Mutui a 40 anni, tasso fisso e rate basse: ma convengono davvero? I calcoli da fare
di Gino Pagliuca
L’erogazione di un mutuo sta diventando sempre meno accessibile per le famiglie numerose, che invece avrebbero intenzione e bisogno di acquistare un immobile più ampio e spazioso per tutti i componenti del nucleo familiare. La causa, secondo l’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) - che mercoledì sull’Avvenire ha lanciato il suo allarme -, è da riscontrare nei criteri e negli algoritmi adottati dagli istituti bancari per concedere o meno un credito.
Procedure contestate dal presidente di Anfn, Alfredo Caltabiano, il cui scopo è radunare a un tavolo e trovare una soluzione il ministero dell’Economia e delle finanze, l’Abi (Associazione bancaria italiana), la Consap (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) e il Forum delle associazioni familiari.
di Gino Pagliuca
È ormai risaputo che una banca, prima di procedere con l’erogazione di un prestito, valuta caratteristiche precise in termini sia legali che finanziari del richiedente. In particolare, analizza nel dettaglio la solidità patrimoniale in base a diversi fattori: oltre alla stabilità della situazione lavorativa e l’affidabilità dimostrata nel saldare i debiti, primo fra tutti il reddito netto nel nucleo familiare, ma anche la valutazione dell’immobile e la quota (solitamente non supera l’80%) che si intende coprire con il mutuo e la presenza di garanzie da parte di soggetti terzi. In base alla raccolta di questi dati, poi, l’istituto di credito si affida a un algoritmo che determina il criterio fondamentale: la capacità di rimborso, il quale si misura dal rapporto tra il reddito e l’ammontare di ciascuna rata, non solo del mutuo che il richiedente si appresta a chiedere ma anche di altri eventuali finanziamenti, ad esempio per l’acquisto di un’automobile. Tale rapporto, indicativamente, non dovrebbe superare il 30-35% del reddito netto mensile complessivo del richiedente (per cui si intende anche l’intera famiglia).
di Redazione Economia
Nell’iter dell’istruttoria per valutare l’erogazione o meno di un mutuo, ogni banca fa riferimento a delle tabelle di riferimento proprie e l’importo della rata mensile viene stabilito anche tenendo conto del tasso d’interesse a regime, che si rileva alla data di valutazione. Ma il bisogno di ricorrere a questi criteri consiste anche nel non gravare in modo eccessivo sull’economia e sul potere di acquisto del richiedente. Infatti, esiste un valore specifico su cui gli istituti di credito fanno particolare affidamento. Ognuno gli attribuisce un nominativo diverso, ad esempio indice di povertà o quota di sussistenza, e consiste nella disponibilità economica residua che si ottiene detraendo dalle entrate (reddito) del richiedente le “uscite obbligatorie”, ovvero le rate di finanziamenti o prestiti già accesi e quelle ipotetiche del mutuo che il consumatore sta chiedendo. Secondo i criteri delle banche, tale cifra deve essere superiore al 50% del reddito sociale minimo mensile, calcolato in riferimento alla soglia di povertà stabilita dall’Istat (che varia a seconda dell’ampiezza della famiglie e dell’area geografica e che può essere calcolata sul sito ufficiale dell’istituto).
Per le famiglie numerose, dove sono presenti tre o anche quattro o più figli, è certamente più difficile mantenere tale quota nei limiti predisposti dagli istituti di credito. Anche con il sostegno economico dell’assegno unico e universale, che comunque offre un massimo di 175 euro al mese per ciascun figlio a carico, le spese per il sostentamento della famiglia e la crescita dei figli sono ingenti e da molti mesi ormai sono gonfiate dai rincari dovuti all’inflazione a scapito di stipendi che, invece, rimangono pressoché invariati. «In nuclei familiari composti da molti membri tendenzialmente si registra un reddito medio-basso — spiega Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) —, anche perché non sempre entrambi i genitori riescono a lavorare proprio per badare ai figli. Ma ciò che interessa alle banche non è il numero di figli, ma la capacità di spesa e di rimborso di un debito. I requisiti sono inderogabili. Può certamente essere di auspicio, considerando anche il ruolo sociale degli istituti di credito, prestare una particolare attenzione alle famiglie numerose che chiedono l’erogazione di un mutuo».
di Redazione Economia
L’Anfn proseguirà con il suo tentativo di incontrare istituzioni e banche per trovare una soluzione. Già lo scorso settembre, in una lettera indirizzata al governo, l’associazione ha inviato una serie di proposte per la legge di bilancio 2024 tra cui anche la costituzione di un fondo di garanzia per mutui, surroghe e rinegoziazioni «da destinare in prima battuta alla rinegoziazione o surroga di mutui per le famiglie con tre o più figli; in seconda battuta, per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto della prima casa, sempre per le famiglie con tre o più figli», si legge nel testo.
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22 nov 2023
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