primo semestre dell’anno elettorale americano: i dibattiti presidenziali sono un classico della politica Usa fin da quello del 1960 - alba dell’era televisiva - tra John Kennedy e Richard Nixon. Quello di domani, però, sarà anomalo da diversi punti di vista: non è gestito, come sempre avvenuto finora, dalla Commissione per i dibattiti presidenziali a suo tempo creata dal partito democratico e da quello repubblicano, ma da una singola rete, la CNN. Inoltre arriva con largo anticipo rispetto al voto del 5 novembre, mentre in passato questi dibattiti sono stati concentrati tra settembre e ottobre. E poi, se dovessimo prendere per buono il modo in cui le campagne di Biden e Trump hanno presentato l’avversario, ci sarebbe da chiedersi perché l’America dovrebbe fermarsi per assistere allo scontro dialettico tra un mascalzone e un demente.
Gli obiettivi di Biden e Trump: cosa sappiamo
Come stanno allora le cose realmente? Proviamo a capirlo dagli obiettivi dei due candidati, la loro preparazione all’evento e il suo prevedibile impatto mediatico.
Quando furono annunciate le date, molti sostennero che la campagna di Biden aveva chiesto di tenere i due dibattiti lontani dal voto (il secondo è in calendario per il 10 settembre) per avere il tempo si far sbiadire gli effetti di un’eventuale vittoria dialettica del più fresco e aggressivo Trump nella mente degli elettori. Ma il presidente, sempre convinto che sconfiggerà Trump nonostante i sondaggi negativi fin qui incassati, sostiene in privato di aver voluto un dibattito a giugno perché considera questo il vero inizio della campagna elettorale: il momento in cui gli incerti e i moderati che storcono il naso davanti alla candidatura del vecchio Biden, vedranno la differenza tra un presidente determinato ma responsabile ed esperto e un affabulatore rabbioso che cerca di essere eletto non perché sa come rilanciare gli Usa e ha interesse a farlo, ma solo per curare il suo orgoglio ferito e sfuggire a incriminazioni e condanne penali.
E Trump? Ha fiducia nella sua retorica sanguigna, brutale. È convinto che la maggioranza degli americani, stufa della « democrazia dell’establishment», sia pronta a votare un leader deciso a picchiare duro, a mani nude: via i guanti. Quello del dibattito col vecchio e fragile Biden è il palcoscenico migliore per dare corpo a questa sua strategia. Preparazione. Joe Biden è in clausura da giorni nella residenza estiva di Camp David: allenato dai suoi consiglieri, alcuni dei quali fanno da sparring partner, imitando le sortite oratorie di Trump. The Donald, invece, ha rifiutato di sottoporsi a un vero corso preparatorio: ha, invece tenuto comizi nei quali ha ironizzato sul ritiro di Biden, ha sostenuto che per fargli sostenere un confronto di 90 minuti i suoi medici gli somministreranno «sostanze proibite» e ha fatto addirittura un’allusione alla cocaina.
Poi ha chiesto al pubblico del comizio di Filadelfia come dovrà comportarsi durante il dibattito: «duro e cattivo o calmo ed educato»? Ovviamente la folla trumpiana ha chiesto durezza. Se seguirà questa linea – accusando Biden non solo per l’immigrazione o i prezzi ma anche dandogli del demente e del corrotto, coinvolgendolo nei guai giudiziari del figlio Hunter – Trump potrebbe essere efficace ma col grosso rischio di finire nella rissa dialettica: come nel 2020 quando perse il dibattito con l’allora sfidante democratico, proprio per la sua foga eccessiva. Paradossalmente stavolta la regola dei microfoni spenti quando parla l’avversario potrebbe aiutarlo ad apparire più misurato.
Il possibile impatto del dibattito
Nel 1960 il dibattito Kennedy-Nixon ebbe un gran peso per il successo del giovane e telegenico leader democratico. In anni recenti i confronti televisivi sono stati meno determinanti. E hanno avuto un’audience decrescente. Difficilmente domani sera verrà superato il record (84 milioni di telespettatori) del primo dibattito fra Trump e Hillary Clinton nel 2016, anche se CNN consentirà anche alle altre reti di trasmettere il dibattito in diretta (lo faranno Fox, NBC e ABC, non la CBS).
Ma nell’era dei social, più ancora dell’intero dibattito, che sarà seguito dagli esperti che proclameranno un vincitore, conteranno una decina di momenti-chiave che verranno estrapolati dalle due campagne e ritrasmessi (più o meno manipolati e reinterpretati) da siti, blogger e influencer di ogni tipo. E rivisti, per mesi, centinaia di milioni di volte dagli utenti del web.