Ucraina, crolla la fiducia per Zelensky dopo la rimozione del generale Zaluzhny. E ancora non si sa quando si andrà a votare
La decisione di licenziare il capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, sta costando cara a Volodymyr Zelensky: la fiducia nel presidente sta infatti precipitando. Secondo una ricerca dell’autorevole Kyiv international institute of sociology (Kiiv), da dicembre a oggi è calata del 13 per cento, crollando dal 77 al 64 per cento. E il segnale tendenziale è di un ulteriore calo: nell’ultima sessione di interviste effettuata dai ricercatori si è assestata addirittura al 60 per cento, altri 4 punti percentuali persi.
La ricerca è stata effettuata dal 5 al 10 febbraio intervistando un campione di 1.202 persone. Una parte delle interviste, 874, è stata realizzata entro l’8 febbraio quando la decisione di licenziare Zaluzhny era stata già annunciata ma non ancora formalizzata in un decreto. Il resto, 328 interviste fatte il 9 e 10 febbraio dopo la rimozione del generale, ha visto la fiducia perdere gli altri 4 punti.

La delusione per la guerra
Ma il segnale di allarme per il presidente è anche più complesso: per la prima volta dall’inizio della guerra il numero di cittadini secondo cui le cose in Ucraina “stanno andando nella direzione sbagliata” ha superato quello di chi ritiene che vadano ancora bene (i primi sono ora il 46 per cento, contro il 44 per cento dei secondi: gli altri sono come sempre i “non sa o non risponde”).

In due davanti a Zelensky
Ed è molto preoccupante per la sua leadership anche il raffronto con l’indice di fiducia degli altri leader ucraini: il generale Zaluzhny è saldamente davanti a tutti con il 94 per cento di fiducia in lui a fronte di un esiguo 5 per cento che non si fida. E Zelensky non è più neppure secondo: lo ha superato persino il giovane capo della direzione principale d’intelligence della Difesa, Kyrylo Budanov: ha il 66 per cento della fiducia e il 19 per cento di sfiducia. Zelensky suscita meno fiducia, ma soprattutto molta più sfiducia: il 64 per cento degli ucraini si fida ancora del presidente, ma il 35 per cento non crede più in lui.

La fine dell’unità nazionale
È proprio per la crescita costante di popolarità del capo delle forze armate che il presidente ha maturato la decisione di rimuoverlo dall’incarico, una mossa arrivata al termine di una sfida durata per quasi tutti i due anni di guerra: più cresceva la popolarità del generale, più il presidente sentiva minacciata la sua autorità e la possibilità di restare al potere. Ma Zelensky sapeva di rischiare molto, rimuovendo l’uomo più amato del paese. Ora si prepara una stagione molto difficile per il presidente, che sta già cominciando ad affrontare un’opposizione politica che rinasce mentre si affievolisce la grande unità nazionale forgiata per reagire all’invasione russa: a marzo scade la legittimazione elettorale naturale per la presidenza, e da lì in avanti Zelensky resterà in carica solo in virtù della legge marziale e del perdurare del conflitto. Dovrà farlo in un Paese che ha sempre meno fiducia in lui, con una situazione bellica critica ad Avdiivka e con diverse altre debolezze lungo la linea del fronte; ma soprattutto con la legge - impopolare ma necessaria, per la quale sta iniziando il dibattito in aula - su una grande mobilitazione.
Gli altri possibili rivali
Zelensky sa che se cade il consenso su di lui nel Paese, presto inizierà a traballare anche quello che sostiene il suo potere nella Verkhovna Rada, il Parlamento. Dietro di lui, alle calcagna secondo l’indice di fiducia del Kiiv, c’è un altro attore e uomo di spettacolo: il presentatore tv Serhiy Prytula, con numeri quasi identici ai suoi, ha il 61 per cento di fiducia e il 33 per cento di sfiducia. Resta invece stabile il sentimento pubblico verso l’ex capo delle forze di terra promosso capo delle forze armate al posto di Zaluzhny: il generale Oleksandr Syrsky ha una fiducia del 40 per cento e una sfiducia del 21 per cento.
E c’è un altro dato interessante nel lavoro del Kiiv: è la lontananza dal pulpito per le altre figure politiche, per le quali l’indice di fiducia è ribaltato in negativo: il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko, per esempio, ha il 45% di fiducia ma un 51% di sfiducia. Yulia Timoshenko addirittura il 17% di fiducia contro un esorbitante 82% di sfiducia; e lo stesso Olexy Arestovich - che faceva parte dell’Ufficio presidenziale ma ha già annunciato la sua candidatura in opposizione a Zelensky – ha la fiducia di un 11 per cento di ucraini e la sfiducia di 78 su cento. Non molto meglio fa il braccio destro del presidente, il poco amato Andri Yermak che guida l’Ufficio presidenziale: 27% di fiducia e 61% di sfiducia.
Zelensky resta insomma l’uomo politico di cui gli ucraini si fidano di più: lo superano solo un granitico comandante militare e un freddo dirigente dei servizi segreti. Ma la parabola del presidente è evidente: a febbraio 2022, prima dell’invasione russa, solo il 37% dei cittadini si fidava di lui. In poche settimane di resistenza eroica il suo indice di fiducia era schizzato verso l’alto fino al 90% di maggio 2022. Da allora, nell’anno e mezzo di guerra fino a dicembre 2023 era riuscito a mantenere il dominio cedendo solo 13 punti percentuali, dal 90% al 77%. Ora se ne sono andati almeno altri 13 punti (senza contare gli ultimi 4 del dato tendenziale finale) in soli due mesi.
Secondo Anton Hrushetskyi, vicedirettore del Kiis, la picchiata nella fiducia non si deve al solo effetto Zaluzhny: “I risultati del sondaggio non consentono di parlare delle ragioni specifiche dell'aumento o della diminuzione della fiducia, ma possiamo supporre che vi sia un effetto congiunto delle dimissioni di Zaluzhny, della situazione difficile al fronte, della posizione incerta degli alleati e del perdurare degli scandali di corruzione”.