Olga ed Elena, le amiche russe arrestate a Milano con milioni in contanti: la pista della «hawala»

diAndrea Galli

L’inchiesta dell’Antimafia e della Finanza è partita da un controllo di routine: le donne avevano 3 milioni di euro in banconote (anche bruciate) e 8 lingotti d'oro. Il sistema per trasferire denaro per migliaia di km «di mano in mano»

Dapprima il marito, arrestato per strada a inizio marzo 2024 dai carabinieri. Poi la moglie, proprietaria d’un mobilificio, portata via dai finanzieri giovedì mattina, 14 marzo. Finanzieri che su delega della Direzione distrettuale antimafia hanno fermato altre due persone e indagano su questa storia di riciclaggio internazionale. D’altra parte la coppia, nell’abitazione, custodiva 250 milioni di euro e in fase di interrogatorio, lui, al secolo Mohmoud Khalid, di anni 52 e nazionalità turca, difeso dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, s’era mostrato assai reticente. Alla pari delle amiche russe Olga Ardankina ed Elena Khilko, di 47 e 48 anni (i legali sono Tommy Bettanini e Alessandra Lara Betti), le quali dinanzi al giudice avevano appunto detto di non saperne proprio nulla del denaro ricevuto da Khalid, 50mila euro in un sacchetto – stavano in macchina, quello s’era avvicinato a piedi e aveva mollato la borsa – né, una volta rese edotte del contenuto, della destinazione finale della somma. 

Tutti soldi che però, nell’impianto accusatorio della Procura, rientrerebbero nel classico sistema della «hawala». Che cos’è mai? Parliamo di un trasferimento di denaro attraverso mediatori, che prendono ovviamente un compenso in percentuale; trasferimento di mano in mano, senza movimenti bancari o alternativi ma di chilometro in chilometro, di macchina in treno, con viaggi percorsi dall’una persona e dall’altra fino alla meta conclusiva che sovente sta nel Medioriente e che, parimenti non di rado, coincide con la ricezione dei soldi da parte di terroristi. Quale sia l’eventuale cupola in testa ai corrieri arrestati rimane l’evidente obiettivo dell’esplorazione dei magistrati e dei finanzieri (in azione il Nucleo di polizia economico finanziaria), i quali per cominciare puntano su qualche ammissione dei diretti protagonisti.

L’arrivo in Italia della moglie di Khalid, anche lei turca, è recente; eppure, nonostante il breve tempo era riuscita a tirar su il mobilificio, il cui esame però non mostra una florida situazione nel saldo utili-spese. Giova ricordare che nella prima tranche dell’inchiesta (pm Mauro Clerici, gip Chiara Valori) già anticipata dal Corriere, ovvero quella legata alle catture del trio Ardankina-Khilko-Khalid, le perquisizioni avevano aperto uno scenario inedito e di profondo interesse investigativo: 50mila euro, due milioni e 587mila euro, 270mila franchi svizzeri, 589mila euro, 14mila dollari americani, otto lingotti d’oro dal peso tra i cento grammi e i due etti e mezzo, e banconote per 14mila euro che erano state bruciacchiate, semi-distrutte, strappate. Senza scordare, anzi, i «quaderni riportanti cifre numeriche manoscritte riconducibili a somme di denaro nell’ordine dei milioni» nonché ulteriori pagine di quaderni e appunti.

Un oggettivo tesoro nelle mani degli inquirenti, che ipotizzano sì, nel motivare la presenza di tutti questi milioni, un possente canale collegato al traffico di droga ma non escludono fronti aggiuntivi a livello di reati. Delle russe, una si è sposata con un anziano pensionato, mentre l’altra ha un negozio di tessuti nell’hinterland di Milano; quanto a Khalid, non parla turco ma arabo; sua moglie ha 44 anni, sui documenti d’identità risulta ancora residente nella popolosa città di Gaziantep, nel sud della Turchia, a pochi chilometri di distanza dal confine con la Siria. Che cos’altro nasconde quest’inchiesta avviata il 5 marzo, in una via di Cusago, hinterland di Milano, con una scena quantomeno maldestra? D’altra parte, nonostante avessero ricevuto precise direttive, e nonostante anche il meno scaltro in circolazione eviterebbe di portarsi in giro 50mila euro in un sacchetto, fare abbassare un finestrino, lì, in mezzo ad altri automobilisti e passanti, e passare il denaro, quella movimentazione di denaro era avvenuta in pieno giorno, in un luogo pubblico, coi carabinieri che avevano allestito un posto di blocco per controllare patenti e carte di circolazione.

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15 marzo 2024

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