Cosa sappiamo del programma di Kamala Harris (e cosa cambierebbe rispetto a Biden)

Diritto all'aborto
Biden e Harris hanno condannato la decisione Dobbs della Corte Suprema del 2022, che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, la quale dal 1971 stabiliva un diritto costituzionale e federale all’aborto, di base entro la ventiquattresima settimana. Harris ha spiegato di essere rimasta sconvolta dalla decisione. Molti Stati a guida repubblicana hanno limitato il diritto all’aborto. Biden aveva come priorità una legislazione federale che ripristinasse la sentenza Roe, e quindi il diritto all’aborto in tutti gli Stati Uniti. Le idee di Harris, espresse nel 2019, sono più decise e vanno oltre. Lei vorrebbe che gli Stati che vogliono limitare questo diritto chiedano l’autorizzazione preventiva al Dipartimento di Giustizia. Anche con la Roe vigente, i repubblicani avevano imposto restrizioni alle cliniche e ai medici, rendendo poco effettiva la sentenza. Nell’ultima parte del mandato, Harris ha avuto molta visibilità, e con il suo Fight for Reproductive Freedoms si è creata un’importante rete di personalità e finanziatori, nel lavorare sul tema dei diritti Lgbt+ e sull’aborto. È stata anche la prima vicepresidente o presidente a visitare una clinica abortista.

Restrizione all’uso delle armi
Harris ha molto lavorato, in scia al presidente Biden, per agevolare gli Stati nell’approvazione di leggi «red flag», che vietano l’uso delle armi da fuoco. Ha sostenuto il Bipartisan Safer Communities Act, che Biden ha firmato nel giugno 2022. La misura è stata considerata la legislazione federale sulla sicurezza delle armi più completa degli ultimi 30 anni.

Cambiamento climatico
Harris è molto più decisa nel chiedere investimenti per contrastare il cambiamento climatico ed è a favore del Green New Deal, che vorrebbe far passare gli Stati Uniti entro dieci anni all’energia pulita. Biden ha proposto un piano finanziato con 1,6 miliardi di dollari, quello di Harris arriva fino a quasi 10 volte tanto. Harris è anche a favore di una «tassa sull’inquinamento climatico» e della fine dei sussidi federali per i combustibili fossili. L’attuale vicepresidente, a differenza di Biden, è anche a favore del divieto del fracking, la tecnologia ad altissimo consumo idrico che ha alimentato il boom del petrolio e del gas naturale negli Stati Uniti e ha arricchito le economie in Stati come il North Dakota, il Texas occidentale e la Pennsylvania. Questo è un punto chiave nella campagna, perché Trump l’ha già usato come arma negli Stati in bilico (come, appunto, la Pennsylvania) e perché J.D. Vance, nel vicino Ohio, è un sostenitore dei combustibili fossili.

Politica estera
Harris continuerebbe a perseguire probabilmente molti degli obiettivi di politica estera del presidente Biden, a cominciare da un forte sostegno all’Ucraina e una politica di alleanze in Asia e Pacifico per contrastare la Cina. Su quest'ultimo punto, Harris ha sostenuto il «de-risking» da Pechino, una politica che incoraggia a ridurre la misura in cui le economie occidentali dipendono dalla Cina. Sul tema ha molto meno esperienza di Biden e la politica estera non è mai stata il suo forte. Si è molto appoggiata ai suoi consiglieri, a cominciare da quello per la politica estera, Philip Gordon, che ha prestato servizio nelle amministrazioni Obama e Clinton.

Medio Oriente
Biden ha sempre tenuto saldamente la barra al fianco di Israele, pur non condividendo le scelte di Netanyahu e pur sostenendo la soluzione dei due popoli e due Stati. Anche Harris, già dal 2020, ha parlato di «legame indissolubile», ribadendo che «Israele è un alleato e un amico fondamentale degli Stati Uniti». Votò anche contro la mozione Onu di condanna degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, sostenuta invece dal presidente Obama. Ma negli ultimi mesi, concordano gli osservatori, è stata più dura nei confronti del governo israeliano e potrebbe quindi cautamente promuovere una linea più severa. A marzo ha chiesto «un immediato cessate il fuoco a Gaza», parlando di «catastrofe umanitaria». Concorda con il governo israeliano sulla necessità di «eliminare Hamas», ma si è anche espressa spesso a difesa dei cittadini palestinesi e contro la possibilità di trasferirli da Gaza o dalla Cisgiordania.

Commercio e libero scambio
I punti di vista qui sono simili e condivisi dal Partito democratico. Ma c’è un elemento divisivo ed è il Trans-Pacific Partnership, l’accordo del 2016 negoziato dall’amministrazione Obama. Biden, da ex vicepresidente, ne era un acceso sostenitore, ma poi, da presidente, promise una modifica per dare più voce a sindacati e ambientalisti. Ma la modifica non c’è stata. Harris, nel 2016, si è opposta all’accordo. E si è opposta anche contro l’accordo di Trump tra Stati Uniti, Messico e Canada, a causa delle preoccupazioni ambientali. Anche Biden era contrario, ma ha cambiato posizione, dopo alcune modifiche del piano. Di fatto, però, sia Biden sia Harris sul libero scambio hanno posizioni di sinistra, vicine alle rivendicazioni sindacali ed operaie.

Legge e ordine
Kamala Harris è stata procuratrice di San Francisco tra il 2004 e il 2011 e poi procuratrice generale della California tra il 2011 e il 2016. Il procuratore generale è il responsabile dell’applicazione della legge in uno Stato e in quella veste Harris è stata molto criticata per aver usato il pugno duro. Si è dichiarata contro la pena di morte, ma alcune sue posizioni sul tema sono state più ambigue. Si è vantata dell’alto numero di condanne ottenute e veniva chiamata «la poliziotta». Si è anche schierata a favore di una legge che prevedeva il carcere per i genitori, se i figli disertavano la scuola. E si è opposta alla scarcerazione anticipata dei detenuti condannati per crimini non violenti, sostenendo che gli istituti rischiavano di perdere «un’importante fonte di manodopera». Ma il suo profilo di ex procuratrice, che ha lavorato per assicurare alla giustizia i criminali, potrebbe aiutarla nel confronto con Trump che di guai giudiziari ne ha in abbondanza. E un video del 2020, subito ripubblicato dai suoi sostenitori, sembra andare proprio in quella direzione.

Immigrazione
Kamala Harris ha sempre mostrato il pugno duro sulla questione. Nel giugno del 2021, in occasione di una visita in Guatemala, aveva detto: «Voglio essere chiara con le persone di questa regione che stanno pensando di intraprendere quel pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico: non venite. Credo che se verrete al nostro confine, sarete respinti». Ma è stato proprio questo tema a mandarla in difficoltà. Biden le ha assegnato il compito improbo di occuparsi dei rapporti con i Paesi dai quali arrivano i migranti. E lei è diventata una dei bersagli prediletti da Trump, definita spesso border czar, ovvero «zarina del confine», per accusarla di incapacità nel respingere «l’invasione».

Intelligenza artificiale
Biden ha emesso un ordine esecutivo che impone alle imprese di fornire informazioni sui progetti di intelligenza artificiale. Ordine che ora Trump vuole annullare. Ma, di fatto, ha lavorato perché le aziende si autoregolassero volontariamente. Harris sul tema è molto più decisa nel chiedere restrizioni governative e potrebbe per questo vedere gran parte della Silicon Valley schierarsi contro di lei.

Benessere degli animali
Harris ha sostenuto le leggi della California che vietano il foie gras e impongono la vendita di uova da allevamento all’aperto e non in gabbia. Biden, al contrario, ha cercato di bloccare queste norme. La posizione della vicepresidente potrebbe alienarle i grandi gruppi agricoli.

Riduzione del debito studentesco
È una delle anomalie che pesa come un macigno sulle vite dei giovani americani. Ed è uno dei punti chiave che potrebbe attirare il voto dei giovani e degli elettori neri. Kamala Harris è stata una delle prime a chiedere il condono del gigantesco debito studentesco (i ragazzi pagano le rette con enormi prestiti, che poi devono restituire nel corso della loro vite lavorative). Biden ha avuto più dubbi sulla fattibilità dell’operazione e un suo tentativo di cancellazione di parte del debito è stato annullato dalla Corte Suprema. Ma anche Harris è stata criticata per il suo piano del 2019, considerato confuso e poco ambizioso dai senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders. I repubblicani sono fortemente contrari e sostengono che cancellare il debito sarebbe una penalizzazione per chi non è andato al college o ha già pagato i debiti.

College gratuito
Harris ha cofirmato il piano di Bernie Sanders che prevede lo stop a tutte le tasse per i college biennali e per gli studenti dei corsi pubblici quadriennali. Nel 2020 è andata oltre e ha sostenuto l’abolizione di tutte le spese universitarie. Biden è meno radicale. Ha sostenuto la gratuità di college e università quadriennali solo per le famiglie il cui reddito è inferiore a 125 mila dollari e la gratuità totale dei biennali. Ma non è riuscito a introdurre la misura nel suo Inflation Reduction Act.