Spalletti cambia ancora formazione per Italia-Svizzera: cinque novità, un solo dubbio
Il c.t. alla vigilia della partita degli ottavi di finale: «Ora mi aspetto di vedere la squadra più sciolta. Non siamo stati capaci di esprimerci al nostro livello, quello che abbiamo fatto vedere è poco per le nostre ambizioni»
Guardi Donnarumma e pensi a Buffon, che passeggia sul prato dell’Olympiastadion con il magone, coccolato dal rumore di una notte irripetibile. E viene facile immaginarsi Marcello Lippi in piedi, nella sua casa sul lungomare di Viareggio, quando stasera suonerà l’Inno. Ma sono storie differenti. Quell’Italia ha un posto nel nostro cuore e non ce la scorderemo mai. Questa, affidata a Spalletti, un altro maledetto toscano, è una squadra diversa, giovane e ancora fragile, anche se animata dallo stesso desiderio di lasciare il segno.
Diciotto anni fa in palio c’era il Mondiale. Adesso solo i quarti di un Europeo tormentato in cui ci siamo salvati per il rotto della cuffia, grazie alla prodezza di Zaccagni, che dovrebbe partire dalla panchina.
Il c.t. ha sciolto quasi tutti i rebus. Un avvicinamento diverso rispetto alle tensioni che avevano preceduto l’appuntamento con la Croazia. Giocherà Mancini per lo squalificato Calafiori, mentre Buongiorno è in preallarme se Bastoni non dovesse recuperare dalla tonsillite che lo tormenta da qualche giorno. «Ieri si è allenato e abbiamo tirato un respiro di sollievo, ma andrà verificato», racconta il c.t., disteso dopo le polemiche di Lipsia.
Dimarco è indisponibile e sarà sostituito dal suo compagno Darmian in una difesa a quattro «o qualcosa che le assomiglia». La novità più rilevante, che avevamo intuito dalle prove di questi giorni, è la promozione di Fagioli, alla prima da titolare «perché bisogna avere il coraggio di creare spazio ai giovani che meritano». Lo juventino è piaciuto a Spalletti per la personalità con cui è entrato contro la Croazia nel momento della disperazione. La faccia scura di Jorginho, che si accomoderà in panchina, è la conferma della decisione presa dal tecnico azzurro. Gli esterni dovrebbero essere Chiesa e El Shaarawy, anche lui alla prima in questo Europeo. Il dubbio riguarda il centravanti. Prevista la staffetta tra Retegui e Scamacca «ma devo scegliere chi comincia la partita e chi la finisce». Entrambi sino adesso hanno deluso. All’Italia mancano i gol delle punte che sono ferme a zero. «Gianluca può farlo in qualsiasi momento, però deve dare più continuità all’interno della partita». E più che una critica sembra un’invocazione.
Tanti cambi, dunque. Cinque o sei rispetto alla Croazia. La speranza è che, al di là degli uomini, nel vecchio Olympiastadion che ci fa battere il cuore e dove l’Italia torna per la prima volta da quell’impresa, nasca una squadra nuova, libera (di testa), sicura e convincente. Spalletti se lo augura con tutto il cuore perché la promessa fatta agli italiani, che non è vincere il secondo Europeo di fila ma renderli orgogliosi, non è ancora stata mantenuta. «Per riuscirci occorre fare qualcosa di più», ammette Luciano senza reticenze. Insomma, bisogna crescere e bisogna farlo adesso. «La qualificazione è stata fortunata ma anche meritata perché ottenuta in un girone complicato, il più difficile. Ora mi aspetto di vedere la squadra più sciolta. Non siamo stati capaci di esprimerci al nostro livello, quello che abbiamo fatto vedere è poco per le nostre ambizioni».
La Svizzera alla bolognese è tosta, organizzata e ha costruito un’identità forte, che noi non abbiamo. Una squadra cresciuta nel tempo, non quella che abbiamo travolto tre anni fa all’Europeo nè quella che, attraverso due pareggi drammatici, ci ha spedito al fatale playoff con la Macedonia, costringendoci a guardare in tv l’ultimo Mondiale. «Faremo di tutto per vincere contro un avversario scomodissimo. Se vogliamo arrivare ai quarti, e vogliamo arrivarci, sappiamo di dover vincere. Non ci sono calcoli da fare e mi aspetto una crescita di personalità». Spalletti ha usato tutte le armi per preparare gli azzurri, tattiche e psicologiche: «Buffon ci ha raccontato i suoi mille ricordi della finale 2006 e speriamo di averli assorbiti. Abbiamo questo confronto da onorare ed è una responsabilità in più». Lo è anche prendersi una rivincita sulla Nati «ma certi sentimenti vanno tradotti dentro la partita». Vedremo oggi se comincerà una storia nuova, magari esaltante. Dopo tante lune nere vogliamo un giorno da Italia vera.