Curigliano: «In Italia il cancro al seno è il più diffuso, ma si investe ancora troppo poco»

di  Vera Martinella

L'oncologo: studi all’avanguardia e cure personalizzate. L'importanza della prevenzione: il primo passo per limitare lo sviluppo di questa neoplasia è sottoporsi ai controlli

(Getty Images)

È in assoluto il tumore più diffuso nel nostro Paese con circa 55.700 nuovi casi annui nelle donne, a cui si aggiungono 1.500 diagnosi negli uomini, ma le probabilità di guarigione in caso di cancro al seno sono elevate: quando la diagnosi è precoce superano il 95 per cento. In Italia, poi, vivono circa 52mila persone con un carcinoma mammario metastatico, un numero in costante aumento grazie all’arrivo di nuove cure che consentono di allungare la sopravvivenza di chi si ammala. 

Cosa si può fare per migliorare questi numeri? 
«Primo, prevenire: ognuno può limitare il pericolo di sviluppare questa neoplasia e sottoporsi ai controlli, che peraltro in Italia vengono offerti gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale – risponde Giuseppe Curigliano, presidente nazionale del comitato organizzatore della Conferenza Europea sul tumore al seno (European Breast Cancer Conference), che ha riunito a Milano oltre duemila specialisti provenienti da 80 nazioni e al quale ha partecipato anche la commissaria europea per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides -. E poi bisogna sostenere la ricerca scientifica che ci ha portato a poter guarire milioni di pazienti e a prolungare fino a 10 anni e più la vita di chi ha una malattia in stadio avanzato».

Iniziamo dalla prevenzione, chi è più a rischio? 
«Sovrappeso o obesità, fumo, eccessivo consumo di alcolici, sedentarietà (chi fa attività fisica regolare ha molte meno probabilità di ammalarsi) sono fattori di rischio noti – spiega Curigliano, che è direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia e ordinario di Oncologia Medica all’Università Statale di Milano -. E poi c’è la familiarità: chi ha parenti di primo grado (madri, nonne, zie, sorelle) che hanno sviluppato un carcinoma mammario corre più pericoli. Infine la genetica: esistono mutazioni, per esempio quelle dei geni BRCA1 E BRCA2, che fanno lievitare le probabilità, ma oggi abbiamo messo a punto dei controlli e delle strategie di prevenzione per intercettare queste persone e proteggerle».

Quali sono i sintomi da non trascurare? 
«Il più comune è la presenza di un nodulo che non causa dolore e ha contorni irregolari: non va mai trascurato, in maschi e femmine, a ogni età».

Veniamo ai controlli, quali e quando? 
«Innanzitutto l’autopalpazione, una volta la mese e se si notano anomalie non bisogna perdere tempo. Poi la mammografia, che viene offerta gratis ogni due anni alle donne tra i 50 e i 69 anni (alcune Regioni hanno già esteso i test alla fascia 45-74 anni). Per le più giovani può essere utile un’ecografia annuale dai 30 anni, ma ormai molti specialisti concordano sul fatto che tempistica dei controlli e tipologia di esame debba vadano elaborati “su misura”, tenendo conto dei vari fattori di rischio che ha ogni donna e della forma anatomica del suo seno».

Come sta la ricerca scientifica «made in Italy»? 
«Bene, ma non benissimo, fra grandi eccellenze e molti problemi: il nostro Paese investe troppo poco, mancano soprattutto personale specializzato e finanziamenti. Nonostante le difficoltà, molti degli studi condotti in Italia sono all'avanguardia e la qualità dei nostri ricercatori è alta. Milano, in particolare, è una città “storica” per il cancro al seno: qui Umberto Veronesi ha eseguito la prima quadrantectomia (storico intervento che risparmia l’asportazione dell’intera mammella) e la prima biopsia del linfonodo sentinella (per evitare trattamenti troppo pesanti ogni volta che la malattia lo consente), mentre Gianni Bonadonna ha somministrato la prima chemioterapia adiuvante (ovvero precauzionale, per limitare il rischio di ricadute). Due passaggi epocali per arrivare a quel 95% di guarigioni attuali».

Quali sono le novità principali emerse dal congresso? 
«Tante, ci sono nuovi farmaci in arrivo e impariamo a utilizzare sempre meglio le terapie già standard (chirurgia, radioterapia, chemio e altri medicinali), con maggiore efficacia e meno effetti collaterali. Il punto che accomuna tutto è che serve una diagnosi precisa: oggi sappiamo che esistono tanti tipi diversi di cancro al seno ed è fondamentale conoscere quale sottotipo istologico e molecolare si ha di fronte per poter scegliere, fra le molte terapie disponibili, la migliore per il singolo caso».

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23 marzo 2024

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