Premierato, la rete (bipartisan) che lavora sottotraccia a una riforma condivisa

di Tommaso Labate

Intellettuali e tecnici per un premier pi� forte. L’innesco della trattativa per cambiare il testo � un mini pacchetto di due emendamenti

Premierato, la rete (bipartisan) che lavora sottotraccia a una riforma condivisa

Una strada adesso c’�. Quanto diventer� agibile e scorrevole lo dir� il successo o meno del lavoro sottotraccia che un fronte bipartisan sta facendo dentro e fuori il Parlamento per rendere condivisa la riforma costituzionale voluta dal governo di Giorgia Meloni e osteggiata da quasi tutte le opposizioni. Se l’operazione avesse successo, la maggioranza, a cominciare dalla presidente del Consiglio, eviterebbe il ricorso al referendum popolare, con quel carico di ricadute e rischi che Matteo Renzi aveva sperimentato nel 2016; e l’opposizione s’intesterebbe i benefici di quel dialogo che Dario Franceschini continua a consigliare a Elly Schlein, con un accordo da sigillare una volta passata la buriana delle elezioni europee.

Gli emendamenti chiave

L’innesco della trattativa per cambiare il testo � un mini pacchetto di due emendamenti, immaginato da un gruppo di intellettuali e tecnici che si � battezzato nel nome di uno slogan: �Il nostro premier � pi� forte del vostro�. Ne fanno parte, in ordine sparso, Gaetano Quagliariello, Antonio Polito, Angelo Panebianco, Peppino Calderisi, Annamaria Parente, gli ex senatori del centrosinistra Franco Debenedetti e Natale D’Amico, pi� un gruppo di professori di Diritto costituzionale, da Mario Esposito a Maurizio Griffo, fino al decano dei costituzionalisti italiani, Giuseppe de Vergottini. Per sapere come il pacchetto di mischia sta provando a scavare un tunnel tra i due fronti contrapposti e ad arrivare a una strada condivisa, basta arrivare al senso politico dei due emendamenti e capire come cambieranno l’impianto della riforma. A cominciare da quel premier �pi� forte�, che non verrebbe eletto direttamente di fatto ma sostanzialmente s�, col nome indicato sulla scheda elettorale e collegato all’elezione dei componenti delle Camere. E i poteri maggiori? �Innanzitutto si chiamerebbe finalmente primo ministro e non pi� presidente del Consiglio�, ha spiegato Quagliariello agli interlocutori nel Palazzo, illustrando gli emendamenti prima di arrivare ai punti decisivi: �Il premier avrebbe di fatto il potere di indicare e revocare i suoi ministri, avrebbe un’elezione differenziata rispetto a quella del resto del governo e, in caso di sfiducia, avrebbe la possibilit� di decidere quale delle due strade indicare al capo dello Stato: se dimettersi, e quindi aprire la strada a un nuovo premier; oppure non farlo, avviando il percorso che porterebbe a elezioni anticipate�. Un cambio sostanziale, insomma, rispetto alla soluzione del testo licenziato dal governo, che — elezione diretta a parte e garanzia di due premier massimo per legislatura — lascia i poteri del presidente del Consiglio sostanzialmente invariati. E il nodo della legge elettorale? I promotori del gruppo indicano una via, capendo che soltanto il gioco parlamentare potr� portare o meno alla soluzione dell’enigma: �Che sia un sistema elettorale di tipo maggioritario�.

Tra gli schieramenti

Per capire come i due emendamenti abbiano sperimentato con successo la strada di sola andata tra le riunioni di lavoro del gruppo e l’aula del Senato, dove il testo del premierato giace in attesa delle Europee, bisogna risalire alla tela bipartisan dei contatti avviati. I fogli sono arrivati nelle mani di Marcello Pera, oggi parlamentare eletto con FdI, che li ha gi� sottoposti al presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, il meloniano Alberto Balboni. L’ex presidente del Senato non avrebbe trovato la porta sbarrata, anzi. E a sinistra? Oltre all’apertura al dialogo di Dario Franceschini, c’� la sostanziale convergenza con l’obiettivo di riforma dell’associazione Libert�Eguale, che raccoglie le sensibilit� pi� riformiste dell’area del Pd, che all’epoca di Giorgio Napolitano era l’area pi� sensibile alle antenne del Quirinale e che in Parlamento � rappresentata dal senatore pd Dario Parrini. I promotori dei due emendamenti sostengono che la strada verso l’accordo, sulla base di un testo diverso, si trova nella storia moderna del centrosinistra, non nella preistoria. �Andate a riguardarvi la tesi 1 dell’Ulivo di Romano Prodi del 1996, la proposta di Cesare Salvi alla bicamerale guidata da Massimo D’Alema nel 1997, il tentativo di un dialogo tra Forza Italia e il centrosinistra nel 2001�, � l’argomentazione di Calderisi. Il senso di una storia uguale. A cui oggi si cerca un finale diverso.

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1 dicembre 2023 (modifica il 1 dicembre 2023 | 13:54)

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