L’Asse della resistenza continua con la sua sfida dal Mar Rosso al Medio Oriente, mosse multiple contro Israele, gli Usa e il traffico marittimo civile. Sabato l’attacco con drone ad una petroliera, la Chem Pluto, di propriet� israeliana a circa 200 miglia a sud della costa indiana. Pochi danni ma colpo significativo: gli Usa sono convinti che l’ordigno sia stato lanciato dall’Iran, forse da una base o da una nave madre. A seguire una raffica di �tiri� vicino alle coste yemenite da parte degli Houthi, la milizia alleata di Teheran. Sparati due missili balistici, quindi alcuni droni, tra cui quattro intercettati da un’unit� americana, il Laboon. Una petroliera � stata mancata di poco, una seconda invece � stata raggiunta dal �proiettile�.
Dall’attacco alla petroliera israeliana ai raid contro basi americane: tutti gli attacchi degli Houthi (alleati dell’Iran)
Dopo l’attacco del 7 ottobre, la milizia yemenita ha sferrato un centinaio di azioni di guerriglia sia in Medio Oriente che nel Mar Rosso, dov’� aiutata da un �vascello-spia� di Teheran

Yemen, 15 dicembre: miliziani Houthi a una manifestazione pro-Palestina (Epa)
Gli eventi sono parte di un unico mosaico composto dai seguenti tasselli: qualsiasi nave diretta in Israele o legata allo Stato ebraico � un target; formazioni alleate degli ayatollah che agiscono in solidariet� ad Hamas; ispirazione da parte di Teheran che per� nega qualsiasi coinvolgimento; ricorso a sistemi diversi per ostacolare il flusso di merci verso lo Stato ebraico e al tempo stesso creare condizioni di instabilit� dimostrando che gli Stati Uniti non sono in grado di impedire l’aggressione continua.
Dopo l’assalto ai kibbutz da parte dei guerriglieri palestinesi, l’Asse della resistenza � entrato in azione. Il nome � un modo per presentare le iniziative belliche e terroristiche di questi gruppi come una �reazione�. Al tempo stesso � il pi� scontato degli schemi per deviare responsabilit� attribuendo tutto ai �resistenti�, che a volte muovono dietro sigle di comodo. In realt� le fazioni, se da una parte, sono antagoniste di Israele-Usa, dall’altra perseguono una agenda doppia: la loro e quella dello sponsor iraniano. Di resistenza c’� solo il nome. Interessanti i numeri raccolti dagli esperti. Dal 7 ottobre gli Houti hanno sferrato un centinaio di strike – non sempre riusciti – con droni, missili balistici e cruise; una quindicina di navi centrate; oltre 100 raid di milizie sciite contro siti americani in Siria e Iraq; un centinaio di portacontainer hanno rinunciato a transitare in Mar Rosso ed hanno circumnavigato l’Africa, con ampliamento di costi e tempi.
Washington ha formato una coalizione aeronavale alla quale hanno aderito, con distinguo, un pugno di Paesi. Alcuni, come l’Italia, hanno inviato proprie fregate che agiranno per� in parallelo alla task force ma non faranno parte in modo formale. Altri hanno preferito dare un appoggio �segreto� per evitare contraccolpi e imbarazzi nel fiancheggiare una missione che tutela la libera navigazione ma fa anche da scudo a Israele. Infatti, pi� volte unit� alleate hanno intercettato missili yemeniti lanciati in direzione del porto di Eilat.
La Casa Bianca ha gestito la crisi con cautela, dosando le accuse contro l’Iran. Tuttavia, la cadenza delle provocazioni armate ha portato a posizioni pi� severe. Per il Pentagono non vi sono dubbi sull’aiuto da parte dell’intelligence, dei pasdaran e della Marina iraniana. Dal 2021 In Mar Rosso, sempre vicino allo Yemen, � ormeggiata in acque internazionali la Behshad. � un finto mercantile, un �vascello-spia� di Teheran che probabilmente assiste gli Houthi. Nota: una presenza iniziata, con un’altra nave (la Saviz), da alcuni anni e non legata al conflitto israelo-palestinese. Il secondo punto riguarda le azioni a lungo raggio dei droni, rese possibili solo dall’assistenza tecnica dei mullah.
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24 dicembre 2023 (modifica il 24 dicembre 2023 | 17:43)
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