Luxottica e la settimana corta, Milleri applica l’idea di Del Vecchio: «Chi è felice lavora meglio»

Luxottica e la settimana corta, Milleri applica l'idea di Del Vecchio: «Chi è felice lavora meglio» Luxottica e la settimana corta, Milleri applica l’idea di Del Vecchio: «Chi è felice lavora meglio» Francesco Milleri

L’accordo che è stato sottoscritto ieri tra EssilorLuxottica e i sindacati confederali è destinato a influenzare profondamente le relazioni industriali italiane. Nel 2009 da Agordo partì il primo esperimento di welfare aziendale, ora è il turno dell’organizzazione del lavoro in fabbrica con il lancio della settimana corta sulle linee di produzione. Finora in Italia esiste un solo grande accordo per lavorare dal lunedì al giovedì e riguarda la maggiore banca (Intesa Sanpaolo) ma con la fabbrica è un’altra cosa. Operare sulle linee di montaggio è un lavoro che non si può portare a casa, non è remotizzabile. E intervenire togliendo un giorno di presenza non è solo aritmetica sindacale ma significa metter mano a tutti i fattori della produttività e all’utilizzo della flessibilità.

È questa l’ambizione dell’accordo che fa parte del contratto integrativo 2024-26 e riguarda i 15 mila dipendenti degli stabilimenti italiani (il cui salario medio è attorno a 2.500 euro).

Ma veniamo al merito. I lavoratori oggi hanno 31 giorni liberi tra ferie e permessi: in virtù dell’intesa il tempo fuori della fabbrica viene riorganizzato e i dipendenti potranno godere di 20 giorni di ferie, 6 di permessi a cui si vanno ad aggiungere 20 venerdì liberi durante l’anno. In totale 46 giorni e soprattutto 20 settimane in cui si lavora solo fino al giovedì sera. Il tutto avviene con retribuzione piena, adesione volontaria e una sperimentazione che inizia da mille persone, in tre anni ne coinvolgerà 8 mila e a regime interesserà tutte le fabbriche italiane.

Andranno via via a scomparire dunque anche i sabati lavorativi per straordinario (i picchi verranno affrontati usando qualche venerdì), il costo per l’azienda è di 3 milioni annui giudicati però ampiamente recuperabili grazie a incrementi di produttività, riduzione dell’assenteismo e quello che chiamano «ingaggio». Del resto Leonardo Del Vecchio era solito dire che «chi lavora felice in fabbrica lavora meglio». E EssilorLuxottica per facilitare questo processo ha deciso di cambiare l’organizzazione del lavoro eliminando i contratti a tempo determinato e progressivamente anche gli interinali. In sei anni sono stati stabilizzati 4.500 «precari» e solo in questa tornata dell’integrativo ci saranno 1.500 assunzioni a tempo indeterminato.

«Abbiamo pensato di sperimentare un nuovo modello organizzativo che privilegia stabilità e continuità lavorativa ma le coniuga con le necessità di flessibilità» dichiara Francesco Milleri, presidente e Ceo del gruppo. Il raggiungimento di questi obiettivi è dovuto anche a un atteggiamento maturo dei sindacati confederali che hanno messo al centro delle loro richieste proprio la conciliazione vita-lavoro, a testimonianza di quanto il Covid (e non solo) abbia profondamente cambiato modi di pensare e vecchie identità. «Le nostre fabbriche stanno cambiando, sono luoghi aperti. A cominciare dalla luce, l’ambientazione, il silenzio — continua Milleri —. Abbiamo immaginato una via in cui artigianalità e industria si armonizzano riconoscendo un ruolo centrale alla capacità del fare e alla passione delle nostre risorse. Solo puntando sull’eccellenza e su fattori come la formazione continua, l’innovazione di prodotto e la capacità di eseguire lavorazioni di alto artigianato potremo sostenere la crescita industriale del Paese. Una nuova organizzazione del lavoro come punto qualificante per decidere di produrre qui e non in Paesi con un costo del lavoro più basso».

Negli uffici del gruppo a giugno e luglio era stata già sperimentata la settimana di quattro giorni ma Milleri ha voluto che fosse estesa a tutti i dipendenti, anche chi non può fare smart working perché lavora sulle linee di montaggio. «Quello che vogliamo condividere con le nostre persone è il senso di una comunità che va oltre la fabbrica e abbraccia l’intera vita dei nostri collaboratori. È un nuovo modello di welfare e di lavoro che si adegua ai profondi cambiamenti della società e incontra i bisogni emergenti del nostro tempo», dice Milleri.

A questo proposito il contratto integrativo crea un nuovo Fondo Welfare per la conciliazione e rilancia iniziative come la staffetta generazionale e le ferie solidali, oltre l’impegno per il diritto allo studio dei figli. «Stiamo innalzando la qualità dei nostri prodotti made in Italy e per farlo abbiamo bisogno di impegno e professionalità sempre maggiori da parte delle nostre persone — continua Milleri —. In questo percorso, è per noi importante riconoscere sia economicamente sia attraverso la qualità della vita, in fabbrica e fuori, il valore del loro contributo. È una storia di successo iniziata da Leonardo Del Vecchio che vogliamo continui».

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