Gasperini, i segreti dell'allenatore dell'Atalanta
Aveva la fama di essere un maestro di calcio ma di non aver mai portato a casa un trofeo: ora la consacrazione, tutti lo imitano, lui cambia ogni anno e si migliora sempre. E adesso? «Se resto? Per me è come avere una moglie e dei figli, e ti passa davanti una donna bellissima»
Dire che è la vittoria di Gian Piero Gasperini sarebbe sbagliato, perché dietro alla strepitosa conquista dell’Europa League da parte dell’Atalanta c’è un’impresa collettiva, che parte dalla società e arriva fino ai giocatori e all’ambiente, ma la centralità dell’allenatore di Grugliasco dentro al progetto nerazzurro è un’evidenza, è sotto gli occhi di tutti. E non si può sminuire: non sarebbe giusto. È lui l’oro della Dea. Il trofeo alzato nella notte di Dublino suggella la sua carriera, la completa , la perfeziona, dopo anni di lavoro straordinario. «Meritiamo una coppa» ha detto, ma la verità è che il primo a meritarsela era lui. Una rivincita personale, a zittire chi da anni dice che è un maestro ma non un vincente. I complimenti, alla lunga, stancano.
A 66 anni e 117 giorni è l’allenatore più anziano a vincere al debutto una finale di una grande competizione europea. Alla faccia di chi pensa che i boomer non abbiano più nulla da dare. È così solo se non si aggiornano, se vivono nel passato ripetendo schemi che non funzionano più, idee superate, modelli esauriti, solo perché «abbiamo sempre fatto così». Non è il Gasp, che in questi anni ha sempre corretto e migliorato il suo gioco, modellandolo attorno a una squadra che cambia stagione dopo stagione. Va via Hojlund, pagato 80 milioni dal Manchester United? No problem, arriva Scamacca per 25.
Oggi è l'allenatore più imitato. Ma lui è sempre un passo avanti. E ora vedremo se continuerà a insegnare calcio a Bergamo o altrove.
L’Atalanta nasce e rinasce ogni anno. Restando sempre fortissima. Anzi: sempre più forte. Il segreto del calcio di Gasp è l’intensità: pressing a tutto campo uomo su uomo, organizzazione quasi militare, ritmi altissimi, mentalità europea, dove per europea di può intendere una ricerca sempre e comunque dalla vittoria, senza nascondersi, senza fare calcoli. Come a Dublino contro il Bayer Leverkusen, affrontato con quattro attaccanti. La mossa tattica vincente. Coraggiosa. E poi una difesa a tre (3-5-2, 3-4-2-1, 3-4-3) che serve come propulsione per la fase offensiva, tant’è che i terzini sono spesso in attacco. E segnano.
Per lui la tattica serve a valorizzare i giocatori, non il contrario. Come dice Arrigo Sacchi, è «uno stratega e non un tattico». Nelle prime settimane le nuove squadre o i nuovi giocatori sotto la sua gestione faticano maledettamente, perché si tratta quasi di imparare il calcio da capo. E per lui le regole sono uguali per tutti: se non corri, se non giochi di squadra, finisci in panchina. Ricordate Papu Gomez? Ecco. Nell’Atalanta di Gasperini nessuno ha il posto assicurato. Anche Koopmeiners, oggi uno degli uomini chiave (e di mercato), all’inizio con lui faticava. Ma quando entri in sintonia, con lui svolti: si pensi alla rinascita di De Ketelaere, passato dai disastri del Milan ai trionfi di quest’anno. Decisiva la mano dell’allenatore, che ha saputo accenderlo tatticamente e mentalmente.
Dal suo arrivo a Bergamo, di cui è cittadino onorario, per Gasp sono stati otto anni d’oro. Con altrettanti bilanci in utile per la società del presidente Percassi. Oltre 250 milioni di plusvalenze, un tesoro, che permette alla società ora di provare a fare ora un ulteriore salto di qualità. Lo scudetto, da qui in avanti, non sarà più solo un sogno. Non può esserlo, per l’Atalanta che quest’anno ha impressionato l’Europa intera. Fondamentale anche il suo staff, come il vice Tullio Gritti, che sa come prenderlo anche nei momenti più difficili. Perché Gian Piero, si sa, ha un carattere non semplice. Retroscena: Gritti è colui che si occupa anche di fare da cuscinetto fra allenatore e giocatori, mettendo la parola giusta, quando a volte l’atmosfera è elettrica. Non succede di rado, pare. Uno dei segreti è anche la preparazione atletica: Borrelli, il suo fidato specialista, ex professore di ginnastica, che lavora con lui fin dai tempi di Crotone (2003-2006), è un fuoriclasse della categoria.
«Ora festeggiamo, poi parleremo con il presidente — ha detto ieri con la coppa in mano —. Se resto? Dico che per me è come avere una moglie e dei figli, essere felice, e ti passa davanti una donna bellissima...». Cosa intende? Che il suo futuro non è ancora certo. I prossimi giorni saranno decisivi. Restare e rilanciare oppure andare via da vincente? Un bel dilemma. Chi è quella «bella donna»? Forse il Napoli, ma potrebbe non essere l’unica a corteggiarlo: tutti lo vogliono, oggi, tutti lo cercano. Maestro Gasp, il partito migliore che c’è.