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Calenda apre a Conte: «Correre da soli non è fattibile». Renzi: «Per noi spazio al centro»
L'ultima stoccata risale a poco meno di due mesi fa, quando ha attaccato il Pd per aver votato sull'Ucraina ascoltando «il richiamo della foresta dei Cinque Stelle» e votando una loro «indegna risoluzione». Ma, col voto in Sardegna, e la sconfitta del suo candidato Renato Soru, potrebbe essere arrivata al capolinea l'epoca dell'insofferenza di Carlo Calenda nei confronti del M5S e del suo leader Giuseppe Conte. «Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti non è fattibile e non lo faremo più- ammette a malincuore il leader di Azione all'HuffPost - Perché per un candidato terzo - nonostante l'8% in Sardegna e il 10% in Lombardia non siano da buttare - sono improponibili. Anche per questo in Abruzzo siamo all'interno di una coalizione larga, con un candidato di grande competenza, per il quale ci stiamo spendendo molto. Stiamo facendo un ragionamento anche in Basilicata, solo che lì non si capisce niente». Ora il leader di Azione dovrà ragionare per forza con Giuseppe Conte? «Alle regionali è impossibile fare altrimenti. Certo, non a tutti i costi», frena Calenda, ricordando che non è conveniente replicare questo modello a livello nazionale perché c'è il rischio che «decidiamo che dobbiamo stare tutti insieme contro la destra, poi non riusciamo a governare e torniamo al punto di partenza?».