�Siamo ai primi vagiti�. Il motto di Marcello Pera pare essere �calma e gesso�, perch� non si getta via il bambino con l’acqua sporca. �Riforma indispensabile, cos� come � indispensabile un’intesa con l’opposizione�, avverte Giuliano Urbani.
Premierato, i dubbi di Letta inaugurano il «tetris». Partita lunga e cautele: «Siamo ai primi vagiti»
Pera invoca �calma e gesso�. E Urbani: l’opposizione va coinvolta

Quante variabili nel tetris del premierato, dove ogni tessera ha il suo posto, ma se sbagli una mossa salta tutto per aria. Il merito, prima di tutto. Poi l’indebolimento del presidente della Repubblica, per altro personificato da Sergio Mattarella, che per due volte ha unito i grandi elettori sul suo nome, la seconda con il cappello in mano. La Lega, che non ci crede pi� di tanto, soprattutto perch� beneficiaria sarebbe probabilmente l’insidiosa Giorgia Meloni, e lo accetta come merce di scambio per l’autonomia differenziata. Forza Italia, che dice s�, ma mette sul banco la riforma della giustizia. Il referendum, che � come la livella, e finora ha azzoppato tutte le maggioranze. La premier, che lo sa, e pur giocandosela non mette sul piatto la tenuta del governo. E pure l’opposizione, con Dario Franceschini che avverte Elly Schlein: occhio, non puoi dire solo dei no, che la partita comincia adesso.
Il sasso nello stagno l’ha tirato Gianni Letta: �La riforma costituzionale fatalmente ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica: io non li attenuerei, non li ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative cos� come attualmente sono state esercitate�. Ch� uno � portato a chiedersi: ma quante truppe ha Gianni Letta? Quesito che merita una risposta retorica, se non fosse che assomiglia troppo alla domanda rivolta, facendo le debite proporzioni, da Stalin a Yalta: quante divisioni ha il papa?
E infatti apriti cielo. Giorgia Meloni telefona ad Antonio Tajani, il ministro degli Esteri che parla con quello che fu il gran visir di Silvio Berlusconi e la rassicura. Maria Elisabetta Casellati, che ha, almeno per destino ministeriale, il boccino della riforma, spiega che le frasi di Letta sono state travisate. Giorgio Mul�, suo compagno di partito, avverte che quelle preoccupazioni vanno ascoltate con il rispetto che si deve a un uomo delle istituzioni. E Schlein: l’Italia ha gi� provato l’uomo forte e non � andata bene.
�Attenzione, pericolo, meglio non agitare, meglio�, cantava decenni fa Enzo Jannacci in un mondo in cui era ancora fresca la paura della Bomba. �Adelante, con juicio�, pare avvertire oggi Giuliano Urbani, tra i fondatori di Forza Italia, perch� si maneggia nitroglicerina, avanti quindi senza scosse, ch� anche il referendum � una roulette. Condivide le preoccupazioni di Letta e ripete che il testo finora emerso gli pare un ballon d’essai: �La riforma � indispensabile – � il punto di partenza di Urbani – e per farla � indispensabile che maggioranza e opposizione si parlino. Se l’opposizione si chiama fuori ne uscir� con le ossa rotte, prender� una topica selvaggia e si consegner� a un sistema che non funziona. Ma non ci sono scorciatoie, non � roba da tirar via, ci vuole cautela, e anche la maggioranza, se far� da sola, si espone al rischio di varare una riforma pericolosa�.
Li accomuna, il memento di Marcello Pera. �Siamo ai vagiti�. Gi� i tentativi precedenti fallirono perch� affrontarono i cambiamenti costituzionali con superficialit�. E allora, in sala macchine, lontano dalle vetrine dove ci si sgambetta a colpi di slogan, si lavora, pur sapendo che l’esito � incerto. Ha raccontato Tommaso Labate su queste pagine che una delle possibili soluzioni guarda a un premier non eletto direttamente, ma indicato sulla scheda. Una certificazione costituzionale di quanto di fatto gi� avviene, e non sarebbe poco. In caso di crisi poi, starebbe al premier aprire la strada a un altro leader o andare alle elezioni anticipate. � uno dei percorsi che aprirebbero una dialettica, almeno con la parte meno ideologica dell’opposizione. Una qualche forma di Cancellierato, ha proposto Angelo Panebianco, perch�, ha spiegato: �Se non ti chiami Charles de Gaulle, se non vuoi suicidarti politicamente e se vuoi sul serio cambiare la forma di governo, devi ottenere il consenso di una parte significativa dell’opposizione�.
Certo, il cambiamento richiederebbe una modifica in senso maggioritario della legge elettorale, puntando alla formazione di due schieramenti. E, almeno in teoria, potrebbe tornare in campo il doppio turno, finora lasciato nell’ombra.
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1 dicembre 2023 (modifica il 1 dicembre 2023 | 21:43)
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