Sciopero del 17 novembre, la Garante: «Esclusi troppi settori, non tutti protestano. Cgil e Uil rischiano sanzioni»

Sciopero del 17 novembre, la Garante: «Esclusi troppi settori, non tutti protestano. Cgil e Uil rischiano sanzioni» Sciopero del 17 novembre, la Garante: «Esclusi troppi settori, non tutti protestano. Cgil e Uil rischiano sanzioni»

Presidente Paola Bellocchi, si aspettava questo clamore su una decisione della Commissione di garanzia sugli scioperi che lei presiede?
«Veramente no. Ci siamo insediati lo scorso luglio e questa è stata la nostra prima uscita pubblica, anche se abbiamo già fatto altri interventi. Io sono un professore di diritto del lavoro, sono abituata a stare tra le carte, no, non mi aspettavo tanto clamore».

Perché avete bocciato lo sciopero generale di Cgil e Uil di venerdì 17 novembre?
«Non è una bocciatura. A fine ottobre, noi abbiamo esaminato il documento di proclamazione della protesta e da subito ci è parso che non corrispondesse ad uno sciopero generale, ma fosse uno sciopero solo di alcune categorie, altri si erano già organizzati in ulteriori altre 20 proclamazioni di scioperi generali regionali».

E questo cosa significa?
«Che non tutto il mondo del lavoro è stato chiamato a scioperare venerdì 17 novembre, sono state escluse 16 categorie del settore privato. Manca quindi il requisito della generalità».

Cosa cambia?
«Gli scioperi di settore hanno una disciplina diversa, più restrittiva rispetto a quella per gli scioperi generali per i quali nel 2003 la Commissione di garanzia definì una delibera con regole più favorevoli proprio per permettere a tutti i lavoratori di esercitare il diritto di sciopero. Ad uno sciopero generale è consentita quindi la concomitanza, per far aderire tutte le categorie, ed è consentita una durata di 24 ore. Per gli scioperi di settore, i limiti sono molto più stretti, massimo 4 ore per la prima azione di sciopero ad esempio per il trasporto pubblico locale. Così come è stato proclamato sembra uno sciopero à la carte. Ma la Commissione non può accettare questa interpretazione soggettiva, altrimenti avremmo uno sciopero generale ogni giorno. La nostra è una scelta di coerenza, ci siamo collocati nel solco delle decisioni prese già in passato dalla Commissione».

Siete stati accusati di non rispettare un diritto sancito dalla Costituzione.
«Lo dice a me? Io che mi sono formata sul diritto sindacale, si figuri se sono contro il diritto di sciopero, ma noi dobbiamo applicare delle regole e in Italia con la legge 146 siamo avanti a tutti».

Ha parlato con il ministro Salvini?
«Noi il ministro non lo abbiamo sentito e io non l’ho mai incontrato. C’è stata un po’ di strumentalizzazione. Do una data: la nostra decisione è dell’8 novembre, quindi prima delle parole del ministro, ed è arrivata dopo un’accuratissima istruttoria. Abbiamo deliberato che non c’erano i requisiti e lo abbiamo comunicato alle confederazione proclamanti, il nostro è stato quindi un intervento precedente. Le dinamiche politiche non hanno in alcun modo condizionato la nostra decisione che non è stata né arbitraria né capricciosa».

Cgil e Uil hanno detto che vanno avanti. Cosa rischiano?
«Generalmente quando i sindacati non si adeguano, noi dobbiamo aprire un procedimento di valutazione per un’eventuale sanzione, ma se interviene la precettazione anche l’apertura del nostro procedimento può ritenersi superflua. L’incontro con le parti sociali lunedì è stato molto cordiale e proficuo, e non è mancato lo spirito di dialogo e confronto, come c’è sempre stato con le parti e e sempre ci sarà».

È stata la Commissione a chiedere la precettazione?
«No, noi abbiamo segnalato l’irregolarità. Ma il ministro può precettare lo sciopero anche senza la nostra segnalazione».

In Italia ci sono troppi scioperi generali?
«Lo sciopero generale sta vivendo un momento di sfilacciamento, ci sono molti nodi nel diritto sindacale su questo a partire dal fatto che ancora non abbiamo una legge sulla rappresentatività che fa sì che sindacati molto piccoli proclamino scioperi generali con adesioni dello zero virgola».

È vero che gli scioperi sono sempre di venerdì?
«Ci proponiamo una riflessione anche su questo, perché in effetti la maggior parte delle proteste è prima del fine settimana. Stiamo facendo un’istruttoria per capire meglio come affrontare questo argomento e semmai intervenire».

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