Tumore al seno con «gene Jolie»: la gravidanza è sicura per mamma e bambino

di Redazione Salute

Nessun aumento di rischio per le donne che hanno avuto un tumore al seno e vogliono affrontare la gravidanza. Neanche per quelle che sono portatrici della mutazione del gene BRCA 1 e 2

Tumore al seno con «gene Jolie»: la gravidanza è sicura per mamma e bambino

Via libera a un figlio dopo il tumore al seno, anche nelle pazienti pi� giovani con un carcinoma mammario ereditario correlato alla presenza di mutazioni del gene BRCA: il 12% delle oltre 11.000 giovani donne in et� fertile che ogni anno in Italia sviluppano un tumore al seno. In queste donne con �mutazione Jolie�, la stessa che ha portato Angelina Jolie a sottoporsi a una mastectomia preventiva e che predispone allo sviluppo di tumori al seno e all’ovaio, la gravidanza al termine delle cure oncologiche era finora sconsigliata, da una parte perch� si temeva comportasse un maggior rischio di ricomparsa del tumore, dall’altra perch� si ipotizzavano possibili pericoli per il bimbo a causa dell’esposizione a precedenti terapie oncologiche inclusa la chemioterapia.

I dati raccolti in 10 anni

Paure infondate, come dimostra il pi� ampio studio internazionale condotto per verificare gli esiti delle gravidanze in giovani donne con tumore al seno e mutazioni BRCA, coordinato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e realizzato con il supporto di AIRC. I dati, pubblicati sulla prestigiosa rivista JAMA e presentati in contemporanea durante il San Antonio Breast Cancer Symposium, il pi� importante congresso mondiale sul carcinoma mammario, dimostrano infatti che a 10 anni dalla diagnosi una paziente su cinque ha avuto una gravidanza senza che si siano registrate complicanze pi� frequenti durante l’attesa o maggiori pericoli per i nascituri, n� un incremento della probabilit� di ricomparsa del tumore.

La gravidanza non va pi� sconsigliata

�Questi dati dimostrano che, dopo un trattamento appropriato e un periodo di osservazione sufficiente, la gravidanza non dovrebbe essere pi� sconsigliata a donne giovani con un tumore al seno e mutazione BRCA, perch� � possibile e sicura. Poter coltivare la speranza di costruire una famiglia in futuro, dopo il tumore, � di grande aiuto per le pazienti perch� consente loro di accettare meglio la malattia e le terapie: la consapevolezza di un domani possibile ha un ruolo significativo nel processo di guarigione�, osserva Matteo Lambertini, Professore Associato e Oncologo Medico presso la Clinica di Oncologia Medica dell’Universit� di Genova - IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, coordinatore della ricerca assieme a Eva Blondeaux, Oncologo Medico presso l’Unit� di Epidemiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova.

Il numero dei casi di giovani donne colpite da tumore della mammella prima di aver avuto un figlio � in aumento, complice anche la tendenza di ricercare la prima gravidanza in et� sempre pi� avanzata; inoltre, le cure oncologiche possono portare a una riduzione della fertilit� e della capacit� di concepire. La maternit� rappresenta quindi un argomento di cruciale importanza per le oltre 11.000 giovani donne in et� fertile che ogni anno in Italia sviluppano un tumore al seno, di cui oltre il 12% risulta essere portatrice della mutazione a carico del gene BRCA.

Lo studio

Lo studio � un’indagine internazionale retrospettiva a cui hanno partecipato 78 centri di tutto il mondo, inclusi centri oncologici e universit� molto importanti. Per la ricerca sono stati raccolti i dati di 4732 donne che hanno ricevuto entro i 40 anni una diagnosi di carcinoma mammario con mutazione BRCA; dopo il completamento delle cure ed entro 10 anni dalla diagnosi di tumore, una su cinque (22%) ha avuto una gravidanza, con un tempo medio dalla diagnosi al concepimento di 3 anni e mezzo. Delle 517 donne che hanno portato a termine la gravidanza, pari al 79.7% del totale, il 91% ha avuto un parto a termine e il 10% ha avuto gemelli. Non si sono osservati tassi pi� elevati dell’atteso nella popolazione generale di complicazioni in gravidanza o di rischio di malformazioni fetali, n� differenze significative nella sopravvivenza libera da malattia tra le pazienti che hanno avuto oppure no una gravidanza al termine delle cure oncologiche: avere un figlio non aumenta perci� la probabilit� di successive recidive del tumore.

�Non rubare il futuro�

�In passato la gravidanza veniva sconsigliata a queste donne – spiega Matteo Lambertini – per la preoccupazione da un lato che gli “ormoni della gravidanza” potessero favorire la ricomparsa del carcinoma mammario, essendo un tumore sensibile agli ormoni, dall’altro che una pregressa esposizione a trattamenti oncologici, tra cui la chemioterapia, potesse avere conseguenze negative sulla prole. Inoltre, per scongiurare lo sviluppo di cancro ovarico, queste pazienti sono candidate a ricevere un intervento preventivo di rimozione delle ovaie e delle tube in et� molto giovane, intorno ai 40 anni, e ci� riduce quindi ulteriormente la loro finestra riproduttiva. A questo si aggiunge la paura di trasmettere la mutazione ai propri figli, che influenza il desiderio di maternit� in molte di queste donne. Tutti questi elementi ‘rubano il futuro’ alle pazienti giovani con tumore al seno ereditario, ma i nuovi dati segnano un deciso cambio di passo – sottolinea Lambertini - La gravidanza non dovrebbe pi� essere sconsigliata in donne portatrici della “mutazione Jolie” che desiderano avere un figlio dopo aver eseguito un adeguato trattamento per il cancro al seno e dopo che sia trascorso un appropriato periodo di osservazione dalla fine della terapia: anzi, i dati mostrano che la sopravvivenza globale pu� anche migliorare in alcuni casi, nelle donne che realizzano il loro desiderio di famiglia� conclude Lambertini.


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7 dicembre 2023 (modifica il 7 dicembre 2023 | 18:31)

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