Lavoratori dello spettacolo, 100 milioni per l’indennità di discontinuità. La Cgil: «Insufficiente»

Lavoratori dello spettacolo, 100 milioni per l'indennità di discontinuità. La Cgil: «Insufficiente» Lavoratori dello spettacolo, 100 milioni per l’indennità di discontinuità. La Cgil: «Insufficiente»

«La fortissima sottovalutazione del governo della specificità del mondo dello Spettacolo emerge chiaramente dall’ultima misura adottata». A dirlo è la segretaria nazionale Slc-Cgil Sabina Di Marco che, in occasione dell’iniziativa «Spettacolo: la giusta riforma, adesso!», ha bocciato il provvedimento varato tre giorni fa dal Consiglio dei ministri sull’indennità di discontinuità. Il testo approvato, per Di Marco, ha assunto «una forma molto distante da ciò che, a partire dal fermo imposto dalla pandemia, i lavoratori reputano irrinunciabile».

Mazzi: «100 milioni di indennità per il 2023»

L’indennità di discontinuità per tutti i lavoratori del settore sarà attiva a partire dal 1° gennaio 2024. Mentre sarà abrogata l’attuale indennità Alas riservata ai lavoratori autonomi. La copertura finanziaria prevista è di 100 milioni di euro per il 2023, 46 milioni per il 2024, 48 milioni per il 2025 e 40 milioni annui a decorrere dal 2026. Si tratta di un «provvedimento strutturale e continuativo mai realizzato prima», secondo il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi La misura «in riferimento al 2023, prevede uno stanziamento di 100 milioni di euro e punte massime di contributi pari a 4 mila euro per lavoratore. Stiamo attendendo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, occorrerà poi affrettarsi a presentare le domande entro il prossimo 15 dicembre 2023», ha aggiunto Mazzi. «A 20.600 lavoratori, con un reddito inferiore a 25 mila euro, arriverà un contributo medio di 1500 euro con punte fino a 2200 euro. In fase di prima applicazione l’importo arriverà a 4mila euro, per dare un deciso impulso all’istituto. A questi benefici si aggiungeranno i vantaggi pensionistici e previdenziali con una contribuzione figurativa da parte dell’Inps a favore degli stessi lavoratori», ha spiegato il sottosegretario.

Le richieste del sindacato

Ma la misura non convince i lavoratori dello spettacolo. Dal parterre dell’iniziativa organizzata dalla Cgil arriva la richiesta di ascoltare le ragioni del lavoro nello spettacolo, evitando di intervenire in modo «insufficiente e approssimativo». Per Slc-Cgil «lo spettacolo va inteso come sistema e, in quanto tale, deve prevedere gli strumenti necessari a dare risposte a: individuazione oggettiva della composizione della platea, emersione dal nero, formazione riconosciuta, parametri coerenti ai fini della previdenza».

«L’ideologia secondo cui ‘basta il mercato’ ha fatto il suo tempo – ha affermato Fabrizio Solari, segretario generale Slc-Cgil – Il mondo interconnesso in cui viviamo sta rivoluzionando tutte le professioni, comprese quelle dello spettacolo e della cultura. Non si può sfuggire a un’adeguata regolamentazione, pena condannare il sistema Italia alla marginalità». A chiudere i lavori è stato l’intervento di Maurizio Landini, segretario generale Cgil, che ha posto l’accento sulla stretta relazione che lega le lotte del lavoro e il mondo della cultura. «Un legame che, dal dopoguerra a oggi – ha detto Landini – ha assicurato al Paese una forte crescita sociale e civile, motivata dall’obiettivo comune di trasformare il modello economico e i rapporti tra le persone».

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