Concessioni balneari, tutti i big prorogano al 2024

Concessioni balneari, tutti i big prorogano al 2024 Concessioni balneari, tutti i big prorogano al 2024

Sulle concessioni balneari il caos normativo e la situazione di estrema incertezza cui ha fatto riferimento il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera ai presidenti delle Camere e alla premier, Giorgia Meloni, è nei fatti. I comuni hanno atteso il più possibile che il governo prendesse una decisione, dopo che sentenze del Consiglio di Stato e pronunce dell’Antitrust e della commissione europea hanno ribadito che le concessioni balneari non possono più essere prorogate automaticamente (non oltre il 31 dicembre 2023, ha detto il Consiglio di Stato) e vanno messe a gara. Ma poi, in mancanza di provvedimenti di legge, hanno preso a deliberare, in ordine sparso, comune per comune e talvolta le Regioni, sulla sorte delle attuali concessioni.

Le «ragioni oggettive»

Dividendosi in due categorie: quelli che si sono limitati a prorogare per tutto il 2024 le concessioni in essere e quelli che hanno accompagnato questa decisione con l’avvio delle procedure per la messa a gara delle stesse. Tra i primi, Viareggio, Marina di Pietrasanta, Bibbona, Carrara, Fiumicino, Bari, Brindisi, Taranto, San Benedetto del Tronto, Castel Volturno, Mondragone, Sessa Aurunca, Soverato, la Regione Sicilia. Tra i secondi, Rimini, Riccione, Ravenna, Genova, Lignano Sabbiadoro, Latina, Lecce, la Regione Basilicata. Per decidere la proroga di un anno le varie amministrazioni, senza distinzione di colore politico, si sono avvalse della possibilità, prevista dalla legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi che, tenendo conto della sentenza del Consiglio di Stato, aveva prorogato le concessioni in essere non oltre il 31 dicembre 2023, termine differibile di un anno in casso di «ragioni oggettive». E quali migliori ragioni oggettive dell’incertezza determinata dall’inerzia normativa del governo, che di fatto ha scaricato sugli enti locali il compito di indicare alle migliaia di imprese interessate cosa sarebbe successo nel 2024? Ecco dunque le delibere in extremis, accomunate dalla necessità di garantire un orizzonte minimo a imprese e lavoratori del settore. Esigenza che tocca, sul territorio, sindaci di destra e di sinistra. Se infatti a Roma è molto più facile scontrarsi politicamente, con le opposizioni che difendono Mattarella e attaccano il governo, in periferia le amministrazioni, specialmente quelle che vivono di turismo balneare, devono fare i conti con gli enormi interessi in gioco.

Due mesi per decidere

Del resto, ripercorrendo la telenovela delle concessioni balneari, che si trascina dal 2006, quando la direttiva europea Bolkestein introdusse l’obbligo di gara, si vede che è stata un’azione di governo trasversale a far sì che tale obbligo non sia mai stato osservato dall’Italia, che per questo sta affrontando la seconda procedura d’infrazione delle normative europee, dopo quella del 2016. Tanto per dire, era stato il governo Conte 1, sostenuto dalla Lega e dai 5 Stelle, a estendere fino al 2033 le concessioni balneari, costringendo Bruxelles ad aprire nuovamente la procedura d’infrazione. E lo scorso 16 novembre la commissione ha dato due mesi di tempo all’Italia per adeguarsi, prima di deferire nuovamente il nostro Paese alla Corte di giustizia. La giostra continua.

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