Spalletti e la sfuriata: chi è la talpa dello spogliatoio

diAlessandro Bocci, inviato a Iserlhon

Il c.t. dell'Italia pensa che ci sia qualcuno che porti all'esterno patti e segreti. ha blindato il campo di allenamento con la security, cerca di dare una identità di gioco alla squadra

Nervoso alla meta. Lucio e ombre, le inquietudini di un allenatore che non riesce a godersi il momento, soffocato dalla tensione, indispettito dalla possibilità che, all’interno del gruppo, ci sia una talpa. Uno spione. L’Italia arriva agli ottavi senza sorrisi. La notizia, secondo il pensiero di Spalletti, non sarebbe il patto tra squadra e allenatore, anche perché la storia del calcio ne è piena, ma che qualcuno racconti cosa succede all’interno del sacro ritiro. La segretezza ossessiona il tecnico azzurro. Luciano è maniaco del controllo e della riservatezza.

Il fortino con la security

Il campo di Iserlohn, dove gli azzurri si allenano ogni giorno, è stato trasformato in una specie di fortino, riparato con teloni e custodito da una serie di addetti della security che proteggono il lavoro. L’avvicinamento alla decisiva sfida con la Croazia è stato più laborioso del solito. Spalletti ha provato una squadra alla vigilia e ne ha scelta un’altra, differente negli uomini (tre) e anche nell’atteggiamento tattico. La svolta, rispetto alla Spagna, è stata evidente. E magari beneaugurante. Ma insolita e poco lineare rispetto alle abitudini consolidate. Come quella di dare la formazione al gruppo solo all’ultimo momento, nella riunione tecnica prima di andare allo stadio.

La diplomazia di Gravina

La domanda sul presunto patto di spogliatoio ha scatenato il c.t. «Patto per gli altri o per noi?» si è domandato. Il battibecco con l’inviato di una radio nazionale, davanti agli occhi dei federali, guidati dal presidente Gravina, ancora felice per il pareggio-qualificazione e lo scampato pericolo, ha aumentato la tensione nella pancia dello stadio di Lipsia. È stato lo stesso Spalletti a dare forza all’idea che qualcuno, all’interno del quartiere generale azzurro, non mantenga i segreti: «C’è un ambiente esterno e uno interno, se uno dall’interno racconta le cose che succedono dentro, fa male alla Nazionale». Più chiaro di così, l’uomo di Certaldo non poteva essere. La serata è stata lunga e difficile, in campo sino al pareggio arraffato all’ultimo respiro e nelle interviste, prima alle tv e poi in sala stampa. Spalletti, nonostante la qualificazione appena raggiunta in un girone tostissimo, si è presentato nervoso e sulla difensiva. Pensa che qualcuno lo tradisca e che venga messa in dubbio la sua autorevolezza davanti al gruppo.

La caccia alla talpa

Gravina è intervenuto con l’arte della diplomazia. Così il c.t., prima di salire sull’aereo con destinazione Dortmund (la squadra è arrivata a Iserlohn alle 4 del mattino), ha telefonato al giornalista con cui ha avuto lo screzio e si è scusato. Chissà se adesso partirà la caccia alla talpa, che potrebbe risultare inutile e portare via energie preziose.
Meglio concentrarsi sulla Svizzera, che ci ha allontanato dal Mondiale in Qatar. Ora contiamo di prenderci la rivincita. E speriamo che la rete capolavoro di Zaccagni sia servita a sbloccare la squadra, così come era successo trent’anni fa al Mondiale americano, quando Baggio aveva segnato con la Nigeria all’ultimo respiro, guidando l’Italia di Sacchi sino alla finale di Pasadena. Possiamo sperare che sia scattata la scintilla giusta.

L'Italia senza identità

Abbiamo un’anima, ma non l’identità. Spalletti la cerca, senza trovarla: ha tentato la via del gioco, attraverso il dominio e il possesso, poi quella della resilienza. Le critiche lo hanno infastidito, si sente sotto assedio. Ma tutto può cambiare in un lampo. C’è bisogno di lavorare e di una nuova serenità. La squadra, nonostante la qualificazione «meritatissima», come ha tenuto a sottolineare il tecnico, non gli è piaciuta: «Facciamo cose illogiche e troppo normali per il nostro livello». La crescita deve essere tecnica e psicologica perché la sua Nazionale ha mostrato una certa fragilità, colpa secondo Spalletti dell’attaccamento alla maglia che fa salire la pressione e della timidezza di chi, pensando al pareggio, ha pensato bene di limitare le iniziative «non si sa bene perché». Manca anche la sicurezza derivata dalla limitata esperienza internazionale. Chi ce l’ha, cavalca le partite senza un domani con un altro spirito. 

L’Italia contro la Croazia all’inizio era contratta e alla fine disperata. «Ci sono delle cose in cui bisogna mettere le mani», ha raccontato Luciano. Anche perché la Svizzera imbattuta vuole combinarci un altro brutto scherzo. Da oggi, dopo una giornata di vacanza per scaricare l’adrenalina, si torna sul campo. Ci aspettiamo di più dagli eroi di Wembley. Sinora ci ha tenuti in piedi Donnarumma, devono crescere Di Lorenzo, Jorginho, Chiesa, lo stesso Barella. E servono i gol dei centravanti. Spalletti dovrà preoccuparsi di sostituire Calafiori, la sua scoperta migliore. La prorompente discesa del bolognese nell’azione del pareggio vale come un gol, ma è squalificato e Bastoni avrà bisogno di un nuovo compagno. Mancini e Buongiorno si candidano.

26 giugno 2024

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