Se Kamala Harris si riscopre «poliziotta»: così l'ex procuratrice (dura) può rassicurare gli Usa

«So come si trattano i delinquenti, sono una procuratrice». Con questa battuta Kamala Harris promette di usare contro Donald Trump la sua esperienza passata nella magistratura. Molti le consigliano di riscoprire quel curriculum anche per altri motivi: per rassicurare un’America moderata sul fatto che lei sarà una presidente Law & Order, attenta ai temi della sicurezza per non abbandonarli alla destra.

I trascorsi di Kamala Harris nella magistratura occupano un pezzo importante della sua biografia. Conviene soffermarsi su un aspetto non sempre familiare agli italiani: gli incarichi giudiziari più importanti ricoperti dalla la Harris furono di tipo elettivo, come ne esistono molti nel sistema americano. Fu eletta procuratrice generale di San Francisco, poi District Attorney della California che è una funzione simile a quella di un ministro della Giustizia. I magistrati eletti sono figure ibride, in parte funzionari della giustizia e in parte politici. La loro elezione avviene di solito su liste di partito. Fanno campagna elettorale con dei programmi precisi, delle proposte di politica giudiziaria e di interpretazione del codice, insomma delle dottrine o ideologie su come va applicata la legge.

La storia di Harris procuratrice a San Francisco e poi in tutto lo Stato della California, non si può etichettare sotto la categoria delle «toghe rosse», per usare un’immagine un po’ forte che ebbe fortuna in passato in Italia. «Toga rossa» se vogliamo è un termine che potrebbe descrivere l’attuale procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, quello che ha trascinato in tribunale Donald Trump nel processo sul pagamento alla pornostar e ha ottenuto la sua condanna. Bragg fu eletto nelle liste del partito democratico (in una campagna generosamente finanziata dal miliardario George Soros) sulla base di una piattaforma in cui teorizzava che i delinquenti, soprattutto se appartengono a minoranze di colore, sono vittime di una società ingiusta e razzista. La sua dottrina ha svuotato le carceri ed ha messo in libertà molti criminali recidivi per le vie di New York.

APPROFONDISCI CON IL PODCAST

Ma la Harris non è mai stata come Alvin Bragg. Al contrario, quando gestiva la procura di San Francisco e poi l’intera giustizia californiana, era considerata una dura. «A cop», uno sbirro, venne chiamata dai suoi detrattori. Non era lassista nell’applicazione delle pene, ivi compreso nei confronti degli spacciatori. È solo molto tempo dopo, quando gareggiava nelle primarie del 2020, che Kamala ha cercato di conquistarsi le simpatie della sinistra radicale di Black Lives Matter, e quando Biden l’ha cooptata ne ha fatto un’eroina delle minoranze etniche. Fu un’operazione di trasformismo, in quel caso Kamala si comportò come un camaleonte della politica pur di fare carriera.

Oggi che ha la nomination sostanzialmente in tasca, nel suo partito molti le consigliano di sfoderare tutta l’aggressività di cui è capace una magistrata d’assalto, contro Trump. C’è anche un’ala moderata dei democratici che le suggerisce di fare un altro uso di quel passato nella magistratura: per rassicurare gli elettori moderati di centro, l’America spaventata dalla recrudescenza della criminalità, dall’insicurezza nelle città. Magari anche con una svolta legalitaria sull’immigrazione, che tornerebbe a fare rispettare le norme sugli ingressi e quindi a non tollerare più i flussi illegali in entrata dalla frontiera Sud. In quel caso quel nomignolo «the cop», lo sbirro, potrebbe diventare un complimento e una qualità, da spendere tra gli indecisi di centro.

23 luglio 2024, 14:31 - modifica il 23 luglio 2024 | 14:48

- Leggi e commenta