Fumo, alcol e cattive abitudini: ecco la mappa milanese degli stili di vita pericolosi (colpevoli del 20% di decessi in città)
Studio dell’Ats quartiere per quartiere. Un decesso su 5 attribuibile allo stile di vita. Il fumo è responsabile del 13% delle morti tra i maschi, per le donne pesa come la caitiva alimentazione (6%)
Gli stili di vita poco salutari sono all’origine di poco più del 20 per cento dei decessi a Milano. Con una prima, marcata differenza tra uomini e donne: se infatti si parla di circa 2.800 decessi l’anno attribuibili a comportamenti dannosi per la salute, questi fattori di rischio hanno un impatto maggiore sugli uomini (22 per cento dei decessi) e minore sulle donne (18 per cento). E questo spiega almeno in parte la differenza di genere nell’aspettativa di vita in città: circa 80 anni per gli uomini, 85 per le donne. Lo studio appena pubblicato dall’Ats di Milano, oltre a svelare quale sia il peso di comportamenti non sani nella popolazione, apre una seconda fondamentale prospettiva: l’analisi viene calata nel territorio e definita secondo 88 quartieri. Con un risultato inatteso: per gli uomini esiste una marcata differenza centro/periferia, dunque una correlazione tra povertà, condizioni sociali, livelli di educazione e stili di vita negativi; per le donne invece questa relazione è quasi ininfluente.

I fattori di rischio
Primo elemento di metodo: «Per decessi attribuibili a un determinato fattore di rischio, si intende il numero di morti che si potrebbe prevenire se non ci fosse esposizione a quel particolare» elemento. Fatta questa premessa, gli epidemiologi dell’Ats (che da anni ormai producono ricerche di altissimo livello e dall’approccio innovativo) definiscono il quadro. Il fumo è responsabile del 13 per cento delle morti tra gli uomini a Milano, ovvero una cifra che si aggira su 850 decessi ogni anno.
Tra le donne invece il fumo ha un peso analogo a quello di altri due fattori: alla cattiva alimentazione sono attribuibili il 6 per cento dei decessi (460 in valore assoluto), al fumo il 5,9 (460 decessi), all’obesità o comunque a un’eccessiva massa corporea il 5,3 per cento (410). Analizzando gli altri elementi di rischio, si scoprono altre differenze: «L’abuso di alcol ha un peso più che doppio tra gli uomini rispetto alle donne, mentre la scarsa attività fisica è più marcata tra le donne rispetto agli uomini».
La geolocalizzazione
La ricerca dell’Ats è stata finanziata dalla Fondazione Cariplo nell’ambito di un grande progetto sull’impiego dei big data per migliorare la salute e il benessere. Ma qual è l'obiettivo di studi così complessi, che puntano ad ottenere scenari molto dettagliati su piccole e ben delimitate porzioni della città? L’idea fondante è che la geolocalizzazione dei rischi e delle ricadute sanitarie possa diventare la base di strategie di prevenzione e intervento specifiche, o quanto meno elaborare una mappa che consenta di decidere se interventi mirati possano essere più o meno efficaci di piani su scala più ampia. La scoperta in questo caso è stata che la distribuzione territoriale non ha lo stesso peso per entrambi i generi: «Per gli uomini le zone centrali mostrano valori più bassi per tutti i fattori di rischio presi in considerazione rispetto alle zone periferiche. Il caso più evidente riguarda il fumo, che mostra una concentrazione come fattore di rischio nelle fasce periferiche a Nordovest e Sudest della città». Questo squilibrio è appunto legato soprattutto agli uomini, «mentre per quanto riguarda le donne, quartieri come Duomo, Brera e Garibaldi-Repubblica ricadono nella stessa categoria» di molte zone di estrema periferia. Conclusione: «Considerando in modo combinato tutti i fattori di rischio, alcune zone presentano un indice complessivo più basso (ad esempio Guastalla, Lambrate, Lodi-Corvetto, Maggiore-Musocco, Ortomercato, Padova, Rogoredo, Umbria-Molise), altre una concentrazione di rischio in eccesso (Affori, Bovisasca, Gallaratese, Garibaldi-Repubblica, Ghisolfa, Niguarda, Ticinese). Ma è evidente che le differenze sono legate di più al genere».
Il contesto urbano
I ricercatori mettono comunque in luce elementi urbanistici che possono avere una correlazione con gli stili di vita e dunque, in ultima analisi, con la salute. La presenza di parchi, piste ciclabili e zone per camminare possono influenza il livello di attività fisica; allo stesso modo, anche la percezione di un ambiente sicuro e non degradato può condizionare la propensione all’attività all’aperto, in particolare per persone più avanti con l’età. Un ambiente percepito come poco sicuro, o insicuro, può inoltre indurre livelli di stress prolungato che hanno effetti sulla salute. In ogni caso, soprattutto nelle differenze di genere, è necessario considerare anche elementi fisiologici che hanno una rilevanza nella maggior longevità femminile.
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