Vaccini, la leggenda bugiarda sull'Occidente egoista
Febbre dengue, colera: su questi due fronti ci sono buone notizie in arrivo per le vaccinazioni. Cure e profilassi non arrivano mai così velocemente come si vorrebbe, però la scienza medica continua a mietere successi. Poiché queste malattie colpiscono in modo sproporzionato il Sud del pianeta, mentre i vaccini vengono scoperti, messi a punto e prodotti per lo più nei paesi ricchi e avanzati, la narrazione diffusa descrive un Occidente capitalistico egoista e avido, che non condivide i benefici del suo progresso sanitario.
È una falsa leggenda, l’esatto contrario di quel che accade da secoli, e continua nel tempo presente: l’Occidente scopre vaccini e cure che salvano vite nei paesi più poveri. È quel che accadrà nei prossimi anni anche per dengue e colera.
La febbre dengue, come la malaria, viene diffusa da zanzare. Di recente ha avuto una recrudescenza in Sudamerica, con epicentri in Brasile e Perù. In altre parti del mondo il Bangladesh è uno dei paesi più colpiti, nel 2023 registrò trecentomila casi. Viene chiamata anche “la febbre che spezza le ossa” per il tipo di dolori acuti che affliggono le giunture. Una maggioranza dei casi si fermano allo stadio lieve della malattia, che assomiglia a un’influenza. Il 5% dei pazienti sono colpiti dalla forma più acuta, questa può provocare complicazioni gravi, l’arresto di funzioni vitali degli organi, fino alla morte. Esistono già da anni dei vaccini ma hanno delle limitazioni. Uno richiede due somministrazioni ed è costoso, un altro può essere usato solo su chi è già infetto.
Per fortuna è in arrivo un vaccino nuovo. È stato creato da scienziati dei National Institutes of Health negli Stati Uniti. Ed è già stato concesso per una produzione su licenza ad un grosso ente pubblico brasiliano, l’Instituto Butantan di San Paolo. L’ente brasiliano sarà in grado di fabbricare decine di milioni di dosi a partire dall’anno prossimo. Queste saranno distribuite all’interno del Brasile. Al resto del mondo ci penserà la multinazionale americana Merck, anch’essa destinataria della licenza sulla scoperta dei National Institutes of Health.
Un vaccino parallelo è il Qdenga della casa giapponese Takeda. È costoso però è stato concesso su licenza a un’azienda farmaceutica indiana (Biological E) per una produzione su vasta scala, fino a 50 milioni di dosi annue. Questo consentirà di praticare prezzi molto inferiori per gli acquisti da parte del governo brasiliano.
Il colera è una malattia ancora più diffusa, solo all’inizio del 2024 ne sono stati segnalati dei focolai importanti in 17 paesi. Il colera uccide attraverso la disidratazione, provocata quando l’organismo cerca di espellere il batterio virulento attraverso vomito e diarrea liquida. I vaccini esistono, il problema è alzare la loro fabbricazione al livello della domanda. Una campagna per l’aumento della produzione è stata lanciata dall’International Vaccine Institute, organismo dell’Onu. La produzione è concentrata da qualche anno nella casa farmaceutica sudcoreana EuBiologics che si è impegnata a raggiungere 46 milioni di dosi nel 2024 e un quantitativo doppio nel 2025.
Altre aziende si apprestano a subentrare con produzioni su licenza, tra queste l’indiana Biological E. Una casa farmaceutica sudafricana, Biovac, sta conducendo i test clinici sul primo vaccino anti-colera sviluppato nell’Africa subsahariana. A coordinare gli sforzi di produzione e distribuzione nel Grande Sud è l’associazione Gavi (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), l’alleanza mondiale per la distribuzione dei vaccini nei paesi poveri. Gavi nacque nell’anno 2000 su iniziativa di Bill Gates e da allora ha contribuito a immunizzare circa 800 milioni di bambini. Chi sono i suoi principali finanziatori? Al primo posto viene il Regno Unito, al secondo la Fondazione Bill & Melinda Gates, al terzo gli Stati Uniti. Seguono Norvegia, Germania, Francia, Canada.
Da nessuna parte in queste campagne di vaccinazioni compaiono in posizioni di rilevo paesi come Cina, Russia, Cuba, che siamo soliti associare alla “medicina per i poveri” offerta al Grande Sud globale. Pechino, Mosca e L’Avana hanno saputo usare in passato i loro aiuti sanitari a scopi propagandistici, fino a dare l’impressione di essere i veri benefattori dell’umanità povera. Qualche tentativo si vide anche durante la pandemia del Covid. La verità è che il loro impatto è trascurabile, qualche volta negativo (vedi i flop dei vaccini cinesi e russi per il Covid). I grandi progressi nella condizione sanitaria dei paesi poveri hanno avuto origine in Occidente, oppure in paesi che da tempo si sono convertiti al modello occidentale (come Giappone e Corea del Sud).
Eppure la “leggenda malefica” sull’Occidente egoista e avaro continua. L’associazione Gavi, per esempio, fu più volte criticata da ong umanitarie, inclusi Medici Senza Frontiere. Il fatto di ricevere finanziamenti dai capitalisti Bill e Melinda Gates è un peccato imperdonabile. L’ideologia anti-occidentale fa velo a molti, impedisce di vedere chiaro. Un tabù speciale circonda l’eccellenza medica del Sudafrica, un non-detto, una verità scomoda perché politicamente scorretta: quel gioiello farmaceutico che è l’azienda Biovac, l’unica in Africa a scoprire dei vaccini nuovi anziché produrre su licenza americana, è conseguenza di un’eredità del Sudafrica bianco, razzista e segregazionista, che si dotò di università all’avanguardia mondiale ed ebbe dei precursori come il chirurgo Chris Barnard nei trapianti cardiaci. Questo non toglie niente alla condanna che la storia ha inflitto al regime dell’apartheid, non attenua il nostro severo giudizio morale su quell’aberrazione; resta il fatto che perfino il Sudafrica di oggi governato dall’African National Congress, erede di Nelson Mandela, gode dei benefici di un’eredità bianca e occidentale nel campo medico.
Dengue e colera sono solo alcuni esempi che contraddicono la leggenda malvagia sull’Occidente egoista. La lotta contro l’Hiv-Aids è un altro. Le infezioni da Hiv e le morti per Aids sono in costante diminuzione da anni. Gli esperti considerano ormai realistico il raggiungimento dell’obiettivo storico di sradicare completamente questa piaga. Chi lo avrebbe detto, quando negli anni Ottanta faceva un’ecatombe? Il successo venne con le cosiddette terapie “antiretrovirali”, messe a punto negli Stati Uniti e in Europa. Ma queste cure sono state rapidamente distribuite anche nei paesi più poveri, in particolare in Africa dove l’incidenza della malattia era elevata.
A rallentare i progressi di questa campagna in Africa furono delle resistenze locali, politiche ed ideologiche, non l’egoismo dell’Occidente. Superati gli ostacoli, oggi paesi come Botswana, Ruanda, Tanzania e Zimbabwe nel 2023 hanno raggiunto gli obiettivi “95-95-95” fissati dall’Onu: il 95% dei pazienti infetti sono stati correttamente diagnosticati, il 95% di quelli che soffrono di Hiv sono sottoposti a cure antiretrovirali salvavita, e il 95% dei pazienti che ricevono queste terapie raggiungono l’obiettivo, cioè l’eliminazione del virus.
Una parte del Grande Sud globale, quando deve schierarsi sui grandi temi della geopolitica, oggi tende a prendere posizioni anti-occidentali, filo-cinesi o filo-russe. Alcuni dei suoi leader più conosciuti, come il presidente brasiliano Lula, maneggiano con entusiasmo la retorica antiamericana. Ma per quel che conta davvero, come la salute dei suoi concittadini, anche Lula dipende dalla scienza occidentale, dal capitalismo farmaceutico occidentale, dalla generosità occidentale.
9 maggio 2024
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